Ecco i consigli di Deutsche Bank a Merz per risollevare la Germania

La Germania si trova a un bivio storico, scrivono gli analisti di Deutsche Bank, e dopo decenni di prosperità economica il paese sta affrontando una stagnazione che minaccia il suo futuro. Prima parte dell'approfondimento di Pierluigi Mennitti.

Mar 21, 2025 - 09:46
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Ecco i consigli di Deutsche Bank a Merz per risollevare la Germania

La Germania si trova a un bivio storico, scrivono gli analisti di Deutsche Bank, e dopo decenni di prosperità economica il paese sta affrontando una stagnazione che minaccia il suo futuro. Prima parte dell’approfondimento di Pierluigi Mennitti

È dedicato alla Germania il primo approfondimento del Research Institute della Deutsche Bank, un nuovo centro di studio votato all’analisi dei principali temi globali, e si configura, più che come una ricerca, come un vero e proprio catalogo di consigli per il futuro cancelliere Friedrich Merz su quel che serve per rilanciare l’economia del paese. Il titolo, d’altronde, non nasconde gli intenti: di cosa ha bisogno adesso l’economia tedesca.

Il quadro di partenza è infatti desolante, riassume tutti i numeri negativi che hanno scandito l’economia tedesca negli ultimi anni e lancia l’allarme sulla drammaticità del momento. La Germania si trova a un bivio storico, scrivono gli analisti di Deutsche Bank, e dopo decenni di prosperità economica il paese sta affrontando una stagnazione che minaccia il suo futuro. L’economia tedesca ha registrato nel 2024 il tasso di crescita più basso tra le nazioni industriali del G7, e le prospettive, non solo per l’anno in corso ma per l’intero prossimo decennio, non sono rosee. La crisi è strutturale e senza un cambiamento radicale nella politica economica, la Germania rischia di perdere ulteriormente terreno rispetto a competitor globali come gli Stati Uniti, dove la crescita media annua è stimata al 3%, contro lo 0,5% previsto per il 2025 in Germania (ma l’Ifo lo ha appena rivisto in calo allo 0,2).

GLOBALIZZAZIONE IN DECLINO E PROTEZIONISMO USA

Gli anni d’oro della globalizzazione, che hanno trainato l’economia tedesca grazie alle esportazioni e alle catene di approvvigionamento globali, sono finiti. La nuova amministrazione statunitense, con politiche protezionistiche e dazi commerciali, sta creando un contesto globale sempre più frammentato. La Cina, da parte sua, sta inondando i mercati con prodotti sovvenzionati, mettendo sotto pressione settori chiave come l’automotive tedesco. In questo scenario, sottolinea Deutsche Bank, la Germania non può più contare sul commercio globale come motore di crescita.

La stagnazione economica non è solo un problema di numeri, ma una minaccia esistenziale. Senza crescita, la Germania non sarà in grado di finanziare i suoi sistemi di sicurezza sociale, di realizzare la transizione verde o di garantire la propria sicurezza nazionale. La stima dell’istituto di Francoforte è che, se lo status quo persiste, il reddito pro capite tedesco potrebbe ridursi alla metà di quello statunitense entro il 2033. Questo divario minaccia non solo la prosperità, ma anche la coesione sociale e la stabilità politica.

UN’ESPANSIONE FISCALE STRATEGICA

Per invertire questa tendenza, Deutsche Bank suggerisce al futuro cancelliere di adottare un’agenda politica audace, basata su un’espansione fiscale mirata. La banca riconosce che l’espansione fiscale comporta dei rischi, ma sostiene che i benefici a lungo termine superano di gran lunga i costi: una svolta economica non sarà possibile senza un’espansione della politica fiscale. In questo senso la prima mossa dei partiti in trattativa per formare il nuovo governo – la modifica costituzionale sul freno al debito e gli stanziamenti progettati per riarmo, infrastrutture e clima – dovrebbe incontrare gli auspici di Francoforte. Tali investimenti devono essere effettuati con oculatezza e disciplina, evitando sprechi e concentrandosi su progetti ad alto rendimento, è scritto nell’analisi del Research Institute, l’obiettivo non è semplicemente fornire uno stimolo ciclico a breve termine, ma creare le basi per una crescita sostenibile e duratura.

Gli investimenti pubblici, finanziati attraverso un aumento del debito, dovrebbero essere quindi indirizzati verso settori strategici come la difesa, le infrastrutture e la digitalizzazione. Ad esempio, un aumento della spesa per la difesa non solo rafforzerebbe la sicurezza nazionale, ma potrebbe anche generare ricadute tecnologiche per l’economia civile, come è avvenuto negli Stati Uniti con la DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), l’agenzia governativa del Dipartimento della Difesa.

D’altronde, rileva lo studio, “forse la più grande omissione degli ultimi decenni è stata la trascuratezza delle capacità generali di difesa. La sicurezza nazionale è l’investimento territoriale più fondamentale e, in quanto bene pubblico per eccellenza, può essere fornita solo dallo Stato”.

In un mondo sempre più instabile, la Germania non può permettersi di trascurare la propria difesa, ma gli investimenti in capacità militari non sono necessari solo per proteggere il paese da minacce esterne, ma anche per stimolare la ricerca e lo sviluppo tecnologico, con ricadute positive sull’intera economia: “le università militari dovrebbero essere promosse come istituzioni leader nella ricerca e nella formazione”.

ABBATTERE LA BUROCRAZIA

Tuttavia, gli investimenti pubblici da soli non bastano. Oltre all’espansione fiscale, Deutsche Bank pone l’accento sulla necessità di riforme strutturali profonde. La burocrazia eccessiva e la regolamentazione soffocante sono identificati come i principali ostacoli alla crescita: “La riduzione della burocrazia dovrebbe avere la priorità assoluta nella prossima legislatura”, scrivono gli analisti di Deutsche Bank, “le aziende citano sempre più spesso l’escalation normativa e burocratica come il principale ostacolo all’innovazione, agli investimenti e alla competitività. Il Consiglio nazionale di controllo normativo stima i costi annuali di conformità, ovvero i costi diretti della burocrazia, a 65 miliardi di euro, pari a circa l’1,5% del Pil”. Le prove empiriche suggeriscono che le democrazie ricche e in via di invecchiamento lottano per limitare, per non parlare di ridurre, la regolamentazione e la burocrazia e questa dovrebbe essere una priorità assoluta del prossimo governo federale: quantificare l’impatto sulla crescita è difficile, ma una deregolamentazione significativa potrebbe aumentare la crescita potenziale di almeno un punto percentuale. La resistenza di gruppi di interesse radicati, spesso potenziati o protetti dalle normative esistenti, rappresenta un ostacolo significativo alla riforma normativa nei paesi europei e soprattutto in Germania. Épater la bureaucratie! potrebbe essere il motto necessario: senza questa riforma, il rischio è che gli investimenti pubblici si traducano in un semplice stimolo ciclico a breve termine, senza effetti duraturi sulla crescita.