I dazi Usa potrebbero colpire più Boeing che Airbus
In vigore le prime tariffe imposte da Washington dal 10% a quasi il 50%, ma in campo aerospaziale la guerra commerciale danneggerebbe Boeing più di Airbus. Il ceo del produttore statunitense teme infatti che possa danneggiare le sue esportazioni

In vigore le prime tariffe imposte da Washington dal 10% a quasi il 50%, ma in campo aerospaziale la guerra commerciale danneggerebbe Boeing più di Airbus. Il ceo del produttore statunitense teme infatti che possa danneggiare le sue esportazioni
La guerra a colpi di dazi innescata da Trump potrebbe sferzare più colpi all’americana Boeing che all’europea Airbus.
Il 12 marzo il presidente degli Stati Uniti ha già imposto nuovi dazi del 25% su acciaio e alluminio, con un impatto su alcune delle migliaia di componenti che compongono un aereo e da oggi sono in vigore le prime tariffe imposte da Washington dal 10% a quasi il 50%.
Il settore dell’aviazione, che fa molto affidamento sulle catene di fornitura internazionali, sarà danneggiato, ma Boeing avrà più difficoltà a trasferire eventuali aumenti di prezzo rispetto ad Airbus, e rischia anche di perdere terreno nel mercato cinese in rapida crescita, osservava il mese scorso Politico.
Proprio ieri Kelly Ortberg, ceo di Boeing, ha affermato di essere preoccupato che le nuove tariffe statunitensi possano causare un’escalation della guerra commerciale che metterebbe a repentaglio le esportazioni del produttore di jet. Il gigante aerospaziale esporta circa l’80% degli aerei commerciali che costruisce.
Senza dimenticare che per Boeing, i dazi arriverebbero in un momento difficile. Dal disastroso inizio 2024 con lo scoppio del portellone del 737 Max 9 durante il volo 1282 dell’Alaska Airlines, il produttore di aerei americano è sotto esame delle autorità (Boeing sta affrontando le indagini del Dipartimento di Giustizia e della Faa) e sta perdendo un sacco di soldi e la fiducia dei consumatori nel frattempo. Dopo mesi di turbolenze, tra cui uno sciopero di quasi due mesi, l’azienda ha costantemente aumentato la produzione del Max, il suo jet più venduto, e di altri aerei. Ma i dazi potrebbero danneggiare le aziende che la riforniscono e altri produttori aerospaziali. L’alluminio costituisce circa tre quarti del contenuto del Max. L’acciaio rappresenta una quota molto più piccola ma comunque sostanziale, ricorda il Nyt.
Tutti i dettagli.
LA POSIZIONE DI BOEING
“Il libero scambio è molto importante per noi”, ha replicato il ceo di Boeing Ortberg ieri alla domanda riguardo le tariffe durante un’udienza del Senato sulla sicurezza, riporta il Wall Street Journal. “Siamo davvero il tipo ideale di azienda di esportazione, dove stiamo… creando posti di lavoro negli Stati Uniti, posti di lavoro statunitensi a lungo termine e di alto valore”, ha aggiunto Ortberg. “È così importante che continuiamo ad avere accesso a quel mercato e non ci troviamo in una situazione in cui alcuni mercati ci vengono chiusi”.
Ortberg aveva precedentemente affermato che Boeing si aspetta un impatto finanziario limitato sui dazi già annunciati perché la maggior parte della spesa di Boeing è all’interno degli Stati Uniti, ma che è preoccupato per le ricadute sulla catena di fornitura tesa dell’azienda, segnala il Journal.
IL COMMENTO DEGLI ESPERTI
“È probabile che Boeing assorba questi costi aggiuntivi per i materiali, portando a maggiori spese di produzione e margini di profitto ridotti per aeromobile”, ha affermato Wouter Dewulf, economista del trasporto aereo presso l’Università di Anversa, ripreso da Politico.
“La vittima più grande sarà probabilmente Boeing… soprattutto perché le quattro maggiori compagnie aeree cinesi, tutte possedute in maggioranza da vari livelli del governo cinese, probabilmente sposteranno la loro attenzione sugli aerei prodotti a livello nazionale (Comac) e su Airbus”, ha aggiunto Dewulf.
L’esperto aerospaziale Jerrold Lundquist ha sollevato le stesse questioni, osservando che “un Boeing 737 ha circa 2.000 parti provenienti da 700 fornitori separati”, riporta ancora la testata.
“Accordi commerciali durati decenni hanno consentito un solido commercio di aviazione civile e difesa che ha portato a un saldo commerciale positivo alle stelle negli ultimi 40 anni, rendendo l’aerospaziale e la difesa il più grande settore esportatore americano”, ha spiegato a Politico Dak Hardwick, vicepresidente degli affari internazionali presso la U.S. Aerospace Industries Association.
ATTENZIONE ALLE CATENE DI FORNITURA
Come rileva il New York Times, i dazi su alluminio e acciaio, due delle materie prime più importanti utilizzate negli aeromobili, dovrebbero aumentare i costi di produzione. Ma l’industria è molto più preoccupata dai dazi che potrebbero entrare in vigore sui beni provenienti da Canada e Messico (per ora esenti dai dazi reciproci ma soggetti ai dazi selettivi del 25% su alcuni beni già annunciati nei giorni scorsi), il che potrebbe interrompere la catena di fornitura nordamericana altamente integrata.
“Questi dazi sono particolarmente rischiosi per un’industria come quella aerospaziale che è stata esente da dazi per decenni”, ha affermato al Nyt Bruce Hirsh, esperto di politica commerciale presso Capitol Counsel, una società di lobbying di Washington, che ha clienti aerospaziali. “I componenti arrivano da ogni dove”.