Dazi, nuova ritorsione. Schiaffo cinese agli Usa. Rispediti gli aerei Boeing
Dopo lo stop agli ordini d’acquisto, pugno duro di Pechino contro le tariffe. Nel 2024 la spesa del Dragone per velivoli e componenti era stata di 12 miliardi.

Troise
È cominciata un’altra settimana di tensioni sul fronte dei dazi. Ieri, ad infiammare le polveri, è stata la Cina, sempre più bersaglio della guerra commerciale avviata dal presidente americano. Il governo di Pechino ha infatti imposto alle compagnie aeree del Dragone non solo di non acquistare velivoli targati Boeing, ma anche di rispedire al mittente quelli già acquistati. Un brutto colpo per il settore aerospaziale americano che, nel 2024, ha venduto alla Cina qualcosa come 12 miliardi di euro fra aerei e componenti per lo spazio, senza acquistare praticamente nulla del "made in China" in questo comparto.
Ora che la guerra dei dazi sembra essere entrata in una fase cruciale, Pechino ha deciso di sferrare un vero e proprio contrattacco, rispondendo ai dazi monstre di Trump (pari al 145%) con tariffe di uguale portata e colpendo settori cruciali dell’export statunitense. Ma non solo. Pechino ha anche deciso di mandare un segnale ai paesi con i quali Trump ha avviato negoziati, facendo capire che, in caso di accordi contenenti clausole anti-cinesi, potrebbero esserci ritorsioni mirate. Il Ministero del Commercio cinese, in una nota, ha infatti spiegato che, pur "rispettando gli sforzi degli Stati per risolvere le loro differenze economiche e commerciali con gli Stati Uniti attraverso consultazioni eque", tutte le parti dovranno "adottare una posizione di equità, giustizia e correttezza storica", sostenendo "le regole economiche e commerciali internazionali e il sistema commerciale multilaterale". Il ministero ha inoltre accusato nuovamente Washington "di promuovere una politica egemonica" e di "attuare intimidazioni unilaterali in campo economico e commerciale".
Nel frattempo, sarebbe già stato rimandato negli USA un Boeing 737 Max dipinto con la livrea di Xiamen. Era tra gli aerei in attesa presso il centro di Zhoushan per i lavori finali di assemblaggio e la consegna. Altri tre velivoli dello stesso modello, in preparazione per due vettori cinesi, sarebbero stati richiamati negli Stati Uniti la scorsa settimana. Il mercato cinese, del resto, è uno dei più ricchi del mondo e per anni Boeing è stato il principale esportatore industriale americano in Cina. Per offrire alle sue compagnie aeree un fornitore alternativo, il governo cinese ha investito decine di miliardi di dollari nella Comac, che ha sede a Shanghai, con l’obiettivo di produrre equivalenti nazionali degli aerei commerciali della Boeing e della europea Airbus. Tuttavia, per avanzare, Comac necessita della tecnologia americana, e già nel 2020 Trump impedì alle aziende a stelle e strisce di interrompere le attività di supporto. Insomma, nella guerra dei cieli, Pechino è certamente più vulnerabile. Per gli analisi, un blocco cinese prolungato degli acquisti da Boeing rischia di ritorcersi contro il produttore cinese Comac, prima che diventi competitivo a livello globale. In ogni caso, la guerra commerciale continua a fare più male agli Stati Uniti che al resto del mondo. Il dollaro è infatti ai minimi da tre anni, mentre i tassi dei titoli del debito pubblico americano a 10 anni sono saliti ancora, superando il 4,37%.
E, sempre ieri, DHL Express ha deciso di sospendere le consegne negli Stati Uniti di valore superiore agli 800 dollari a causa di un "aumento significativo" della burocrazia doganale, conseguenza diretta dell’introduzione del nuovo regime tariffario di Donald Trump. Le modifiche alla normativa hanno infatti allungato i tempi di sdoganamento.