Dazi, dollaro e dati macro: le implicazioni per il mercato obbligazionario

L’annuncio da parte del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, lo scorso 2 aprile, di una nuova serie di dazi sull’importazione ha scatenato una reazione immediata sui mercati finanziari globali. Come osserva Marco Giordano, Investment Director di Wellington Management, “il trade-off crescita/inflazione a breve termine si sta drammaticamente deteriorando per gli Stati Uniti”. Le misure... Leggi tutto

Apr 8, 2025 - 11:21
 0
Dazi, dollaro e dati macro: le implicazioni per il mercato obbligazionario

L’annuncio da parte del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, lo scorso 2 aprile, di una nuova serie di dazi sull’importazione ha scatenato una reazione immediata sui mercati finanziari globali. Come osserva Marco Giordano, Investment Director di Wellington Management, “il trade-off crescita/inflazione a breve termine si sta drammaticamente deteriorando per gli Stati Uniti”. Le misure introdotte, tra cui un dazio del 10% su tutte le importazioni e un ulteriore 25% sulle automobili prodotte all’estero, rappresentano il pacchetto più aggressivo di tariffe dai tempi della Grande Depressione.

L’effetto sui mercati

I mercati obbligazionari hanno reagito in modalità risk-off, con un rally che ha spinto i rendimenti verso il basso in tutte le principali economie. Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Cina hanno guidato il calo, seguiti dai mercati europei. Negli Stati Uniti, i Treasury hanno visto un calo generalizzato dei rendimenti, con la parte breve della curva in maggiore movimento. Nei mercati del credito, lo spread del CDX High Yield statunitense si è ampliato di 20 punti base, segnalando un’accresciuta avversione al rischio rispetto all’equivalente europeo.

Secondo Giordano, “le azioni annunciate potrebbero aumentare la probabilità di un aumento molto più sostenuto dei livelli di inflazione e della volatilità, causare un significativo deterioramento della crescita e aumentare le probabilità di recessione”. L’incertezza politica, dunque, diventa un driver economico a tutti gli effetti.

Le implicazioni per il dollaro

Un altro punto chiave sottolineato da Giordano è il rischio per il dollaro USA. L’erosione della fiducia nelle istituzioni americane potrebbe minare il ruolo della valuta come riserva globale. “Aumenta la probabilità di un maggiore nazionalismo economico e del rimpatrio dei capitali”, afferma Giordano, che vede l’annuncio dei dazi come un potenziale “innesco, o almeno acceleratore, dei deflussi netti di capitale dagli asset finanziari statunitensi verso il reddito fisso globale”.

La reazione del mercato valutario non si è fatta attendere: il dollaro ha perso terreno rispetto alle principali valute rifugio, come euro, yen e franco svizzero. L’indice DXY è sceso sotto quota 102, annullando i guadagni accumulati dopo le elezioni di novembre 2024.

I fondamentali reggono, ma fino a quando?

Nonostante il nervosismo dei mercati, i dati macroeconomici hanno finora mostrato una certa solidità. I PMI compositi sono rimasti sopra la soglia dei 50 punti sia negli Stati Uniti che nell’area euro, indicando un’espansione dell’attività economica. Anche i consumi si sono mantenuti resilienti nella maggior parte del mondo sviluppato.

Tuttavia, come avverte Giordano, “l’aumento delle preoccupazioni e dell’incertezza riguardante i dazi potrebbe portare consumatori e imprese a ridurre la spesa e incrementare la cautela nei risparmi, ritardando gli investimenti”. Il rischio è che l’impatto psicologico di queste misure si traduca rapidamente in un peggioramento dei dati economici, soprattutto in un contesto di condizioni finanziarie più restrittive.

In sintesi

Le nuove tariffe annunciate da Trump potrebbero rappresentare una svolta nei rapporti commerciali internazionali e nella traiettoria economica statunitense. L’impatto sui mercati è già evidente, ma le implicazioni più profonde si manifesteranno nei prossimi mesi, soprattutto se la fiducia degli attori economici continuerà a vacillare. In questo scenario, le parole di Marco Giordano suonano come un avvertimento: “Il piano di dazi reciproci del presidente Trump potrebbe aumentare il peso dei dazi sull’economia in misura maggiore, e al livello più alto, dagli anni ’30”.