Fiammata dell’oro sulla spinta cinese
La Cina è la principale consumatrice di metalli e la crisi commerciale con gli Stati Uniti spinge ancora in alto i prezzi del bene rifugio per eccellenza.

In questa mattinata di forte recupero per le borse europee, l’oro balza nuovamente guardando verso oriente. Questa mattina le quotazioni del future sul metallo giallo raggiungono i 3.149 dollari l’oncia (+1,80%), vicino al recente massimo storico (3.196 dollari) toccato lo scorso 3 aprile dopo l’annuncio dei dazi, mentre il prezzo spot sale (+1,20%) a 3.132 dollari l’oncia.
Le pesanti perdite in altri mercati finanziari, però, avevano poi portato gli investitori a vendere ore per coprire le perdite altro, causando così i successivi cali dei prezzi del bene rifugio.
Da inizio anno l’oro ha visto crescere i suoi prezzi del 19%, in mezzo alle turbolenze causate dalla politica commerciale del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Ieri Trump ha annunciato una pausa di 90 giorni alle tariffe per la maggior parte dei partner commerciali, escludendo però le merci provenienti dalla Cina, a cui ha imposto dazi del 125% alimentando i timori di interruzioni commerciali più forti.
I mercati ieri hanno festeggiato, “ma in realtà a ben vedere ci sono incognite importanti, la prima delle quali è relativa alla nuova guerra fredda tra Cina e Stati Uniti, il che non è un bel segnale”, sottolineano gli analisti di ActivTrades.
Il negoziato “diventa a questo punto cruciale, se non si vuole inasprire ulteriormente un rapporto che già ora sembra compromesso e speriamo almeno rimanga confinato al commercio. In tarda serata si è visto qualche spiraglio quando Trump ha affermato di voler parlare con Xi Jinping”, aggiungono gli esperti.
"Chiaramente, però, c’è ancora molta incertezza poiché i dazi contro la Cina, principale consumatore di metalli, sono stati aumentati al 125%", hanno affermato gli analisti di ING in una nota. Le riserve d'oro in Cina hanno mediato 1216,76 tonnellate dal 2000 al 2024, raggiungendo un massimo storico di 2279,56 tonnellate nel quarto trimestre del 2024 e un minimo record di 395,01 tonnellate nel secondo trimestre del 2000.
Gli afflussi nei principali ETF di oro cinesi, tra cui l'Huaan Yifu Gold ETF, hanno raggiunto un livello record di 7,6 miliardi di yuan la scorsa settimana, secondo i calcoli di Bloomberg. Gli afflussi continuano anche questa settimana, segnalando un interesse crescente per il metallo giallo come bene rifugio.
"Tuttavia, la prospettiva di una guerra commerciale prolungata ha anche aumentato le aspettative che Pechino sveli misure di stimolo più aggressive. Questo potrebbe limitare il ribasso del rame e di altri metalli industriali", concludono da ING.
Intanto, gli economisti di Goldman Sachs hanno ridotto le loro previsioni sul Pil della Cina, tagliandole dello 0,5% per il 2025 e il 2026, portandole rispettivamente al 4% e al 3,5%, a causa dell’inasprimento della guerra commerciale con gli USA.
La banca d’affari americana, in report recenti, aveva avvertito di vedere pressioni verso il basso a causa dell’escalation tariffaria in corso con Washington. Ma oggi, riferisce Bloomberg, Goldman Sachs ha rimarcato che anche con “significative misure di allentamento” ipotizzabili nei prossimi mesi “è improbabile” che Pechino possa “compensare del tutto” l’impatto dei dazi americani saliti al 125%.