Il corteo di Milano. La tensione con i pro Pal. Poi la festa in piazza Duomo
I manifestanti contestano la Brigata ebraica, ma alla fine c’è l’accordo . Il sindaco Sala attacca il governo: Bergoglio? Si era definito partigiano.

e Nicola Palma
"Una bellissima giornata partecipata e pacifica", il sigillo del presidente provinciale dell’Anpi Primo Minelli. Ormai sono quasi le 18, e l’ultimo spezzone del corteo dei 90mila deve ancora approdare in piazza Duomo. Eppure il 25 aprile milanese non era iniziato nel migliore dei modi, agitato dalla pretesa dei Giovani palestinesi di conquistare la testa "come espressione attuale della Resistenza".
Alle 11.30, circa duecento tra pro Pal, anarchici e Carc sono già a Palestro, due ore e mezza prima dell’orario programmato per il concentramento ufficiale: "Fuori i sionisti", lo slogan anti Brigata ebraica. L’obiettivo: stare davanti a tutti. Poco dopo le 13, parte una lunga trattativa con i rappresentanti dell’Anpi e i funzionari di Digos e ordine pubblico, con agenti e carabinieri in tenuta antisommossa schierati sui marciapiedi. Alla fine si trova un compromesso: la pattuglia d’avanguardia di pro Pal (il resto era in coda, tra loro anche Ghali) e antagonisti si farà da parte per lasciar passare Anpi, sindacati e partiti, in cambio di una decina di bandiere nella parte iniziale del corteo. Così accade, ma l’accordo viene inizialmente violato: dopo il passaggio dei vessilli delle associazioni di partigiani ed ex deportati, i filopalestinesi rioccupano corso Venezia e iniziano ad avanzare, anche se poi il loro furgone (a bordo l’ex Br Paolo Maurizio Ferrari) sfila gradualmente verso il fondo e il numero di persone si assottiglia a poche decine a San Babila.
A quel punto, però, la Brigata ebraica, che attende in una via laterale, deve entrare prima del previsto, "scortata" da forze dell’ordine e City Angels. Volano insulti da parte di alcuni contestatori rimasti davanti e collocati in diversi punti del percorso, tenuti a distanza di sicurezza dalla polizia: "Vergogna, assassini, Netanyahu terrorista". Dall’altra sponda non mancano le repliche, con frasi come "Fuori gli ostaggi" o "La Palestina non esiste". Schermaglie che non impediscono alla manifestazione di proseguire senza intoppi. In piazza Duomo è pronto il palco per i discorsi conclusivi, in cui viene ricordato Papa Francesco. Minelli esprime "profonda tristezza" per la sua morte. Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ricorda il ponefice con una aneddoto: "Quando l’abbiamo incontrato come Cgil eravamo più di 5mila persone: ci ha invitato a dare voce a chi non ce l’ha e ci ha detto di fare rumore e di combattere le disuguaglianze". Landini, subito dopo, rispedisce al mittente l’invito lanciato dal ministro per la Protezione civile Nello Musumeci ("tutte le cerimonie sono consentite, ma con sobrietà") dopo la morte di Papa Francesco e in vista del 25 aprile: "A noi di lezioni sulla democrazia non ce ne deve fare nessuno. Glielo diciamo con la sobrietà necessaria: la democrazia e la libertà esistono in questo Paese grazie agli antifascisti".
È il turno del sindaco Giuseppe Sala, tra i più contestati dai giovani palestinesi in piazza Duomo: "Vorrei ricordare a tutti, a chi ascolta con piacere e a chi non ha voglia di ascoltare, che questo Papa si è definito partigiano. Lo ha fatto nel luglio 2013 a Lampedusa, dove tre mesi prima erano morti 368 migranti". Il primo cittadino, poi, attacca la destra al Governo: "Sentiamo parlare di patrioti. Ma di quale patria parlano? Le patrie della divisione e del “vengo prima io“. Piccole patrie contro il sogno di una grande comunità, l’Europa della fratellanza e della sorellanza. Valori che sono sotto attacco".
Presenti anche i vertici del centrosinistra, dalla segretaria del Pd Elly Schlein a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Avs. Schlein si pone l’obiettivo di "continuare ad attuare la nostra meravigliosa Costituzione, che è ancora il nostro faro e va attuata fino in fondo. Viva l’Italia antifascista".