Eroi dell’ambiente: chi sono i sette vincitori del Goldman Environmental Prize 2024 che stanno cambiando il mondo
C’è qualcosa di profondamente ispiratore nel vedere come singoli individui, armati solo di convinzione e determinazione, possano cambiare il corso degli eventi. È la storia che ci raccontano i vincitori del Premio Goldman 2025, il riconoscimento ambientale più prestigioso al mondo, che quest’anno celebra sette eroi dell’ambientalismo provenienti da sei continenti. “È stato un anno...

C’è qualcosa di profondamente ispiratore nel vedere come singoli individui, armati solo di convinzione e determinazione, possano cambiare il corso degli eventi. È la storia che ci raccontano i vincitori del Premio Goldman 2025, il riconoscimento ambientale più prestigioso al mondo, che quest’anno celebra sette eroi dell’ambientalismo provenienti da sei continenti.
“È stato un anno difficile sia per le persone che per il Pianeta,” ha dichiarato Jennifer Goldman Wallis, vicepresidente della Goldman Environmental Foundation. “Ci sono così tante cose che ci preoccupano, ci stressano, ci indignano e ci tengono divisi… questi leader e insegnanti ambientalisti – e la comunità ambientalista globale che li sostiene – sono l’antidoto”.
I premiati di quest’anno raccontano la capacità dell’attivismo di base di ottenere vittorie significative nella tutela ambientale, anche quando le sfide sembrano insormontabili. Le loro storie testimoniano come il coraggio individuale possa catalizzare cambiamenti strutturali profondi, proteggendo ecosistemi vitali e comunità vulnerabili.
Denunciare il traffico di rifiuti tra continenti
Semia Gharbi, 57enne scienziata ed educatrice ambientale tunisina, ha guidato una campagna che ha smascherato un sistema organizzato di traffico di rifiuti tra Italia e Tunisia. Nel 2019, un’azienda italiana spedì centinaia di container di rifiuti domestici in Tunisia, etichettandoli falsamente come plastica riciclabile. Gharbi non si è limitata a denunciare: ha organizzato una pressione mediatica internazionale, ha coinvolto esperti delle Nazioni Unite e ha mobilitato i legislatori.
Il risultato? Oltre 40 arresti tra funzionari corrotti tunisini e italiani, la restituzione di 6.000 tonnellate di rifiuti illegalmente esportati e, soprattutto, un rafforzamento delle normative europee sul trasporto internazionale di rifiuti. La sua battaglia non ha solo ripulito il suo Paese, ma ha contribuito a migliorare le regole globali che proteggono le nazioni più vulnerabili dallo sfruttamento ambientale.
Salvare i fiumi sacri
A migliaia di chilometri di distanza, in Perù, Mari Luz Canaquiri Murayari, 56 anni, ha ottenuto una vittoria storica per il fiume Marañón, un affluente dell’Amazzonia lungo 1.600 chilometri che alimenta il 75% delle zone umide tropicali del Paese. Grazie alla sua guida dell’associazione delle donne indigene Kukama, il fiume ha ottenuto personalità giuridica, con il diritto di scorrere liberamente e senza contaminazioni.
Il tribunale ha riconosciuto il valore intrinseco del fiume e ha imposto al governo peruviano di cessare di violarne i diritti, ordinando misure immediate per prevenire future fuoriuscite di petrolio. Per il popolo Kukama, che crede che i propri antenati risiedano sul letto del fiume, questa vittoria ha un significato che trascende la mera tutela ambientale, toccando la sfera spirituale e culturale.
In Albania, una coppia di attivisti ha ottenuto una vittoria altrettanto significativa. Besjana Guri, 37enne assistente sociale, e Olsi Nika, 39enne biologa ed ecologista, hanno condotto una campagna decennale che ha portato alla designazione del fiume Vjosa, lungo 268 chilometri, come parco nazionale fluviale selvaggio – il primo in Europa a proteggere un fiume selvaggio. La loro iniziativa ha bloccato la costruzione di una diga idroelettrica e ha garantito protezione al fiume e ai suoi tre affluenti, che rappresentano alcuni degli ultimi corsi d’acqua a flusso libero in Europa.
Fermare lo sviluppo insostenibile
Nelle Isole Canarie, Carlos Mallo Molina ha scelto di abbandonare la sua carriera di ingegnere civile per proteggere l’ecosistema marino di Tenerife. Il suo obiettivo: impedire la costruzione di un grande terminal per imbarcazioni da diporto e traghetti che minacciava la riserva marina più importante della Spagna, habitat di tartarughe marine, balene, calamari giganti e squali blu in via di estinzione.
La sua campagna, durata tre anni, ha coinvolto subacquei, ambientalisti internazionali e residenti locali. Con una strategia che ha puntato molto sull’educazione – inclusa la realizzazione di un’immersione subacquea virtuale nelle aree marine minacciate e un libro per bambini – Mallo è riuscito a ottenere l’annullamento del progetto, salvaguardando l’unico sito di balene patrimonio nelle acque territoriali europee.
Combattere l’inquinamento
Negli Stati Uniti, Laurene Allen, assistente sociale 62enne, ha trasformato una preoccupazione locale in una vittoria nazionale. La sua battaglia, durata otto anni, ha portato alla chiusura di un impianto di produzione di plastica nel New Hampshire che per vent’anni aveva disperso sostanze chimiche tossiche nell’aria, nel suolo e nelle riserve idriche della cittadina di Merrimack.
Allen non si è fermata a questo risultato: ha trasformato la campagna locale in una rete a livello statale e nazionale per affrontare la contaminazione da PFAS, i cosiddetti “forever chemicals”, contribuendo a convincere l’amministrazione Biden a stabilire il primo standard federale per l’acqua potabile per queste sostanze tossiche.
Proteggere il deserto dalle miniere
Il vincitore più anziano di quest’anno è Batmunkh Luvsandash, ex ingegnere elettrico mongolo di 81 anni. La sua missione: proteggere il deserto del Gobi orientale dall’insaziabile appetito mondiale di minerali. Nato in una famiglia di pastori nomadi nella regione di Dornogovi, Luvsandash ha visto come l’attività mineraria minacciasse un ecosistema unico che ospita la pecora Argali, il 75% della popolazione mondiale di asino selvatico asiatico, una specie in via di estinzione, e numerose specie vegetali endemiche.
Il suo approccio metodico, che ha incluso il rilievo personale del paesaggio e la mappatura a mano delle aree di interesse culturale ed ecologico, ha portato alla creazione di un’area protetta di 26.700 ettari nella provincia di Dornogovi nel 2022, che si aggiunge a decine di migliaia di ettari già protetti, per un totale di 83.200 ettari chiusi alle attività estrattive.
Il costo dell’attivismo ambientale
Il premio Goldman, istituito nel 1989, ha riconosciuto finora 233 vincitori provenienti da 98 nazioni, celebrando il coraggio di chi si batte per l’ambiente, spesso a rischio della propria vita. Tre beneficiari del premio sono stati uccisi, tra cui la vincitrice del 2015 proveniente dall’Honduras, la leader indigena Lenca Berta Cáceres, assassinata nel 2016 per il suo impegno contro un progetto di diga.
Secondo un osservatorio gestito dall’organizzazione benefica Global Witness, tra il 2012 e il 2023 sono stati uccisi più di 2.100 difensori dei diritti ambientali e territoriali in tutto il mondo. L’America Latina resta il luogo più pericoloso in cui difendere l’ambiente, ma tattiche repressive vengono sempre più utilizzate anche in Asia, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Unione europea.
In un’epoca in cui il collasso della biodiversità, la carenza d’acqua, l’inquinamento e la crisi climatica rappresentano minacce esistenziali, questi attivisti di base ci mostrano una via d’uscita. Non si tratta solo di proteggere l’ambiente: si tratta di difendere il futuro dell’umanità stessa, un fiume, una foresta, un deserto alla volta.
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