Emergenza siccità in Sicilia: i dissalatori sono davvero la soluzione?
L’emergenza siccità, in Sicilia, è oramai una questione trita e ritrita: ogni anno, la mancanza d’acqua mette a rischio la vita di circa 2 milioni di persone. Da ottobre 2024, in diverse città dell’isola, tra cui Palermo, sono stati attuati razionamenti d’acqua, una realtà che ha reso urgente cercare soluzioni drastiche. Ma una delle risposte...

L’emergenza siccità, in Sicilia, è oramai una questione trita e ritrita: ogni anno, la mancanza d’acqua mette a rischio la vita di circa 2 milioni di persone.
Da ottobre 2024, in diverse città dell’isola, tra cui Palermo, sono stati attuati razionamenti d’acqua, una realtà che ha reso urgente cercare soluzioni drastiche. Ma una delle risposte principali, per adesso, è stata l’attivazione di dissalatori a Gela, a Trapani e a Porto Empedocle, impianti che trasformano l’acqua salata del mare in acqua potabile.
Leggi anche: La dissalazione ci salverà dalla siccità? Cos’è esattamente e dove sono gli impianti in Italia e nel mondo
Il Governo Meloni ha investito 100 milioni di euro per riattivarli, impianti già esistenti ma abbandonati a causa dei costi troppo elevati per il loro mantenimento.
Tuttavia, in che misura ne è valsa la pena?
I dissalatori sono ampiamente utilizzati in Paesi come Israele, Spagna e Arabia Saudita, dove la scarsità d’acqua è un problema cronico. Per queste ragioni, sembrerebbe che siano la soluzione migliore, anzi l’unica, in un territorio come quello siciliano, in molte zone privo di fiumi e corsi d’acqua dolce sufficienti a soddisfare il fabbisogno idrico della popolazione.
Tuttavia, sebbene i dissalatori possano risolvere temporaneamente la crisi idrica, la loro applicazione presenta problematiche significative dal punto di vista ambientale ed economico.
Dissalatori, perché sì
- Soluzione per le zone aride
- Riduzione della dipendenza dalle falde acquifere
- Nuova fonte d’acqua
Dissalatori, perché no
Innanzitutto, l’uso di energia per il processo di desalinizzazione è elevato: la produzione di acqua potabile dal mare richiede una grande quantità di energia, di solito derivante da fonti fossili, il che contribuisce ad aumentare le emissioni di CO2, aggravando la crisi climatica. Inoltre, il processo di dissalazione produce scarti salini e altre sostanze che, se non smaltiti correttamente, possono compromettere ulteriormente l’ecosistema marino.
Oltre agli impatti ambientali, i dissalatori hanno costi di gestione e manutenzione estremamente alti. Anche con l’investimento governativo, la loro efficienza rimane limitata e non risolvono i problemi strutturali alla base della crisi idrica. In Sicilia, infatti, la metà dell’acqua potabile viene persa durante il trasporto a causa di infrastrutture obsolete e inefficienti. La rete di distribuzione è un colabrodo che spreca risorse vitali prima che raggiungano i cittadini.
Mentre Salvini continua a raccontare fandonie sullo scellerato ponte sullo Stretto, progetto ormai in stallo procedurale da mesi per il quale stiamo buttando a mare una valanga di miliardi, in Sicilia ci sono gli invasi vuoti e si porta avanti lo scriteriato ricorso ai dissalatori, che sono insieme inutili e pericolosi per l’agricoltura, incalzano dal M5S.
Dunque, mentre i dissalatori possono offrire una risposta immediata alla siccità, non rappresentano una soluzione sostenibile a lungo termine. È necessario un intervento più ampio che affronti le cause della crisi idrica, come il miglioramento delle infrastrutture di distribuzione e l’adozione di pratiche agricole più efficienti nell’uso dell’acqua. Solo con un approccio integrato e sostenibile si potrà garantire un futuro idrico sicuro per la Sicilia e i suoi abitanti.
Non vuoi perdere le nostre notizie?
- Iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite
Leggi anche:
- Sicilia e Sardegna senza acqua: qui la siccità estrema è del 50% più probabile
- La dispersione delle reti idriche in Italia è più grave di quanto pensiamo
- Crisi idrica, ormai è troppo tardi. La situazione dell’acqua potabile è gravissima e durerà anni
- Crisi idrica: in Italia la disponibilità d’acqua si è ridotta del 19% in 30 anni e andrà sempre peggio, l’allarme dell’Ispra