Ecuador al bivio: sinistre unite per fermare la riconferma del presidente Noboa, il “nuovo Milei”
Alla guida dell’Ecuador ci sarà per la prima volta una donna o sarà riconfermato il rampollo della borghesia imprenditoriale, l’attuale presidente Daniel Noboa? La partita è aperta, per quanto i sondaggi diano 8 punti di vantaggio a Luisa Gonzàlez, del Movimiento Revolución Ciudadana. La recente storia dell’Ecuador dice che la somma dell’odio per l’ex presidente […] L'articolo Ecuador al bivio: sinistre unite per fermare la riconferma del presidente Noboa, il “nuovo Milei” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Alla guida dell’Ecuador ci sarà per la prima volta una donna o sarà riconfermato il rampollo della borghesia imprenditoriale, l’attuale presidente Daniel Noboa? La partita è aperta, per quanto i sondaggi diano 8 punti di vantaggio a Luisa Gonzàlez, del Movimiento Revolución Ciudadana. La recente storia dell’Ecuador dice che la somma dell’odio per l’ex presidente Rafael Correa – presidente fino al 2017, di centrosinistra – più il timore di nuovi tradimenti del progressismo hanno spinto negli ultimi ballottaggi presidenti di destra, prima Guillermo Lasso (fino al 2023) poi lo stesso Noboa. La memoria di Lenin Moreno (successore di Correa), le sue politiche economiche e ambientali, hanno poi scavato un solco sempre più profondo tra i movimenti sociali e le rappresentanze di centro-sinistra.
Davanti al rischio concreto che Noboa – un personaggio a metà tra il presidente salvadoregno Nayib Bukele e quello argentino Javier Milei – possa tornare ad essere presidente, il Pachakutik – il partito “indigeno” arrivato terzo al primo turno – ha deciso di stringere un patto di desistenza con Gonzalez e appoggiarla al ballottaggio. Il Pachakutik ha raccolto poco più del 5 per cento delle preferenze ed è il “braccio” politico della Conaie, la Confederazione delle nazionalità indigene, e dei movimenti sociali. Il leader Leonidas Iza ha guidato una difficile scelta collettiva per cercare di evitare che nello scacchiere latino americano ci sia un paese in più che guarda a destra e all’amicizia di Donald Trump. Scelta difficile perchè il centrosinistra dell’Ecuador (così come del continente) ha tradito più volte indigeni e contadini, ha spinto sull’acceleratore dello “sviluppismo”e dello sfruttamento di territori e risorse naturali. In cambio ci sono state forme di re-distribuzione di ricchezza. Uno schema che in paesi multinazionali non paga, apre fratture e butta sale su ferite di stampa coloniale. Alleanza difficile anche per Gonzàlez che ben conosce la forza, e radicalità, della Conaie e sa che se vincerà potrebbe non reggere lo scontro sia a livello parlamentare che sociale. A spingere per lei oggi è lo scenario globale di caos economico, culturale ed ideologico generato dalla nuova amministrazione Usa, ma anche le fratture dentro la destra e il mondo imprenditoriale e la crisi di Milei in Argentina.
Questo potrebbe valere anche in Ecuador. Daniel Noboa è figlio di Álvaro Fernando Noboa Pontón, l’uomo più ricco del paese, proprietario di Bonita Banana, una mega impresa che commercia in tutto il mondo la banana ecuadoriana. La fortuna della famiglia affonda le proprie radici nella produzione alimentare, business molto lontano dal mondo della finanza o dell’high tech: per questo molti temono che le sue politiche andranno a vantaggio quindi solo di una parte dell’imprenditoria. Nei 18 mesi di governo Daniel ha cercato di emulare più Bukele che Milei, pur cercando di dare degli strappi ecomomici e “ridurre” i costi dello stato. Ma ha fallito sia dal punto di vista della sicurezza che da quello ecomomico. Lo stato d’emergenza proclamato contro i gruppi criminali non ha risolto il problema e ha alimentato lo scontro con i movimenti sociali. L’Ecuador non è il Salvador e la repressione “senza se e senza ma” con cui Bukele ha cancellato diritti umani e democrazia, grazie a un supporto sociale importante, non era possibile a Quito e dintorni. Noboa non l’ha capito e si è scontrato contro un muro.
Il ballottaggio di domenica prossima, insomma, sarà deciso più dalla paura e la sfiducia verso l’altra proposta politica. Le ultime ore saranno quindi decisive e sia Gonzalez che Noboa sono molto attenti a ciò che dicono per evitare di aumentare la sfiducia più che convincere l’elettorato. Oltre alle prese di posizione dei due contendenti l’altro elemento che potrebbe “modificare” il voto è quello della violenza. Nel 2023 i gruppi criminali e le loro scorribande portarono a votare Noboa, in queste ultime ore di campagna elettorale una nuova escalation di violenza potrebbe avere un peso, non si sa bene a favore di chi. I gruppi criminali lo sanno, e faranno i loro conti.
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