Elezioni regionali: "Il Veneto alla Lega". Centrodestra spaccato

Fratelli d’Italia deve ancora dare il suo consenso. In Campania tutto dipende da cosa farà De Luca.

Mag 10, 2025 - 07:04
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Elezioni regionali: "Il Veneto alla Lega". Centrodestra spaccato

Inesorabili le elezioni regionali si avvicinano, il buco nero della destra e il vero scoglio resta il Veneto. Il braccio di ferro tra FdI e Lega prosegue, ma il tempo stringe. Il tentativo di Luca Zaia (foto) di posticipare le elezioni fino alla primavera del 2026 è stato affondato dal Consiglio di Stato: "Le norme regionali sulla durata degli organi elettivi devono conformarsi a quelle nazionali", il parere emesso dai giudici l’altro giorno. Si chiude perciò la finestra prevista dalla legge elettorale veneta che permetteva di votare il prossimo anno. Il viceré veneto non gradisce: "Le leggi si rispettano, ma il governo ha prorogato i comuni che sono stati eletti nel 2020 come noi. Non si capisce perché il comune di Venezia andrà a votare in primavera e la regione no. Accorpare avrebbe fatto risparmiare milioni di euro".

Il parere del Consiglio, però, è tassativo: le elezioni dovranno svolgersi entro il 20 novembre. Al massimo si potrà arrivare alla domenica successiva, il 23. E pure questa ultima data utile, volendo accorpare in un election day le 6 regioni interessate al voto in autunno, crea problemi ai campani: "Non si può – s’inalbera il forzista Fulvio Martusciello – è l’anniversario del terremoto (dell’Irpinia, ndr)". Certo, se si rispettano tutti gli anniversari si vota ogni ventennio. Beghe sulle date a parte, resta il problema grosso: chi si candida. Tanto Zaia quanto il governatore lombardo, Attilio Fontana, non hanno dubbi: "Il Veneto deve rimanere alla Lega". Nelle settimane scorse girava voce che la stessa Meloni fosse avviata a rassegnarsi, accontentandosi di un pagherò: candidare un tricolore in Lombardia fra tre anni. Ma il coordinatore veneto di Fdi, Luca De Carlo, smentisce nettamente: FdI disposta a lasciare la regione al Carroccio? "È la bugia che raccontano pensando che a dirla tante volte si avvera", taglia corto.

In ballo c’è pure la Campania, qui è inutile aspettarsi una decisione finché non si risolve il rebus De Luca. Edmondo Cirielli, viceministro agli Esteri di FdI, ha già scaldato i motori, Forza Italia nicchia e c’è chi sostiene che vorrebbe mettere in campo un nome di richiamo: Myrta Merlino. Molto dipende da cosa farà De Luca. Se decidesse di mollare il centrosinistra magari passando con Azione e puntando su un suo candidato, il centrodestra ha già le braccia aperte per accogliere il leader di Azione e con lui i cospicui voti controllati dal sovrano della Campania. Se De Luca resta nel campo largo la partita per la destra sarebbe persa e il nome del candidato diventerebbe quasi irrilevante.

In Toscana, dove le chance di vittoria sono ridotte all’osso, non possono esserci dubbi: l’unico ad avere una vaga possibilità di competere è il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi (FdI). "Noi siamo già in campagna elettorale con lui", chiarisce il responsabile dell’organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli. Per la destra i principali dolori arrivano dalle Marche. Fino a poco tempo fa la conferma di Francesco Acquaroli veniva considerata certa, ma da quando l’ex sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, è passato dalla minoranza all’area schleiniana nel Pd, conquistando la candidatura, quella piazza è diventata pericolante. Dal momento che in Puglia la vittoria di Antonio Decaro contro chiunque venga spedito a immolarsi è scontata, si rischia il 4 a 1. La Valle d’Aosta è un caso a sé: regna l‘Union Valdôtaine. Insomma la battaglia d’autunno per la maggioranza può diventare una disfatta.