“Dossier contro i papabili: i conservatori tramano”. Il peso degli americani al Conclave

L’analista gesuita Thomas Reese: “Qualcuno potrebbe servire polpette avvelenate. Bergoglio era l’anti-Trump. Sarà difficile trovare uno come lui”

Apr 29, 2025 - 03:43
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“Dossier contro i papabili: i conservatori tramano”. Il peso degli americani al Conclave

Roma, 29 aprile 2025 – Dalla Chiesa statunitense sono giunte in questi anni le critiche più pesanti al papato di Francesco, in particolare su temi come l’ecologia integrale, la fratellanza universale e i divorziati risposati. Adesso sempre da Oltreoceano potrebbero essere servite delle polpette avvelenate sui cardinali per i quali si sta apparecchiando il Conclave. “Alcuni gruppi conservatori hanno condotto delle ricerche per provare a minare in qualche modo dei candidati – confida il prete statunitense Thomas Reese, analista senior del Religion News Service, ex editorialista del National Catholic Reporter ed ex redattore capo del settimanale cattolico America –. Bisogna vedere se e come faranno uscire questi dossier”. Quel che è certo per il gesuita, tra i massimi esperti delle dinamiche interne al cattolicesimo a stelle e strisce, è il fatto che “non ci sia una figura come Bergoglio all’interno del Collegio cardinalizio per personalità ed esperienza. Tuttavia, non verrà eletto nessuno di coloro che rifiutano la sua eredità”, compresa quella relativa alle sue critiche all’indirizzo delle politiche dell’amministrazione Usa.

Il presidente degli Stati Uniti avrà tirato un sospiro di sollievo dopo la morte del Papa?

REESE

“Su tante questioni e caratteristiche personali, Francesco era l’opposto di Donald Trump. Sarà difficile trovare una voce profetica come Bergoglio che abbia il diritto di sfidare il presidente Usa”.

Il cardinale Blase Cupich è fra i porporati elettori statunitensi il più in sintonia con papa Francesco?

“Lo è stato come lo sono stati tutti i cardinali americani creati da Bergoglio”.

Pensa che Trump e il suo braccio destro Elon Musk cercheranno d’influenzare il Conclave?

“Sarebbe controproducente. Ritengo che loro stessi si rendano conto di quanto una tale interferenza sarebbe tossica”.

Non crede ad una sorta di ius exclusivae di Trump, un qualche suo diritto di veto su determinati candidati?

“Stiamo parlando di qualcosa di abominevole per la Chiesa e di contrario alla Costituzione statunitense. Questa proibisce l’interferenza del governo negli affari interni delle Chiese”.

Vuol dire che Trump non ha amici in Conclave?

“Non nel senso che rappresenterebbero la sua voce in Cappella Sistina”.

Secondo un esponente italiano dello staff del presidente Usa, però, il cardinale Pietro Parolin sarebbe il candidato ideale.

“No, non è il porporato di Trump. Il segretario di Stato vaticano dialoga con tutti. Chi se ne esce con certe affermazioni è ignorante o fa giri di parole”.

E se proprio questa fosse una strategia per depotenziare la candidatura di Parolin?

“Non penso che loro siano così accorti”.

Trump e Musk finiranno per disinteressarsi al Conclave?

“Quello che è sicuro è che hanno preoccupazioni più urgenti dell’elezione del Papa. Il presidente Usa è nei guai a causa del calo del mercato azionario e dei sondaggi. Allo stesso modo, Musk deve affrontare la flessione delle vendite di Tesla e la diminuzione del prezzo delle sue azioni”.

Come è stata accolta la notizia della morte di Francesco nella Chiesa americana?

“Si è avuto uno choc, ma non c’è stata sorpresa. Sapevamo che il Papa non stava bene, anche se è stato comunque un colpo sapere all’improvviso che se n’era andato. Ci mancherà moltissimo, siamo tutti tristi”.