Bond europei: fari puntati su Bce, Romania e spese per la difesa
La Bce dovrà muoversi con cautela nei prossimi mesi: l’attenzione si è spostata sui rischi di rallentamento della crescita, mentre aumenta la fiducia nel percorso di disinflazione. Il “Liberation day” ha infatti ribaltato le carte in tavola per quanto riguarda una possibile reazione della Bce, con molti membri del consiglio, tra cui la presidente Lagarde,... Leggi tutto

La Bce dovrà muoversi con cautela nei prossimi mesi: l’attenzione si è spostata sui rischi di rallentamento della crescita, mentre aumenta la fiducia nel percorso di disinflazione. Il “Liberation day” ha infatti ribaltato le carte in tavola per quanto riguarda una possibile reazione della Bce, con molti membri del consiglio, tra cui la presidente Lagarde, che hanno assunto un tono più accomodante alla luce dell’evento shock.
L’impatto netto sull’inflazione è incerto: il calo dei prezzi dell’energia e il recente apprezzamento dell’euro potrebbero favorire ulteriormente la disinflazione, mentre le potenziali interruzioni della catena di approvvigionamento e l’allentamento fiscale in programma potrebbero aggiungere ulteriori elementi di incertezza. Dopo sette tagli di 25 punti base, sembra che la Bce non riesca a raggiungere né la stabilità dei prezzi (l’inflazione core è ancora 0,4 punti percentuali al di sopra dell’obiettivo) né a mantenere a galla le prospettive economiche. La Bce, inoltre, non può permettersi un altro colpo alla sua credibilità come quello del 2022.
Investimenti per la difesa nel Sud Europa
La Spagna aumenta la spesa militare, ma tiene d’occhio l’estrema destra. La Nato vuole che i membri aumentino la spesa per la difesa al 3% del Pil, con gli Stati Uniti che chiedono una percentuale ancora più alta. L’Europa meridionale ha reagito con lentezza, invece paesi come il Portogallo e, ora, la Spagna hanno mostrato un impegno più concreto. Il governo spagnolo ha promesso 10,4 miliardi di euro in più per la difesa, aumentando la spesa dall’1,28% del Pil al minimo del 2%. Le crisi in Europa continuano a favorire relazioni economiche più intense, ma gli effetti collaterali si stanno manifestando a livello nazionale.
Il partito di estrema destra Vox sta risalendo nei sondaggi in Spagna e potrebbe essere un fattore che induce la Meloni a mantenere un atteggiamento cauto sulla spesa per la difesa, con la Lega, membro della coalizione, contraria a un patto di difesa dell’Ue.
La situazione sul mercato del credito
I mercati del credito societario non vedono l’ora di ripartire, ma non dovrebbero agire con eccessivo ottimismo. Dopo il Liberation Day, la volatilità ha sostanzialmente chiuso i mercati del credito in Europa. L’indice iTraxx Main, che misura il rischio di credito delle società europee con rating più elevato, è salito a 85 punti base dai 65 punti base dei giorni successivi al 2 aprile. Tuttavia, i successivi ribassi e le pause hanno fatto sì che i mercati del credito, in particolare in Europa, siano quasi tornati al punto di partenza.
L’incertezza economica è più alta rispetto a prima del Liberation Day. I responsabili politici ipotizzano che il Pil nominale nell’Eurozona sia ora molto più basso. In teoria, il rischio di credito dovrebbe ridursi in misura più ampia, ma riteniamo che gli investitori dovrebbero rimanere selettivi in questo contesto e mantenere la massima liquidità e flessibilità possibile.
Focus sul debito della Romania
Nelle prossime settimane ci sarà molto rumore intorno alla Romania, ma ciò non dovrebbe oscurare le prospettive a medio termine. La Corte costituzionale rumena ha annullato il primo turno delle elezioni presidenziali dello scorso anno dopo che il populista di destra Georgescu aveva ottenuto il maggior numero di voti, sollevando preoccupazioni sulla democrazia e l’equità delle elezioni. Il ballottaggio di maggio, allo stato attuale delle cose, produrrà probabilmente un vincitore più centrista. Con l’attenuarsi del rischio politico in Romania, gli investitori obbligazionari torneranno a concentrarsi sulla politica fiscale e sull’offerta come fattori determinanti per gli spread. Il debito rumeno a 15 anni in euro offre ancora circa il 4% in più rispetto ai Bund tedeschi equivalenti.
Tesoro UK più attivo sul mercato dei Gilt
Il Debt Management Office (DMO) britannico sta giustamente diventando più proattivo sul mercato dei Gilt. Gli investitori chiedono lo 0,85% in più per acquistare Gilt rispetto ai tassi swap equivalenti in sterlina britannica. I rendimenti dei Gilt a lungo termine hanno attraversato diversi momenti difficili dopo il bilancio Truss del 2022, poiché gli investitori chiedono un premio a termine più elevato per i rischi politici, fiscali e inflazionistici ormai consolidati.
Con una mossa prudente, il DMO ha ridotto costantemente la sua dipendenza dall’emissione di Gilt a lungo termine, alleviando in parte la pressione. La BoE dovrebbe adottare misure più proattive per rendere più interessante per le banche detenere titoli di Stato piuttosto che swap, ad esempio escludendo i titoli di Stato dal calcolo del coefficiente di leva finanziaria delle banche.
A cura di Neil Mehta, portfolio manager, Investment Grade di RBC BlueBay