Guida al voto di sui risarcimenti nelle piccole imprese
Al Referendum dell'8-9 giugno si vota per i risarcimenti sui licenziamenti nelle piccole imprese: guida alle regole e alle conseguenze dell'abrogazione.

Nelle giornate dell’8 e 9 giugno 2025, i cittadini italiani sono chiamati a consultazione popolare. Al referendum si votano cinque quesiti abrogativi, esprimendo la propria volontà riguardo l’abolizione, totale o parziale, di norme vigenti riguardanti lavoro e cittadinanza.
Il primo quesito propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale necessario per richiedere la cittadinanza italiana da parte di cittadini extracomunitari. Gli altri quattro, promossi dalla CGIL, mirano a modificare disposizioni del Jobs Act: ripristinare il reintegro per licenziamenti illegittimi, eliminare il tetto alle indennità nelle piccole imprese, semplificare le regole sui contratti a termine e reintrodurre la responsabilità solidale del committente negli appalti.
Concentriamoci ora sul quesito che riguarda direttamente le tutele per i lavoratori delle piccole imprese in caso di licenziamento illegittimo, analizzando l’attuale norma e le conseguenze di un eventuale vittoria del “Sì”.
Il quesito referendario sui licenziamenti nelle piccole imprese
Uno dei quesiti referendari su cui sarà chiesto di esprimersi riguarda la disciplina dei licenziamenti individuali nelle aziende di dimensioni ridotte (fino a 15 dipendenti). Questo quesito punta ad una abrogazione parziale dell’articolo 8 della Legge n. 604/96 con l’obiettivo di eliminare il tetto massimo di 6 mensilità al risarcimento attualmente previsto per i lavoratori ingiustamente licenziati in queste aziende.
Testo sulla scheda: Piccole imprese – licenziamenti e relativa indennità: abrogazione parziale.
La normativa attuale per le piccole imprese
La norma di riferimento è l’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604, “Norme sui licenziamenti individuali”, nel testo sostituito dall’articolo 2, comma 3, della legge 11 maggio 1990, n. 108. Questa disposizione si applica ai lavoratori dipendenti da datori di lavoro che non superano determinate soglie dimensionali (generalmente, fino a 15 dipendenti nella singola unità produttiva, o altri limiti specifici), definiti “sotto soglia”.
Attualmente, per i lavoratori in queste piccole imprese, in caso di licenziamento illegittimo (ovvero, quando il giudice accerta che mancano i presupposti per la giusta causa o il giustificato motivo), il datore di lavoro ha due opzioni:
- riassumere il lavoratore entro tre giorni,
- risarcire il danno versando un’indennità.
La legge attuale fissa i limiti per questa indennità, prevedendo un importo minimo di 2,5 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto e un importo massimo di 6 mensilità. È inoltre previsto che l’indennità massima possa essere aumentata fino a 10 mensilità per anzianità superiore a dieci anni e fino a 14 mensilità per anzianità superiore a venti anni, ma solo se alle dipendenze di un datore di lavoro che occupi, in totale, più di quindici prestatori di lavoro.
È importante notare che la disciplina introdotta dal Jobs Act (Decreto Legislativo n. 23/2015), con il contratto a tutele crescenti, ha modificato le tutele per i lavoratori assunti a partire dal 7 marzo 2015. Tuttavia, questo referendum interviene specificamente sull’articolo 8 della legge 604/1966, che disciplina le tutele per i datori di lavoro sotto una certa soglia dimensionale, applicandosi ratione temporis ai lavoratori assunti prima del 7 marzo 2015 nelle piccole imprese.
Cosa significa votare “Sì”
Il quesito referendario chiede l’abrogazione parziale dell’articolo 8 della legge 604/1966. Votare “Sì” significa votare per l’abrogazione delle parole che stabiliscono:
- il limite massimo di 6 mensilità per l’indennità (“compreso tra un”, “ed un massimo di 6”);
- la possibilità di maggiorare l’indennità massima (fino a 10 o 14 mensilità) per i lavoratori con maggiore anzianità, ma solo se dipendenti da datori di lavoro che occupano, in totale, più di quindici prestatori di lavoro.
Cosa cambia se passa il “Sì”
L’esito di un’eventuale vittoria del “Sì”, come esplicitato dalla Corte Costituzionale, sarebbe:
- Il mantenimento del limite minimo dell’indennità, pari a 2,5 mensilità.
- La soppressione del limite massimo di 6 mensilità per le piccole imprese.
- La soppressione della specifica previsione di maggiorazione dell’indennità massima per anzianità, applicabile solo nelle aziende di dimensioni maggiori.
- L’ampliamento dell’ambito di valutazione rimesso al giudice. Senza il tetto massimo, il giudice potrebbe determinare l’importo dell’indennità (oltre il minimo) tenendo conto di vari fattori, quali il numero di dipendenti, le dimensioni dell’impresa, l’anzianità del lavoratore, il comportamento e le condizioni delle parti. Secondo i promotori, ciò permetterebbe al giudice di stabilire il risarcimento senza le limitazioni attuali.
In sostanza, con un vittoria del “Sì” verrebbe rimosso il limite massimo all’indennità risarcitoria per i lavoratori licenziati illegittimamente nelle piccole imprese, concedendo al giudice una maggiore discrezionalità nel fissare l’importo oltre il minimo legale e verrebbe eliminata anche la maggiorazione per anzianità per i dipendenti di aziende sopra soglia, ora inclusa nello stesso comma.
Cosa succede se vince il “No”
Se prevale il “No”, la normativa attuale rimane in vigore, mantenendo il tetto massimo di sei mensilità per l’indennizzo in caso di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese.
Gli altri quesiti referendari del 2025
Oltre a quello sulle piccole imprese, altri quattro quesiti referendari sono stati ammessi dalla Corte Costituzionale. Quattro dei cinque quesiti riguardano il mondo del lavoro, promossi dalla Cgil:
- Un quesito mira all’abrogazione dell’intero decreto legislativo 23/2015, noto come “Jobs Act” o “contratto a tutele crescenti“, che ha modificato le regole sui licenziamenti per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015. L’obiettivo è ripristinare, per tutti i lavoratori assunti a tempo indeterminato in aziende sopra i 15 dipendenti, le tutele previste dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
- Il quesito sulle piccole imprese, discusso in dettaglio sopra, riguarda le regole sui licenziamenti nelle aziende fino a 15 dipendenti.
- Un quesito si propone di ripristinare l’obbligo di prevedere specifiche causali per i contratti di lavoro a tempo determinato, intervenendo sull’articolo 19 del D.Lgs. 81/2015. L’obiettivo è limitare il ricorso al lavoro temporaneo senza giustificazione.
- Un quesito riguarda la responsabilità solidale in caso di infortuni sul lavoro, mirando ad abrogare la limitazione della responsabilità dell’imprenditore committente per i danni derivanti da rischi specifici dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici, come previsto dall’articolo 26, comma 4, del D.Lgs. 81/2008.
Il quinto quesito ammesso non è in materia di lavoro e riguarda il dimezzamento dei tempi di residenza legale in Italia (da dieci a cinque anni) per gli stranieri extracomunitari maggiorenni ai fini della richiesta di cittadinanza italiana, attraverso l’abrogazione parziale dell’articolo 9 della legge 91/1992.
Date e orari del voto
Una novità introdotta da un recente decreto-legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 13 marzo 2025 stabilisce che il voto per le consultazioni referendarie del 2025 si svolgerà su due giorni.
Le urne saranno aperte domenica 8 giugno, dalle 7 alle 23, e lunedì 9 giugno, dalle 7 alle 15. . Per la validità del referendum, è necessario che partecipi almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto.
Questa modalità deroga alla consueta disciplina che prevedeva il voto nella sola giornata di domenica. L’obiettivo di questa estensione è quello di facilitare la partecipazione dei cittadini. Il Ministro dell’interno ha comunicato l’intenzione di abbinare i referendum con l’eventuale secondo turno delle elezioni amministrative, previsto proprio per l’8 e 9 giugno, per conciliare l’ampia partecipazione con le necessità legate alla continuità didattica nelle scuole utilizzate come seggi elettorali.
Altre disposizioni urgenti per le consultazioni del 2025
Lo stesso decreto-legge che disciplina le consultazioni elettorali e referendarie del 2025 introduce anche altre misure urgenti:
- Viene prevista la possibilità per gli elettori temporaneamente domiciliati in un comune diverso da quello di residenza (per motivi di studio, lavoro o cure mediche) di votare per i referendum nel comune di domicilio. Questa facoltà è esercitata su domanda, da presentare al comune di temporaneo domicilio almeno trentacinque giorni prima del voto.
- È disposto il potenziamento dei servizi erogati dal Sistema Informativo Elettorale (SIEL) del Ministero dell’interno, anche tramite l’istituzione di un fondo dedicato. L’obiettivo è innalzare il livello di resilienza dei sistemi informatici e migliorare la diffusione dei dati elettorali.
- Viene consentita la sottoscrizione delle liste di candidati con firma elettronica qualificata da parte degli elettori impossibilitati ad apporre firma autografa per grave impedimento fisico o che si trovano nelle condizioni per esercitare il voto a domicilio. Questa disposizione recepisce quanto stabilito dalla recente sentenza n. 3/2025 della Corte Costituzionale, la quale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che non prevedevano tale possibilità per le persone con disabilità. La Corte ha ritenuto che l’ordinamento dovesse rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena partecipazione, considerando inadeguato il precedente rimedio della dichiarazione verbale davanti a testimoni e funzionari.