Golden Dome, ora gli USA corrono: 3 colossi si giocano lo scudo

Il Pentagono accelera sul golden dome: non più 17 anni di sviluppo ma 2-4 anni per uno scudo spaziale contro missili ipersonici e balistici. L'articolo Golden Dome, ora gli USA corrono: 3 colossi si giocano lo scudo è tratto da Futuro Prossimo.

Apr 18, 2025 - 20:42
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Golden Dome, ora gli USA corrono: 3 colossi si giocano lo scudo

Come si ferma un missile ipersonico che viaggia a 20 volte la velocità del suono? Il Pentagono evidentemente se lo chiede da tempo, e la risposta potrebbe essere il Golden Dome. Non vi inganni il nome: non c’è nulla di dorato in questo progetto, tranne forse i miliardi di dollari che si spenderanno per realizzarlo.

Sta emergendo in questi ultimi mesi una spietata competizione tra i nuovi giganti della tecnologia militare, con SpaceX, Palantir e Anduril che propongono una flotta di oltre 1000 satelliti per la rilevazione globale dei missili, più circa 200 “satelliti da attacco” armati con missili o laser (ma non erano cinesi e russi a rappresentare un “pericolo spaziale”?). Le “progressiste” start-up della Silicon Valley sentono odore di napalm come in quel film, ed ora fanno a gara per soppiantare i dinosauri dell’industria della difesa.

Le dimensioni del Golden Dome americano

È il generale Chance Saltzman della Forza Spaziale USA a chiarire che non si tratta di un gigantesco scudo dorato (avrebbe dato soddisfazione ai fan di Star Wars), ma di una complessa rete di sistemi progettati per contrastare minacce missilistiche avanzate.

Il sistema combinerà sensori e intercettori terrestri, navali, aerei e spaziali, insieme a difese non cinetiche come armi a energia diretta e capacità di guerra elettronica.

Invece di aspettare 17 anni per un’implementazione tradizionale (i tempi biblici della burocrazia militare americana), il Pentagono sta accelerando lo sviluppo con intercettori basati nello spazio e satelliti a infrarossi.

L’attenzione è rivolta a ciò che si può fare nei prossimi due-quattro anni; potenzialmente potrebbe costare decine di miliardi di dollari nel prossimo decennio, a seconda della portata finale.

Il Golden Dome mira a creare uno scudo completo che protegga gli Stati Uniti contro una serie di minacce missilistiche, compresi missili balistici, ipersonici e da crociera avanzati.

La proposta di SpaceX e la nuova “difesa in abbonamento”

SpaceX, l’azienda di Elon Musk, ha proposto un modello in cui il governo pagherebbe per l’accesso alla rete satellitare anziché possedere direttamente l’hardware. Questo approccio rappresenta una rottura con i metodi tradizionali di approvvigionamento della difesa e ha generato interesse (e preoccupazione) all’interno del Pentagono.

Ad ogni modo, le altre non restano a guardare. Se SpaceX contribuisce con la sua considerevole capacità di lancio di satelliti e la produzione di massa di Starshield, Palantir fornisce analisi dei dati e competenze software, e Anduril porta tecnologia di difesa autonoma e droni. Insomma, come si dice: piatto ricco.

La pianificazione e la competizione tra giganti

Al Pentagono è stato ordinato di sviluppare una “architettura” per questo scudo di difesa missilistica. Come? Essenzialmente progettando la struttura della rete, come i suoi componenti saranno organizzati e come interagiranno tra loro.

Saltzman ha detto che questo lavoro rimane nelle prime fasi. “Non siamo nemmeno vicini” a finalizzare un’architettura, ha detto. “Stiamo facendo la pianificazione. Stiamo esaminando quali risorse potrebbero essere disponibili, quali programmi sono attualmente sviluppati che potrebbero contribuire. E tutto questo è ancora molto pre-decisionale.”

L’input dell’industria sta ora modellando ciò che è possibile, ma il progetto è ancora in fase iniziale – con stime approssimative dei costi e architettura della missione che si dirigono presto alla Casa Bianca.

Eppure, questa frenetica accelerazione mi preoccupa; non è forse il riflesso di una nuova, pericolosa corsa agli armamenti? Mi chiedo se stiamo assistendo all’evoluzione tecnologica dell’equilibrio del terrore che ha caratterizzato la Guerra Fredda. Solo che stavolta non si parla di semplici missili nucleari, ma di sistemi autonomi capaci di prendere decisioni in frazioni di secondo.

È brutto pensare come la tecnologia che sognavamo ci portasse su Marte stia invece per essere impiegata per creare una bolla protettiva attorno agli USA, lasciandoci con l’inquietante domanda: cosa succederà quando qualcuno si sentirà “invulnerabile”? E cosa succederà a chi non lo è?

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