David di Donatello 2025, è un trionfo per le donne registe: Maura Delpero è la prima in 70 anni a vincere come miglior regia

L’edizione 2025 dei David di Donatello ha segnato una svolta storica per il cinema italiano, consacrando definitivamente il talento femminile alla regia. A dominare la serata è stata Maura Delpero, che con Vermiglio ha conquistato ben sette premi, inclusi quelli per miglior film e miglior regia, diventando la prima donna in 70 anni a vincere...

Mag 8, 2025 - 09:06
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David di Donatello 2025, è un trionfo per le donne registe: Maura Delpero è la prima in 70 anni a vincere come miglior regia

L’edizione 2025 dei David di Donatello ha segnato una svolta storica per il cinema italiano, consacrando definitivamente il talento femminile alla regia. A dominare la serata è stata Maura Delpero, che con Vermiglio ha conquistato ben sette premi, inclusi quelli per miglior film e miglior regia, diventando la prima donna in 70 anni a vincere il David nella categoria registica.

Un risultato che supera per portata simbolica perfino il successo di C’è ancora domani di Paola Cortellesi nel 2024. Il film della Delpero, già premiato a Venezia con il Leone d’Argento, ha trionfato anche nelle categorie casting, produzione, sceneggiatura originale, fotografia e suono, dimostrando di avere una forza espressiva trasversale che ha convinto critica e giuria.

La forza di un “girl power” cinematografico

A rafforzare l’impronta femminile della serata ci hanno pensato altre due registe: Valeria Golino e Margherita Vicario. Con L’arte della gioia, tratto dal romanzo cult di Goliarda Sapienza, la Golino ha portato a casa tre premi: miglior sceneggiatura non originale, miglior attrice non protagonista a Valeria Bruni Tedeschi, e soprattutto miglior attrice protagonista per la ventunenne Tecla Insolia, vera rivelazione dell’anno.

Debutto fulminante anche per Margherita Vicario, che con Gloria! ha vinto il David per la miglior regia esordiente, oltre a quelli per miglior colonna sonora e miglior canzone originale. Una tripla affermazione che consacra la sua transizione dalla musica al cinema con una maturità sorprendente.

Le sorprese e gli esclusi

A dispetto delle attese, alcuni nomi importanti sono rimasti a mani vuote. È il caso di Parthenope di Paolo Sorrentino e Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini, due opere fortemente candidate che però non hanno convinto i giurati.

Il miglior attore protagonista è andato a Elio Germano per la sua interpretazione in Berlinguer – La grande ambizione, mentre il film ha ottenuto anche un premio per il montaggio a Iacopo Quadri. Altri riconoscimenti sono andati a Le Déluge per le categorie tecniche (costumi, scenografia, trucco, acconciature), a Familia per il miglior attore non protagonista (Francesco Di Leva), e a Napoli – New York di Salvatores per gli effetti speciali.

Una serata che ha riscritto la storia dei David, mettendo le donne registe finalmente al centro del cinema italiano. Un successo segna un cambio di passo che va ben oltre i premi. È il segno che la narrazione cinematografica sta finalmente aprendosi a nuovi sguardi, più inclusivi, più sfaccettati, più liberi. Le donne non sono più comparse nel racconto del cinema italiano: ne sono diventate le protagoniste.

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