Il cuore greco di Kyriaki Boulasidou – Intervista
Filotimo. Una parola greca intraducibile con una sola espressione. Indica l’onore, l’orgoglio, la generosità profonda e gratuita. Chi ha filotimo si rende utile per la comunità, non per vantaggio personale, ma per una forma di rispetto e amore verso gli altri. Ed è proprio questa parola, che non esiste in italiano ma dovrebbe, a cui si ispira Kyriaki Boulasidou, cuore greco e spirito italiano, oggi di nuovo alla guida dell’Ente Ellenico per il Turismo in Italia. Continue reading Il cuore greco di Kyriaki Boulasidou – Intervista at L'Agenzia di Viaggi Magazine.


Filotimo. Una parola greca intraducibile con una sola espressione. Indica l’onore, l’orgoglio, la generosità profonda e gratuita. Chi ha filotimo si rende utile per la comunità, non per vantaggio personale, ma per una forma di rispetto e amore verso gli altri.
Ed è proprio questa parola, che non esiste in italiano ma dovrebbe, a cui si ispira Kyriaki Boulasidou, cuore greco e spirito italiano, oggi di nuovo alla guida dell’Ente Ellenico per il Turismo in Italia.
Questo atteggiamento, solido e appassionato, che l’ha portata prima a lavorare per il Dipartimento del Turismo greco e poi a rappresentare il Paese in Italia. Oggi vive tra Milano e Roma, incastrando fiere, eventi e appuntamenti B2B. Ma appena può vola verso est.
Dopo tanti anni in giro per il mondo, è bello tornare anche alle origini. C’è un rito a cui non può rinunciare?
«Appena arrivo ad Atene, dove sono cresciuta e dove vive ancora tutta la mia famiglia, mi rifugio in uno dei miei posti preferiti. A due passi sotto l’Acropoli c’è una zona che si chiama Anafiotika, che prende il nome dagli artigiani provenienti dalle Cicladi, in particolare da Anafi. Arrivarono nella Capitale per costruire il Palazzo del Re e, nel frattempo, si costruirono da soli delle casette nel cuore della città, con lo stesso stile delle loro isole. Sono rimaste lì, come un angolo sospeso nel tempo. Io vado li, mi siedo verso il sole e sorseggio il mio caffè. Sei in pieno centro ad Atene e ti sembra di vivere la quiete di un’isola lontana».
Un legame molto forte…
«Sì, direi che la Grecia per me è puro ossigeno. Ogni volta che posso, scappo lì. E non parlo solo delle isole più famose: anche la terraferma offre esperienze straordinarie. Penso ad esempio alla Penisola Calcidica, ancora poco nota, alla riviera Attica o anche alcune zone del Peloponneso, la penisola bagnata dallo Ionio e dall’Egeo. Alcune isole soffrono di overtourism è vero, ma ci sono ancora tantissime piccole città da scoprire. Io stessa, con un gruppo di amici, una volta mi sono persa nei pressi di Olimpia e abbiamo scoperto spiagge isolate, taverne frequentate solo dai locali. È in quei luoghi che capisci davvero cos’è l’autenticità».
Qual è il suo luogo del cuore?
«Forse Capo Sunio. Si trova a circa 50 chilometri dalla Capitale, ci arrivi in tram. Le spiagge sono bellissime e il mare è cristallino. Da questo promontorio la leggenda narra che Egeo, re di Atene, si sarebbe gettato in mare. Da qui proviene il nome del Mar Egeo. E sempre in questo luogo si trova il Tempio di Poseidone, a picco sul mare. Faccio spesso il bagno lì. È un luogo che ti riconnette con la bellezza, con la mitologia e con la storia. Ogni pietra racconta qualcosa».
Cosa consiglierebbe a chi visita la Grecia per la prima volta?
«Di perdersi. Di uscire dai resort, dai circuiti turistici e sedersi in una taverna dove mangiano i greci. Assaggiare un’insalata con i pomodori appena raccolti, il pane ancora caldo, gustare l’ottimo olio locale. Insomma, vivere e conoscere i villaggi. E poi scegliere in base ai propri interessi: il Paese ha davvero tutto. Cultura per chi cerca ispirazione, mare per le famiglie, resort di lusso. I giovani a cui piace la nightlife preferiranno mete alla moda come Mykonos, Ios, Paros, mentre le coppie in cerca di romanticismo opteranno per Santorini. Il bello è che ognuno può costruirsi una vacanza su misura».
E cosa invece sconsiglierebbe?
«Di restare chiusi in sé stessi. Chi arriva con il “muso lungo”, cercando solo le comodità di un resort internazionale senza voler capire il luogo in cui si trova, non coglie il senso del viaggio. La Grecia va vissuta con apertura, con lentezza. Solo così ti entra nel cuore».
C’è un piatto che bisogna assolutamente provare?
«Su questo punto c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Non solo i classici souvlaki o la moussaka. Le origini della cucina greca sono antichissime, tanto che i nostri cuochi erano molto richiesti anche ell’antica Roma. Ci sono le tomatokeftedes, le crocchette di Santorini, gli spanakopita, involtini ripieni di spinaci e feta, ma soprattutto i fantastici piatti di pesce fresco e le insalate di polpo. Ogni regione custodisce una ricetta che si tramanda di generazione in generazione».
Cosa ha di speciale il popolo greco?
«Il cuore. I greci hanno un cuore enorme. Ti fanno sentire a casa, ti aprono la porta senza chiederti nulla in cambio. È qui che entra in gioco il filotimo. È un valore che permea ogni gesto, anche il più semplice. È qualcosa che non si impara, si trasmette. Come il calore di una nonna che ti prepara da mangiare senza chiederti se hai fame».
Agli italiani che scelgono le destinazioni elleniche senti ripetere spesso “una faccia, una razza”. È davvero cosi?
«Diciamo che ogni Paese ha i suoi pro e contro (ride). È vero che gli italiani che arrivano da noi si trovano subito bene. Abbiamo tanti tratti in comune. Io adoro l’Italia, ci vivo dal 2013 e mi sono sempre sentita accolta. È un amore reciproco. La cultura italiana ha sensibilità per il bello, per il gusto, per le relazioni. E in Grecia tutto questo trova un’eco naturale».
C’è un momento della sua carriera che l’ha particolarmente emozionata?
«Sì, tanti. Ogni mercato ha una sua anima. All’Italia sono legata in maniera speciale, posso dire che mi sento a casa e sono felice di essere ritornata. In questi ultimi anni ho seguito la promozione turistica nei Paesi Bassi. Una realtà completamente diversa. Gli olandesi sono molto precisi, pensano alle vacanze già dopo Natale. Impiegano molto l’advanced booking, pianificano tutto. Lì ho imparato l’importanza del tempo, di come ogni popolo guardi il mondo in modo diverso. Promuovere la Grecia lì mi ha aiutata a conoscere il Paese con altri occhi».
Ha mai avuto la sensazione che qualcosa non funzionasse?
«Certo, non tutto va sempre come previsto. Ci sono state iniziative che magari non hanno avuto il successo che speravamo. Ma ogni ostacolo è un insegnamento. Come ripeto spesso: “Mai dire non ce la faccio”, anche perché ogni tentativo è un passo avanti».
Parla cinque lingue. Quanto conta nel turismo?
«Moltissimo. Non solo per comunicare, quanto per capire. Parlare una lingua ti permette di entrare nella testa di un popolo, di capirne priorità e sfumature. Solo così puoi davvero promuovere una destinazione. Per questo studio sempre: non è mai solo marketing, è empatia».
La Grecia in una sola parola?
«Mare. È simbolo di apertura, di orizzonte, di viaggio. In Grecia il mare è ovunque, anche dove non lo vedi: lo senti nei profumi, nel vento, nelle storie. È qualcosa che ti resta dentro, come un richiamo costante alla libertà».