Croda dei Baranci: una montagna per due

Quando Santo Siorpaes raggiunse la vetta era convinto di essere il primo. In realtà era già stata salita da Michl Innekofler, con Paul Grohmann, che però l’aveva registrata con un nome diverso. Le diatribe del tempo non coinvolsero i due grandi arrampicatori dolomitici. Che rimasero amici, fino alla tragica fine dell’altoatesino L'articolo Croda dei Baranci: una montagna per due proviene da Montagna.TV.

Apr 9, 2025 - 07:22
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Croda dei Baranci: una montagna per due

Raggiungere per primi una vetta inviolata è da sempre il sogno degli alpinisti, e a volte, soprattutto recentemente, questa “sfida” ha portato a discussioni e polemiche che sono durate anche decenni. Durante gli anni d’oro dell’esplorazione delle Dolomiti d’Ampezzo e di Sesto, due “grandi” guide alpine raggiunsero la stessa cima in momenti diversi, seguendo percorsi simili ma non identici. In realtà, l’ultimo tratto era obbligato per l’epoca.

La prima salita di Punta dei Tre Scarperi del 1869 realizzata da Franz Innerkofler e Paul Salcher insieme a Paul Grohmann, segnò l’inizio documentato delle prime ascensioni in Dolomiti di Sesto e contestualmente aprì la “corsa” per raggiungere per primi vette inviolate o, alcune, considerate tali. La caccia non era uno sport in quegli anni ma una necessità e questo portava le guide a esplorare e quindi conoscere a fondo il territorio dove trovare i camosci. Dall’alto dei 3.145 m di Punta dei Tre Scarperi Grohmann guardò a lungo il panorama che si apriva a 360° intorno a lui e rimase affascinato dalle Tre Cime di Lavaredo di cui raggiunse per primo la Grande sempre con Franz Innerkofler e Paul Salcher. Non si fermò a guardare solamente le Tre Cime e aveva notato, a ovest della loro posizione, tre formazioni rocciose importanti e diverse dalle circostanti: le Cime Piatte. La particolare conformazione di queste montagne lo aveva incuriosito non poco e la più alta, Hochebenkofel (2.905m), ancor più delle altre due per via di quello che sembrava essere un campanile isolato a far da cima.

In realtà quella che dall’alto appariva come la normale prosecuzione della Cima Piatta Alta era la Croda dei Baranci (2.922m) che se vista da Val di Landro appare in modo completamente diverso con imponenti pareti verticali che sembravano inaccessibili.

Nel luglio del 1875 Paul Grohmann tornò a Sesto ricordando la “guglia” vista da Punta dei Tre Scarperi e stavolta ad accompagnarlo nella salita fu un altro Innerkofler, non Franz con cui aveva realizzato le tre storiche ascensioni del ’69 (Punta dei Tre Scarperi, Sassolungo e Cima Grande) ma Michl che l’anno prima aveva raggiunto con il fratello Hans Croda dei Toni. Salirono molto probabilmente per quella che ancor oggi è la via normale fin sulla vetta di Croda dei Baranci pensando che fosse il punto più alto della Cima Piatta Alta. Con questo nome la registrò nel suo diario sottolineando la “facilità” con cui quell’uomo robusto dagli occhi azzurri avesse trovato, insieme al fratello, la linea di salita e la sua grande capacità di orientamento in alta quota. Molto probabilmente sia Michl sia Hans Innerkofler erano già saliti sulle Cime Piatte altre volte e conoscevano bene quelle valli dove andavano molto spesso a caccia di camosci. Quello fu l’unico incontro tra il viennese e la guida di Sesto ma la “Cima Piatta Alta” era stata conquistata anche se il racconto di Grohmann non è ricco di particolari come invece era solito scrivere “tanto era stata rapida l’ascensione che aveva portato a termine con i due fratelli di Sesto”.

Diversamente accadde cinque anni dopo quando un’altra cordata ripeté l’ascesa, con una linea ben più articolata, senza sapere che la vetta fosse già stata già raggiunta. Un altro ricco viennese, Ludwig Grünwald, aveva notato quella guglia da Val di Landro e con la guida ampezzana Santo Siorpaes il 17 luglio del 1880 partì da Landro di buon mattino, ancor prima che si levasse il sole. Iniziarono la salita lungo la valle che raggiunge la Bullalm sotto Croda dei Rondoi (2.969m) e arrivarono a Forcella del Lago intorno alle nove impiegando circa cinque ore per camminare in un territorio fino ad allora conosciuto solo dai cacciatori. Siorpaes lasciava volentieri che il “cliente” scrivesse sul suo diario le note di salita nel selvaggio ambiente che stavano attraversando e che descrisse con dovizia di particolari, cosa che non fece Grohmann con i fratelli Innerkofler.

Da Forcella del Lago dopo quasi tre ore raggiunsero la cima di Croda dei Baranci dove Grünwald volle fermarsi per scrivere ancora. Tornati sulla Cima Piatta Alta scesero lungamente fino alla Innerthalalm in Val Campo di Dentro per poi tornare a salire fino al Passo Grande dei Rondoi (2.300m) e scendere in Valle della Rienza per tornare a Landro oramai a notte fonda.

Due salite per la stessa cima portate a termine da due grandi guide e grazie ai facoltosi clienti che accompagnavano abbiamo memoria di una “non disputa” sulla conquista di una montagna che fu registrata in momenti diversi con nomi diversi. Santo Siorpaes e Michl Innerkofler con le loro ascese hanno scritto momenti importanti della storia dell’alpinismo e si deve ad alpinisti/clienti altrettanto importanti che queste imprese siano state documentate e conosciute.

Nonostante si possa pensare fossero rivali, le due guide erano legate da grande stima reciproca e da una profonda amicizia. Quanto accaduto non scalfì affatto il rispetto che avevano l’un l’altro.

Fu proprio Santo Siorpaes insieme a Pietro Dimai a prestare i primi soccorsi a Michl Innerkofler quando il 20 agosto 1888 quest’ultimo perse la vita sul Cristallo d’Ampezzo. Le due guide ampezzane erano quasi in vetta quando il ponte di neve su un crepaccio si ruppe sotto i piedi di uno dei clienti di Innerkofler, che dopo aver tentato di frenare la caduta precipitò rovinosamente a testa in giù. Raggiunsero il punto della sciagura in meno di venti minuti riporta Giovanni Barbaria in un suo scritto sul Neue freie Presse ma nonostante tutti gli sforzi profusi il “Re delle Dolomiti” era già morto.

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