Esselunga mette in cassa integrazione 200 persone: “Colpa dello sciopero dei trasportatori in appalto”
L’avevano minacciato e l’hanno fatto: Esselunga ha avviato la cassa integrazione per oltre 200 dipendenti del magazzino di via Dione Cassio a Milano. La causa? Lo sciopero in corso, indetto dalla Filt Cgil Milano, contro le aziende Brivio e Viganò, Deliverit e Cap Delivery, ditte che forniscono al colosso della grande distribuzione i servizi di […] L'articolo Esselunga mette in cassa integrazione 200 persone: “Colpa dello sciopero dei trasportatori in appalto” proviene da Il Fatto Quotidiano.

L’avevano minacciato e l’hanno fatto: Esselunga ha avviato la cassa integrazione per oltre 200 dipendenti del magazzino di via Dione Cassio a Milano. La causa? Lo sciopero in corso, indetto dalla Filt Cgil Milano, contro le aziende Brivio e Viganò, Deliverit e Cap Delivery, ditte che forniscono al colosso della grande distribuzione i servizi di consegna per le spese online.
In sostanza, secondo Esselunga, l’astensione da parte dei driver rende inutile il lavoro dei suoi dipendenti che si occupano di preparare le spese poi affidate ai trasportatori per le consegne. “Questo passaggio, purtroppo, è inevitabile anche per evitare enormi sprechi alimentari”, sostiene Esselunga.
L’azienda lamenta ancora che la situazione “ha compromesso in modo significativo la nostra capacità di garantire ai clienti il servizio e-commerce nell’area di Milano a discapito in particolare di persone anziane e in stato di fragilità per cui il servizio è indispensabile”.
L’ultima tappa del braccio di ferro, iniziato prima di Pasqua, è andato in scena in Prefettura a Milano dove la Filt Cgil, insieme a Fit Cisl e Uiltrasporti, ha incontrato di fronte alle istituzioni le aziende coinvolte. Le quattro ore di confronto si sono chiuse con un nulla di fatto. I sindacati denunciano da tempo criticità ormai insostenibili e lamentano che le aziende in appalto “si nascondono” ed Esselunga “tenta di scaricare la responsabilità”.
La Filt Cgil ha più volte ricordato come il gigante della grande distribuzione, essendo “committente” del servizio da anni, è “consapevole delle condizioni di chi svolge le consegne, ma si è sempre voltata dall’altra parte, non garantendo sicurezza e correttezza fino ad arrivare ora a mettere le persone le une contro le altre”.
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