Ftalati nell’olio di oliva: il nuovo test promuove Costa D’Oro, Carapelli bio e anche Monini (ma con qualche criticità di troppo)

L’olio extravergine d’oliva è uno degli alimenti principali della dieta mediterranea, noto per le sue proprietà benefiche, ma la qualità del prodotto in commercio non è sempre all’altezza delle aspettative. Lo dimostra un test comparativo condotto dalla rivista francese 60 Millions de Consommateurs, che ha analizzato 22 oli extravergini venduti nei supermercati francesi, sia convenzionali...

Mag 15, 2025 - 20:12
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Ftalati nell’olio di oliva: il nuovo test promuove Costa D’Oro, Carapelli bio e anche Monini (ma con qualche criticità di troppo)

L’olio extravergine d’oliva è uno degli alimenti principali della dieta mediterranea, noto per le sue proprietà benefiche, ma la qualità del prodotto in commercio non è sempre all’altezza delle aspettative. Lo dimostra un test comparativo condotto dalla rivista francese 60 Millions de Consommateurs, che ha analizzato 22 oli extravergini venduti nei supermercati francesi, sia convenzionali che biologici.

L’indagine, condotta da un laboratorio indipendente, ha riscontrato almeno un contaminante in tutti i campioni analizzati. I problemi principali? Presenza di ftalati, tracce di idrocarburi e indici di ossidazione preoccupanti.

I risultati del test

Uno degli aspetti più allarmanti del test riguarda la presenza diffusa di plastificanti (in particolare ftalati), composti riconosciuti come interferenti endocrini e potenzialmente tossici per la riproduzione. Anche gli oli biologici non ne sono esenti.

Solo una marca, Puget (francese), contiene un unico plastificante in quantità molto bassa (0,2 mg/kg), ma si tratta di una molecola (DEHT) su cui esistono ancora pochi studi. I casi più allarmanti sono stati registrati nell’olio Carapelli (4,8 mg/kg) e in quello Terra Delyssa (3,5 mg/kg), livelli comunque inferiori a quelli trovati in passato, ma ancora lontani dai parametri ideali.

Il test ha anche valutato il quantitativo di acido oleico, un acido grasso monoinsaturo benefico per la salute cardiovascolare. Anche in questo caso, i risultati sono molto variabili: si passa dal 61% di acido oleico per Terra Delyssa al 75,4% per Puget. Le marche italiane testate si collocano in una fascia medio-alta, con una buona presenza di acidi grassi salutari e una bassa quota di saturi.

Nessun olio, inoltre, ha mostrato valori anomali di acidi grassi trans, confermando un buon rispetto delle normative europee sul profilo lipidico.

Dal punto di vista sensoriale, la situazione è migliorata rispetto al precedente test del 2023: molti oli risultano più piacevoli al gusto e all’olfatto. Tuttavia, alcuni mostrano eccessiva ossidazione, indice di scarsa freschezza o conservazione inadeguata.

In particolare, i marchi Tramier, Monoprix, Émile Noël e Cauvin presentano livelli di perossidi vicini al limite massimo consentito. Anche Carapelli mostra una forte assorbanza ai raggi UV, sintomo di una possibile ossidazione.

Tra i peggiori oli testati c’è il Primadonna venduto da Lidl, che presenta marcati difetti organolettici e risulta contaminato da ftalati e altri plastificanti.

olio test 3

@60 Millions de Consommateurs

oli peggiori test

Come sono andate le marche italiane

In questo panorama non proprio esaltante, le marche italiane escono comunque bene o abbastanza bene. I prodotti che provengono dal nostro Paese presenti nel test, in particolare Costa D’Oro bio che si è classificata al terzo posto e Carapelli bio, che ha ottenuto la quinta posizione, sono tra i migliori.

olio test

olio test migliori 2

@60 Millions de Consummateurs

Sono stati “promossi”, ma proprio agli sgoccioli, anche Carapelli tradizionale e Monini, nonostante la presenza di ftalati, ma anche MOAH e MOSH. Questi oli riescono comunque ad ottenere un punteggio “verde” in quanto mantengono buone qualità organolettiche, con profili lipidici equilibrati e senza miscele sospette, confermando un livello complessivo di qualità sensoriale e chimica elevato.

Questi risultati sono significativi se confrontati con alcune marche francesi e tunisine, come Terra Delyssa e Cauvin, che mostrano problemi rilevanti sia per contaminazioni da plastificanti sia per alti livelli di acidi grassi saturi, compromettendo così la qualità complessiva del prodotto.

Certo, se si vuole puntare su un olio extravergine di oliva di qualità superiore e senza troppi contaminanti, è preferibile orientarsi verso produzioni artigianali, non industriali, e rigorosamente 100% italiane.

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