Faro puntato sul flaring: le fiamme nascoste di Eni
Un report di ReCommon grazie a immagini satellitari punta il dito sull'impatto del flaring di un impianto galleggiante Eni in Mozambico L'articolo Faro puntato sul flaring: le fiamme nascoste di Eni proviene da Valori.

Eni non avrebbe rivelato la reale portata delle emissioni di gas climalteranti legate a un suo impianto in Mozambico. Questa accusa è contenuta in un report che viene lanciato proprio oggi dal watchdog italiano ReCommon.
Lo studio s’intitola “Fiamme Nascoste”. Oltre a dati e informazioni pubblicamente disponibili, ha utilizzato anche immagini satellitari, curate da PlaceMarks. E si è avvalso della collaborazione di Lingo (Leave fossil fuels in the ground) per il calcolo delle emissioni. Ha analizzato minuziosamente gli impatti sul clima dell’impianto Coral South FLNG di Eni al largo delle coste mozambicane, nel Nord del Paese africano. Un’area nella quale insistono altri progetti legati allo sfruttamento del gas naturale liquefatto anche sulla terraferma. Fra i quali il contestatissimo Mozambico LNG, dove Flng sta invece per floating liquefied natural gas, cioè impianti galleggianti.
Il flaring di Eni nel mirino
Sotto la lente il rapporto ha messo in particolare la combustione del gas estratto in eccesso, il cosiddetto flaring. Una pratica riguardo alla quale le società che estraggono fossili sono criticate praticamente da sempre. La stessa Eni nell’assemblea generale annuale (Agm) del 2024 era stata incalzata sul punto da azionisti attivi quali ReCommon e Fondazione Finanza Etica. Anche perché, oltre ad avere evidentemente impatti sull’ambiente e sul clima, il fatto di bruciare in torcia il gas in eccesso può avere impatti rilevanti sulle persone, quando avviene in prossimità di centri abitati.
Dall’analisi è emerso che l’impianto di Eni sarebbe stato interessato da numerosi fenomeni di flaring dall’inizio della sua attività, nel 2022. E che l’azienda non li avrebbe adeguatamente riportati. Tra giugno e dicembre 2022, ad esempio, il flaring di Eni avrebbe comportato uno spreco di gas per 435mila metri cubi. Vale a dire circa il 40% del fabbisogno annuo del Mozambico. Mentre il 13 gennaio 2024, ha stimato ReCommon basandosi su dati Nasa, ogni ora di flaring avrebbe mandato in fumo l’equivalente, in gas, di quello che una famiglia media italiana consuma in otto anni e mezzo. Ma sarebbero state numerose le giornate dal 2022 a oggi interessate da episodi di flaring.
Tra standard, compliance, stime
Analizzando i documenti pubblici di Eni, lo studio dice che stando all’azienda «gli investimenti sono stati compiuti garantendo la piena compliance con gli standard della International Finance Corporation (Ifc) e gli Equator Principles». Ma l’affermazione viene contestata nel report, secondo il quale tale “piena compliance” si tradurrebbe in emissioni totali di Coral South FLNG sottostimate di sette volte.
Viene citato a proposito lo studio d’impatto ambientale effettuato dai consulenti incaricati da Eni, cche avrebbe dato poca rilevanza al flaring. E valutato come “trascurabili” le emissioni complessive della piattaforma, stimandole in 150mila tCO2e (tonnellate di CO2 equivalenti) all’anno. Sono molto più grandi i numeri a cui arrivano però i calcoli del report. Partendo dai dati della Banca Mondiale, solo le emissioni associate al flaring nel periodo giugno-dicembre 2022 ammonterebbero a oltre un milione di tCO2e. Considerato che le emissioni totali del Mozambico nel 2022 hanno superato i 10 milioni di tCO2e, in sei mesi le sole emissioni da flaring della piattaforma Coral South FLNG avrebbero rappresentato l’11,2% delle emissioni annuali del Paese.
Ora sul flaring di Eni la parola passa agli azionisti attivi
Come accennato, ReCommon aveva sollevato la questione degli episodi di flaring relativi a Coral South FLNG all’Agm 2024 di Eni. La multinazionale aveva risposto, ricorda il report, affermando che questi «sono stati limitati alla fase di collaudo iniziale e agli sporadici casi di riavvio dell’impianto». Ma, di nuovo, l’affermazione viene contestata nel report, che ne sottolinea la contraddizione con quanto rilevato a settembre 2023 da Galp, multinazionale portoghese dell’oil&gas che all’epoca deteneva una quota azionaria del progetto Coral South.
In un documento redatto da Galp per CDP, forse il più autorevole ente al mondo in materia di rendicontazione e misurazione dell’impatto ambientale delle imprese, l’azienda portoghese sulla questione usava toni diversi da quelli di Eni. Affermava ad esempio che «la fase di messa in servizio di Coral FLNG (..) ha comportato flaring intenso con conseguente aumento temporaneo delle emissioni scope 1 (quelle derivanti da fonti di proprietà o controllate dall’impresa ndr) durante il secondo semestre del 2022». Lo stesso periodo già citato come caratterizzato dal fenomeno del flaring.
«Il tanto declamato “fiore all’occhiello” della cooperazione tra Italia e Mozambico non è mai stato tale», dice Eva Pastorelli di ReCommon, fra gli autori del rapporto. «Eni ha provato a dissimulare le difficoltà operative e sottostimato gli effetti del flaring di Coral South FLNG. Un progetto che non porta alcuna sicurezza energetica né all’Italia né tanto meno al Mozambico». L’Agm 2025 di Eni è in programma il prossimo 14 maggio. Vedremo se sul flaring gli azionisti attivi daranno ancora battaglia. Magari proprio sventolando una copia di “Fiamme nascoste”.
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