Il Caab, esempio di comunità: "Abbiamo aperto le porte a famiglie e associazioni"
Il presidente Marcatili illustra le sfide future del Centro AgroAlimentare di Bologna "Con il Pnrr ci siamo aggiudicati un bando da 10 milioni per rinnovare le strutture".

Nel cuore della food valley emiliana, il Caab – Centro AgroAlimentare di Bologna – non è soltanto un luogo di passaggio dell’ortofrutta, ma sempre di più va trasformandosi in una piattaforma evoluta per l’innovazione sostenibile, la formazione, la valorizzazione del lavoro e il dialogo tra pubblico e privato nell’ambito dell’agroalimentare di qualità. Un luogo di sintesi, ecosistema che tiene insieme la piattaforma pubblica, che fa capo al Comune di Bologna, e le imprese del commercio all’ingrosso di ortofrutta, attive nel Centro. Marco Marcatili, economista e manager, che si avvia alla conclusione il terzo anno di mandato da presidente del Centro.
Presidente Marcatili, tre anni alla guida del Caab. Se dovesse sintetizzare l’identità che avete costruito, quale parola sceglierebbe?
"Comunità è la parola chiave. Abbiamo cercato da subito di superare la logica della mera piattaforma logistica per far emergere il Caab come ecosistema pubblico-privato, in cui imprese, istituzioni, lavoratori e cittadini si riconoscono in un’identità condivisa. Abbiamo dato vita ad un sistema di confronto e coprogettazione che tiene insieme Caab e imprese private qui operanti, 15 realtà d’eccellenza nella commercializzazione dell’ortofrutta all’ingrosso. Abbiamo rafforzato la Commissione di mercato e dato vita a task force operative, valorizzando il ruolo del commerciante all’ingrosso in quanto soggetto responsabile di selezionare le produzioni di qualità. Si sono messe le premesse per superare la logica delle controparti, per dare vita a una vera alleanza pubblico-privata".
Caab porta Bologna nel nome, ma il sondaggio promosso all’inizio del suo mandato dimostrava che i bolognesi ne conoscono poco la funzione e il ruolo. Come avete affrontato il tema?
"Abbiamo scelto di parlare con la città, non solo alla città. Questo ha significato aprire il mercato ai cittadini, alle scuole, al terzo settore e avviare o rafforzare le collaborazioni con realtà ad elevato impatto sociale. Le iniziative con studenti e genitori, realizzate grazie ad Ant, sui temi dell’educazione alimentare, hanno promosso il cibo come cultura, salute e sostenibilità. Sempre nella logica di innovare il rapporto con il territorio, con il partner logistico Torello, abbiamo avviato Caab Fresh, servizio di delivery a temperatura controllata, che cambia radicalmente il paradigma logistico del mercato: finora i commercianti al dettaglio hanno dovuto acquistare direttamente da noi. Ora è possibile ordinare frutta e verdura e ricevere la consegna direttamente in negozio (centro storico escluso). Raggiungiamo non solo Bologna, ma anche Modena e Ferrara. Non a caso, ripetendo il questionario, abbiamo visto il miglioramento del grado di consapevolezza dei cittadini. Sostenibilità è un termine spesso abusato. Per Caab cosa significa?
"Il nostro impegno si esprime in tanti modi: dal circuito della solidarietà attraverso cui si raccoglie il prodotto invenduto perché raggiunga le famiglie in difficoltà economica fino al grande impianto di pannelli solari sul tetto, che assicura l’autosufficienza energetica alla struttura. Con il Pnrr, ci siamo aggiudicati un bando da 10 milioni di euro per rinnovare le strutture, con un’ottica di efficienza energetica e innovazione. A brevissimo, le prime messe in opera". Esiste poi una prospettiva generazionale. Cos’è Caab Forward?
"Le nuove generazioni sono il vero patrimonio del Centro. Con Caab Forward abbiamo riunito giovani imprenditori e dirigenti per progettare insieme una visione condivisa e orientata. Da qui è nata Caab Academy – Alimentare, primo esempio di Academy pubblico-privata dedicata alla formazione professionale nel settore agroalimentare, in partnership con Ifoa e Ial Emilia-Romagna. Il progetto si integra con i servizi di recruitment in collaborazione con Lavoropiù, perché lavorare al Caab significa anche garantire qualità, legalità, dignità e crescita professionale, come abbiamo messo nero su bianco, l’anno scorso, con un protocollo dedicato, sottoscritto da tutte le aziende operative in piattaforma. Caab è un mercato notturno: sappiamo che lavorare di notte non è semplice, serviva un patto nuovo, fondato sulla valorizzazione delle persone".
Come si colloca il Caab nel panorama nazionale e internazionale oggi?
"Ci siamo mossi in due direzioni. A livello di territorio, abbiamo contribuito alla creazione di Emilia-Romagna Mercati, una rete d’imprese che tiene insieme i Centri agroalimentari di Rimini, Parma e Cesena, sostenuta dalla Regione, per rafforzare i percorsi di internazionalizzazione. A livello internazionale, grazie anche alla Camera di Commercio Italo-Emiratina, abbiamo aperto uffici di rappresentanza ad Abu Dhabi, portando il nostro know-how e la nostra qualità ortofrutticola all’estero. Con Caab Forward stiamo costruendo relazioni con i Centri italiani che sono più avanti quanto a filiere internazionali, nella prospettiva di aprire alle nostre imprese una via verso i mercati esteri, dove c’è domanda di produzioni agroalimentari italiane di qualità".