Dsr Bank: tutti i dubbi sulla nuova e pericolosa banca della Nato

Oltre a dubbi di tipo finanziario, la Dsr Bank pone seri problemi sulle questioni del riarmo e della repressione del dissenso interno L'articolo Dsr Bank: tutti i dubbi sulla nuova e pericolosa banca della Nato proviene da Valori.

Mag 5, 2025 - 06:20
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Dsr Bank: tutti i dubbi sulla nuova e pericolosa banca della Nato

Altro che pace, altro che prosperità. Con l’accelerazione sulla creazione della Dsr Bank (la Banca per la Difesa, la Sicurezza e la Resilienza), ovvero la banca della Nato, la corsa europea al riarmo si manifesta per quello che è. La volontà di creare nuovi strumenti finanziari, aperti a speculazioni di ogni genere, con la scusa della sicurezza. Solo che, appunto, questa volta c’è di mezzo la produzione di armi. E come insegnava Cechov, se in scena appaiono delle armi, prima o poi queste sparano. Inoltre, non è detto che queste armi debbano sparare solo in Paesi lontani, potrebbero anche essere usate per reprimere il dissenso interno nei Paesi della stessa Nato.

Il problema è che il via libera alla nuova banca della Nato sembra imminente. Secondo il quotidiano francese Les Echos, infatti, siamo vicini all’approdo. Già a inizio giugno, in occasione del prossimo vertice della Nato all’Aia a cui dovrebbe partecipare anche Donald Trump, si dovrebbero vedere i primi impegni economici da parte degli Stati membri nella Dsr Bank. Si parla di almeno 20 miliardi di sterline messi dai vari Paesi sui 100 miliardi che la banca punta a raccogliere. Gli altri 80 arriveranno infatti da investitori privati.

Dsr Bank: quali obiettivi si nascondono dietro la nuova banca della Nato

Come noto, il piano ReArm Europe non prevede forme di finanziamento comune. Solo prestiti e ulteriore debito per ogni singolo Stato membro. Sembra infatti oramai dimenticata l’idea, perorata anche da Mario Draghi, di un debito comune europeo. È vero che l’Unione europea ha deciso di scorporare le spese militari dal Patto di stabilità, permettendo anche agli Stati già indebitati di potersi indebitare di nuovo per partecipare alla corsa alle armi e alle future guerre. E non certo per investire su lavoro, scuola, sanità e tutte quelle quisquiglie che hanno a che fare con la dignità umana.

Ma è anche vero che c’è chi, come la Germania, può permettersi di mobilitare enormi capitali in tempi brevi. E chi come l’Italia, ma anche la Francia, rischia di mettere a repentaglio i propri conti. Ecco quindi spuntare non proprio dal nulla, come vedremo era già stato pensato prima ancora che si palesasse la guerra, un nuovo e splendido strumento finanziario: la Dsr Bank. Un istituto di prestito multilaterale pronto a venire in soccorso degli Stati desiderosi di armarsi e partire.

In realtà ci sarebbe già la Bei (Banca europea per gli investimenti) a svolgere queste funzioni. Ma inopinatamente la Bei è soggetta a tutta una serie di limitazioni: tipo non finanziare la corsa alle armi, o comunque finanziare solo investimenti che prevedano la doppia modalità civile e militare. E così ecco nascere un istituto finanziario privato, messo in piedi a Londra da ex dirigenti della Nato e di JP Morgan, che può svolgere le stesse funzioni della Bei senza quei fastidiosi lacciuoli ambientali, sociali e di governance che tanto danno fastidio al capitalismo di guerra.

Come funzionerà davvero la Dsr Bank: strumenti finanziari e prestiti

Il nuovo strumento finanziario si chiama appunto Banca per la Difesa, la Sicurezza e la Resilienza (Dsr Bank). Punta a raccogliere subito un centinaio di miliardi in sterline dagli Stati azionisti per, dice la nota informativa: «colmare il gap di finanziamento che minaccia la sicurezza occidentale». Data infatti «la crescente aggressività della Russia e le sfide di sicurezza nell’Indo-Pacifico, Dsr Bank costituirà una nuova istituzione finanziaria multilaterale per finanziare aspetti cruciali della difesa in tutta la Nato, l’Ue e le nazioni alleate». Interessante che, oltre allo spauracchio Russia, si citi anche una (successiva?) proiezione asiatica.

Il finanziamento della Dsr Bank avverrebbe attraverso l’emissione di obbligazioni con rating AAA, sostenute dagli stessi Paesi azionisti. Di modo che possano arrivare quei capitali a basso costo necessari acquistare e scambiarsi armi sotto l’ombrello della Nato. Sarebbero quattro le funzioni principali dell’istituto. Prestiti diretti agli Stati per esigenze di difesa. Opzioni di copertura valutaria per proteggersi dalla volatilità del mercato. Finanziamento tramite leasing per il commercio di armamenti tra alleati. Modernizzazione e rafforzamento della supply chain della difesa in ambito Nato.

«Molti governi vogliono rafforzare le loro capacità di difesa ma sono frenati dai limiti legati al debito pubblico», ha detto a Bloomberg il signor Robert Murray. Ex responsabile innovazione nella Nato, già promotore del Venture Capital Fund della stessa Nato e da ultimo fondatore della Dsr Bank. «Per questo proponiamo un approccio strategico, credibile e basato sul mercato che assicura la possibilità di difendere la democrazia senza compromettere la stabilità economica».

Dsr Bank e Nato: il vero scopo tra riarmo e controllo interno

Bene, quindi si tratta di difendere la pace e la democrazia. A causa «dell’aggressione della Russia» e con un occhio «sull’Indo-Pacifico». Solo che, a leggere il prospetto della Dsr Bank pubblicato a firma dello stesso Robert Murray lo scorso dicembre sull’Atlantic Council si scopre una cosa. Ovvero che questa idea di creare uno strumento finanziario per aiutare gli Stati europei ad acquistare armi risale al 2019. Tre anni prima che la Russia invadesse l’Ucraina.

Risulta quindi evidente che i tecnici della Nato e di alcune banche di affari avessero deciso di creare questo strumento speculativo legato alle armi ben prima di nasconderlo dietro le questioni della pace e della guerra. Ecco quindi che alle perplessità finanziarie se ne aggiungono altre. Perché ora cade anche tutta la fumosa cortina ideologica – la pace e la prosperità – dietro cui si nasconde questa operazione speculativa. E si capisce perfettamente che l’idea di investire in armi – e non in salute, istruzione, lavoro e dignità – non ha nulla a che fare con la situazione geopolitica attuale.

Nasce quindi un ultimo, tragico, dubbio. Le armi, intese come strumenti tecnologici per la sicurezza, non sono solo bombe o missili da sganciare in Paesi lontani. Sono anche strumenti di controllo, sorveglianza e repressione da applicare all’interno degli stessi Paesi membri della Nato. E vista l’onda nera che attraversa l’Europa fino alle altre sponde dell’Atlantico, c’è poco da stare tranquilli. La Dsr Bank sembra infatti pensata, oltre che per gonfiare delle tasche dei mercati di armi e degli speculatori, anche per aiutare a reprimere ancor di più il dissenso interno.

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