Generali conferma Donnet alla guida. Unicredit si schiera con Caltagirone
Nel nuovo cda 10 membri eletti nella lista di Mediobanca e 3 in quella alternativa. L’ad rassicura gli investitori

Tutto come previsto. O quasi. L’assemblea di Generali, riunita ieri a Trieste, ha scelto la linea della continuità, rappresentata dalla lista di Mediobanca (azionista di maggioranza con il 13,04% del capitale) per il nuovo cda, che conferma l’ad Philippe Donnet per un quarto mandato, fino alla primavera del 2028. L’ago della bilancia Unicredit – che ha in pancia il 6,5% del Leone – un po’ a sorpresa si è spostato sulla lista alternativa presentata da Caltagirone (6,92%) e appoggiata da Delfin (9,93%) e Fondazione Crt (1,9%), ma non ha ribaltato equilibri già consolidati alla vigilia. Anche se lascia immaginare che, dopo lo stallo a cui ha portato l’esercizio del Golden Power da parte del governo, Orcel provi a rientrare in partita preparandosi a mediare con la politica in vista delle prossime tappe del risiko bancario-assicurativo che sta ridisegnando la finanza italiana e che vedrà il suo culmine nella scalata di Mps a Mediobanca, intersecandosi all’Ops di Unicredit su Banco Bpm. A proposito di quest’ultima operazione, ieri il cda dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha ufficializzato il proprio parere contrario, ribadendo ancora una volta come il corrispettivo previsto dall’offerta sia "del tutto insoddisfacente per gli azionisti di Banco Bpm, non riconosce il reale valore delle azioni e penalizza i nostri azionisti rispetto a quelli di Unicredit".
Tornando all’assemblea di Generali, il 52,38% dei votanti (ovvero circa il 36% del capitale, con l’apporto fondamentale degli investitori istituzionali, del mercato retail e dei piccoli azionisti) ha appoggiato la lista di Mediobanca, alla quale vengono assegnati 10 posti in un cda composto da 13 membri. Caltagirone ha ottenuto gli altri tre posti a disposizione, grazie al 36,8% dei voti (poco più del 25% del capitale), mentre Assogestioni è rimasta a bocca asciutta, con il 3,67% dei voti (il 2,5% del capitale) che non è bastato a superare la soglia del quorum. Astenuto il Gruppo Benetton, che detiene il 4,8% del capitale.
Il nuovo cda del Leone, che si riunirà per la prima volta il 28 aprile per deliberare sulla nomina delle cariche sociali, vede confermati Andrea Sironi (designato presidente), Donnet (ad), Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Clara Hedwig Frances Furse, Antonella Mei-Pochtler, Umberto Malesci, Alessia Falsarone (dalla lista Mediobanca), Flavio Cattaneo e Marina Brogi (dalla lista di Caltagirone) e il debutto di Patricia Estany Puig (Lista Mediobanca) e Fabrizio Palermo (Lista Caltagirone).
"Oggi ha vinto Generali e una visione: siamo una public company italiana, internazionale e indipendente" non una società "controllata da un paio di soci", ha commentato Donnet, rassicurando gli investitori sul fatto che "non saremo in mani dei francesi, questo non succederà mai" in relazione al tema della governance nella joint venture con Natixis. "È un‘opportunità unica che crea una piattaforma di asset management globale di quasi 2.000 miliardi e ci consente di raggiungere la dimensione necessaria nel business dell‘asset management". La partecipazione sarà paritetica e il controllo della governance, assicura il top manager, sarà di Generali. "L‘amministratore delegato della nuova società sarà il nostro, quello di Generali Investment Holding, Woody Bradford, per almeno i primi 5 anni. E se sarà in grado di raggiungere tutti i target potrà essere rinnovato per altri 5 anni. Conoscendo la qualità di Woody non ho il minimo dubbio che lui lo sarà e quindi – ha concluso Donnet – il controllo è garantito".
La strategia dell’ad del Leone per il prossimo triennio è "di lungo periodo, ma senza paura di prendere decisioni rapide per adattarci", e così anche in uno scenario macroeconomico incerto conferma i target finanziari e promette ai soci "una remunerazione con una crescita a doppia cifra del dividendo per azione che porti, nell’arco del piano, a oltre 7 miliardi in dividendi cumulativi".