"Mia moglie telefonava per fermarlo". San Polo, le chiamate prima degli spari

La compagna di Mugnai cercava quella di Dodoli. Perizia sugli "squilli" al 112. Così la scena all’arrivo dei carabinieri

Apr 9, 2025 - 07:32
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"Mia moglie telefonava per fermarlo". San Polo, le chiamate prima degli spari

La moglie di Mugnai che chiama quella di Dodoli: "Tuo marito ci sta distruggendo di casa, non sappiamo come fermarlo". Poi la telefonata tra i figli. I litigi per la puzza di sangue di animali, quello che cacciava l’imputato. Poi il corpo della vittima estratto dall’escavatore dai carabinieri. E ancora, i cinque bossoli trovati la sera dei fatti e altri tre, dieci giorni dopo. È l’epifania del 2023, la notte del delitto di San Polo: il giorno in cui Gezim venne ucciso dal vicino, Sandro, mentre gli distruggeva casa con la ruspa. A due anni di distanza i fatti vengono riesumati in aula, davanti la corte d’assise.

Il processo a carico dell’artigiano entra nel vivo: lui rischia 21 anni. I dettagli su quel che accadde quella sera si infittiscono ma gli interrogativi rimangono e non si sciolgono, almeno alla prima udienza in cui sono stati sentiti i primi testimoni. Ad ora in totale sono dieci coloro che sono stati sentiti in aula: si tratta dei militari che hanno indagato e sono intervenuti sulla scena del crimine. I carabinieri di Arezzo che hanno ricostruito quel che si trovarono davanti due anni prima, senza andare nel merito dei tecnicismi, aspetti per i quali interverranno i periti di parte. Tra i primi a prendere parola c’è il capitano Pandolfi, comandante del nucleo operativo di Arezzo, che ha dipinto un quadro accurato della situazione che i militari si sono ritrovati davanti: "la tavola apparecchiata", il "muro danneggiato così come la porta, con i detriti a terra a seguito dello scontro". A interrogarlo prima la pm Laura Taddei, poi gli avvocati di parte civile Francesca Cotani e Daniel Sussman, infine quelli che difendono Mugnai, Piero Melani Graverini e Marzia Lelli. Una maxi udienza slittata di un’ora a causa di una direttissima ma che comunque si è conclusa in serata per il volume delle questioni affrontate, non sempre circoscritte al solo evento. Non sono mancate le divagazioni, ammon ite dalla presidente Anna Maria Loprete.

L’imputato era in aula, per la prima volta: ha ascoltato mantenendo lo sguardo fisso in avanti. Prima dell’udienza si è fermato con i giornalisti. "Sconforto, sto rivivendo tutto quello che è successo, anche se è sempre nella mia testa", dice. Non è escluso che possa prendere parola: anzi, rilascerà alcune dichiarazioni spontanee ma difficile che verrà interrogato da accusa, difesa e giudici. Può decidere se farlo o meno. "Abbiamo chiamato la moglie quando Dodoli ci stava attaccando, speravamo di fermarlo in qualche modo. Le abbiamo provate tutte". E poi c’è stata anche un’altra chiamata: quella tra i figli dei due vicini di casa. E a proposito di chiamate: c’è l’ok alla perizia e quindi otto telefonate verranno trascritte, a partire da due chiamate al 112.

A metà pomeriggio la parola va alla vedova e ai figli. La signora uscendo dall’aula tra le lacrime dice ai microfoni di "vivere un inferno" e di ricordarsi di una "persona speciale che manca a tutti". I familiari di Dodoli hanno parlato di alcuni attriti tra i vicini. In fase di indagine si parlava di dissidi relativi al volume alto della musica mentre adesso il tema dei contrasti porta al cattivo odore del sangue di animali da selvatici, quelli che Mugnai cacciava. Dettagli su dettagli che renderanno complessa la decisione della corte, formata da due giudici togati e sei popolari. Saranno loro, votando, a decidere le sorti di Mugnai. Intanto però alcune questioni rimangono in bilico: perché è scoppiata la lite? La retromarcia era inserita nel mezzo o era in folle? Se sì, lo aveva fatto per sferrare un altro attacco (come dice la difesa) o per fermarsi (come sostiene l’accusa)? E soprattutto, quando ha iniziato a sparare Mugnai, prima o dopo l’attacco alla casa? Per rispondere serve ancora tempo, serve che vengano ascoltati i consulenti tecnici.