Fmi taglia le stime del Pil dell’Italia nel 2025-2026. Germania a crescita zero
Il Fmi (Fondo monetario internazionale) ha ridotto le stime di crescita del Pil dell’Italia sia per il 2025 che per il 2026, ma a preoccupare di più sono i tagli sul Pil della Germania. È quanto emerge dai dati contenuti nel World Economic Outlook pubblicato dall’istituzione economica che rappresenta 191 Paesi. Il documento riflette il […] L'articolo Fmi taglia le stime del Pil dell’Italia nel 2025-2026. Germania a crescita zero proviene da Economy Magazine.

Il Fmi (Fondo monetario internazionale) ha ridotto le stime di crescita del Pil dell’Italia sia per il 2025 che per il 2026, ma a preoccupare di più sono i tagli sul Pil della Germania. È quanto emerge dai dati contenuti nel World Economic Outlook pubblicato dall’istituzione economica che rappresenta 191 Paesi. Il documento riflette il contesto di incertezza creata dalla guerra dei dazi scatenata dalla Casa Bianca.
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Il Pil dell’Italia riviso dal Fmi nel 2025 e 2026
Per l’anno in corso, il Fmi vede un’espansione del Prodotto Intero Lordo italiano ridotta allo 0,4% dal +0,7% atteso a gennaio (quando era già stato limato di un decimo rispetto all’outlook di ottobre). Mentre per il 2026 la crescita dovrebbe attestarsi allo 0,8%, un decimo in meno delle proiezioni di tre mesi fa.
Per quanto riguarda l‘inflazione, l’Fmi vede i prezzi al consumo attestarsi all’1,7% quest’anno e al 2% il prossimo mentre il tasso di disoccupazione è previsto attestarsi al 6,7% in entrambi gli anni, un decimo in più del livello 2024. L’avanzo delle partite correnti infine dovrebbe essere pari allo 0,9% sia nel 2025 che nel 2026 contro l’1,1% del 2024.
La Germania, grande malata d’Europa
Le stime del Fondo Monetario internazionale prevede per la Germania un Pil fermo allo 0% nel 2025 (ridotto dal +0,3% atteso a gennaio) con una ripresa allo 0,9% nel 2026 (ridotto da +1,1%). La Francia è attesa invece a una crescita dello 0,6% quest’anno e dell’1% nel 2026, con stime ridotte rispettivamente di due e un decimo rispetto a tre mesi fa. Buona notizie dalla Spagna che non sembra risentire nemmeno della guerra dei dazi: secondo l’Fmi, Madrid può contare su una crescita del 2,5% quest’anno, stima addirittura rivista al rialzo di 2 decimi, e dell’1,8% il prossimo, proiezione invariata rispetto a gennaio.
Le stime sui tassi d’interesse di Fed e Bce
La Federal Resere e la Banca Centrale Europea dovrebbero continuare a ridurre i tassi di interesse nei prossimi trimestri, anche se a ritmi diversi l’una dall’altrà. “Negli Stati Uniti – si legge nel rapporto targato Fmi – si prevede che il tasso sui fondi federali scenda al 4% alla fine del 2025 e raggiunga il suo equilibrio di lungo termine del 2,9% alla fine del 2028′.
I tassi negli Stati Uniti sono attualmente compresi nella forbice 4,25%-4,50% e ieri il presidente Donald Trump ha nuovamente attaccato il governatore Jerome Powell e chiesto una riduzione immediata del costo del denaro.
In Eurozona, Fmi si attende un nuovo taglio dei tassi a portare il tasso sui depositi al 2% entro la metà dell’anno per una riduzione cumulativa, compresi i tre tagli già effettuati, di 100 punti base nell’anno, 50 in più delle previsioni di ottobre.
In Giappone, “si prevede che i tassi di riferimento – si legge ancora nel dossier – sianoo aumentati a un ritmo simile a quello ipotizzato nell’ottobre 2024. Ovvero aumento graduale nel medio termine verso un livello neutrale di circa l’1,5%, coerente con il mantenimento dell’inflazione e delle aspettative di inflazione ancorate all’obiettivo del 2% della Banca del Giappone”.
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