Evasione fiscale, niente recupero “record”: Governo smentito dai numeri

Il Governo rivendica un record nel recupero dell’evasione fiscale, ma la Corte dei Conti invita a guardare oltre i numeri e mette in discussione la reale efficacia delle misure

Apr 22, 2025 - 10:16
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Evasione fiscale, niente recupero “record”: Governo smentito dai numeri

Nel corso dell’audizione sul Documento di Finanza Pubblica 2025, la Corte dei Conti ha espresso perplessità sulle cifre comunicate dal governo Meloni in materia di evasione fiscale. Secondo l’esecutivo, il 2024 si è chiuso con un recupero record di 33,4 miliardi di euro, in crescita di circa 8,4 miliardi rispetto al 2022. Ma per i magistrati contabili, non tutto questo aumento può essere attribuito a misure nuove o straordinarie.

L’impressione è che il risultato rifletta piuttosto un insieme di fattori già in atto da anni, più che un vero cambio di direzione nelle politiche di contrasto all’illegalità fiscale.

I numeri, da soli, non bastano a raccontare se la lotta all’evasione stia davvero cambiando passo. È questo il messaggio che arriva dalla Corte dei Conti. Più probabile, secondo i magistrati, che l’aumento del gettito registrato nel 2024 sia il risultato di una tendenza già in corso, piuttosto che di una strategia nuova e più incisiva.

“Recupero mai così alto”, ma la Corte smentisce il Governo

Il Governo ha inserito il dato dei miliardi recuperati dall’evasione tra i risultati più importanti dell’anno fiscale, presentandolo come frutto dell’azione dell’Agenzia delle Entrate e del rafforzamento degli strumenti contro l’evasione. Un traguardo che, secondo il Ministero dell’Economia e secondo la premier Giorgia Meloni, confermerebbe l’efficacia delle misure adottate per migliorare la compliance e contrastare l’economia sommersa.

La Corte, però, invita a leggere questi numeri con attenzione. A spingere il gettito sarebbero stati automatismi già attivi, come l’effetto cumulato della fatturazione elettronica, l’uso crescente dei pagamenti tracciabili e l’aumento dell’adempimento spontaneo, che nel 2023 era già salito al 90% tra i lavoratori dipendenti e pensionati.

Quindi il miglioramento sarebbe stato trainato da comportamenti già in evoluzione e da strumenti introdotti anni fa, più che da interventi recenti.

Il recupero “automatico” supera i controlli sul campo

Secondo i dati analizzati, la fetta più rilevante del recupero arriva da procedure automatizzate e comunicazioni digitali tra contribuente e fisco. I controlli tradizionali, ovvero le verifiche effettuate direttamente sul territorio, restano limitati.

Nel 2023, ad esempio, sono state effettuate poco più di 180.000 verifiche a fronte di oltre 40 milioni di soggetti fiscali attivi. Si tratta di una copertura minima, che secondo la Corte rischia di non avere un impatto reale su chi continua a evadere sistematicamente.

Per la Corte, una strategia basata quasi esclusivamente su segnalazioni automatiche e incroci di dati può funzionare nel breve periodo, ma non è sufficiente per ridurre in modo stabile il tasso di evasione. Il timore è che, senza una presenza più capillare degli uffici sul campo, il sistema perda efficacia.

Autonomi e partite Iva: i settori dove l’evasione resta alta

L’evasione fiscale continua a colpire con forza in alcuni settori. Secondo le stime più recenti, circa il 65% del reddito reale sfugge ancora al Fisco. In valore assoluto, questo segmento rappresenta una quota importante del tax gap italiano. Anche sul fronte dell’Iva, l’Italia continua a registrare un gap superiore al 20%, quando la media Ue si attesta sotto il 10%.

Questo significa che ogni anno decine di miliardi di euro di imposta non vengono incassati, con effetti diretti sulla tenuta dei conti pubblici. Il tax gap complessivo, ovvero la differenza tra le imposte teoriche e quelle effettivamente incassate, resta stabile attorno ai 90 o 100 miliardi di euro all’anno.