Giulia Tofana: la veleniera che liberò più di 600 donne e divenne la prima serial killer della storia
Chi era Giulia Tofana, la donna passata alla storia come la prima serial killer d'Europa? Una criminale senza scrupoli o un'eroina segreta del Rinascimento? Tra il 1630 e il 1655, questa enigmatica alchimista italiana fu accusata di aver causato la morte di oltre 600 uomini a Roma mediante un veleno da lei stessa creato: il letale e quasi impercettibile Aqua Tofana.Questo intruglio clandestino, distribuito sotto le spoglie di un cosmetico o di un elisir miracoloso, divenne l'arma perfetta per le donne intrappolate in matrimoni violenti. Siamo di fronte al crimine perfetto?Non era affatto facile essere donna in quei secoli. Gli uomini avevano un potere illimitato nella società, il che significava che spesso le donne subivano abusi indicibili. Non avevano voce né voto e se il marito si rivelava violento, né la giustizia né la Chiesa proteggevano la vittima.Ed è qui che entra in gioco l'Aqua Tofana, un veleno incolore e insapore che veniva offerto come “rimedio” per liberarsi da un matrimonio crudele e spietato (e il più delle volte indesiderato). Rimanere vedove era la migliore via d'uscita per migliorare la propria situazione, soprattutto tra le donne delle classi più abbienti che erano rimaste intrappolate in matrimoni falliti con mariti violenti e aggressivi. Non c'era desiderio più grande in queste donne che ottenere la libertà.Cos'era l'Aqua Tofana? Il cosmetico letale che seminò il panicoPiù di 600 uomini in tutta Italia e di tutte le classi sociali, dai duchi ai plebei, furono uccisi con la pozione di Giulia Tofana che conteneva una potente miscela di arsenico, belladonna e piombo. I flaconcini di questo veleno letale erano camuffati da acqua santa o persino da crema per il viso e bastavano poche gocce per uccidere una persona in pochi giorni, in questo caso per uccidere il marito in questione.Giulia era testimone della violenza e della vulnerabilità che molte donne dovevano affrontare se sposavano mariti crudeli o violenti. Si ritiene che questa alchimista abbia imparato a preparare veleni da levatrici e boticari e che per vent'anni abbia fabbricato questi flaconcini decorati con l'immagine di San Nicola, patrono dei bambini e dei giovani.Il suo veleno iniziò a diffondersi nel 1633, trasformando la sua iniziale attività di cosmetica in una redditizia industria di veleni con l'intento di aiutare le donne del suo tempo in modo discreto ed efficace. Le pozioni venivano distribuite dalle farmaciste in modo subdolo, quindi sia la loro modalità di distribuzione che la loro efficacia nell'uccidere fecero sì che questi omicidi passassero inosservati per diversi decenni.La doppia faccia di Giulia TofanaConosciuta anche come “Vergine Nera”, non solo creò questo composto velenoso, ma fabbricò un'intera lista di sostanze tossiche destinate a scopi simili: sedativi, allucinogeni, pozioni abortive... Alcuni la considerano una spietata assassina, altri un'icona femminista che ha intrapreso una strada macabra per aiutare le donne a sfuggire a matrimoni brutali.Lo scandalo che la detronizzò: così cadde la rete segreta di veleni più famosa d'EuropaSebbene questa forma discreta di omicidio consentisse alle sue utilizzatrici di evitare sospetti, un giorno una cliente perse la calma e scatenò gli eventi che avrebbero portato alla fine di questa rete europea di veleni. A quanto pare, una giovane moglie avvelenò la zuppa del marito, ma all'ultimo momento fu presa dal panico e lo supplicò tra i singhiozzi di non mangiare, destando i sospetti del marito. L'aspirante assassina finì per confessare tutto e fare il nome di Giulia Tofana come capofila di una rete di cosmetici letali. La notizia si diffuse rapidamente a macchia d'olio e lei fu arrestata e processata.I documenti storici suggeriscono che il suo interrogatorio fu molto severo, il che potrebbe averla portata a esagerare il numero di morti di cui era responsabile. Anche la punizione non si fece attendere. Tutti i resoconti concordano sul fatto che nel 1650 Tofana non operava più come leader della rete. Molte fonti concordano sul fatto che fu giustiziata, probabilmente per strangolamento o qualche forma di morte pubblica, insieme ai suoi complici più stretti, tra cui sua figlia. Nonostante la sua scomparsa, la pozione continuò ad essere preparata e, molti anni dopo, fu persino associata alla morte del grande Mozart.

Chi era Giulia Tofana, la donna passata alla storia come la prima serial killer d'Europa? Una criminale senza scrupoli o un'eroina segreta del Rinascimento? Tra il 1630 e il 1655, questa enigmatica alchimista italiana fu accusata di aver causato la morte di oltre 600 uomini a Roma mediante un veleno da lei stessa creato: il letale e quasi impercettibile Aqua Tofana.
Questo intruglio clandestino, distribuito sotto le spoglie di un cosmetico o di un elisir miracoloso, divenne l'arma perfetta per le donne intrappolate in matrimoni violenti. Siamo di fronte al crimine perfetto?
Non era affatto facile essere donna in quei secoli. Gli uomini avevano un potere illimitato nella società, il che significava che spesso le donne subivano abusi indicibili. Non avevano voce né voto e se il marito si rivelava violento, né la giustizia né la Chiesa proteggevano la vittima.
Ed è qui che entra in gioco l'Aqua Tofana, un veleno incolore e insapore che veniva offerto come “rimedio” per liberarsi da un matrimonio crudele e spietato (e il più delle volte indesiderato). Rimanere vedove era la migliore via d'uscita per migliorare la propria situazione, soprattutto tra le donne delle classi più abbienti che erano rimaste intrappolate in matrimoni falliti con mariti violenti e aggressivi. Non c'era desiderio più grande in queste donne che ottenere la libertà.
Cos'era l'Aqua Tofana? Il cosmetico letale che seminò il panico
Più di 600 uomini in tutta Italia e di tutte le classi sociali, dai duchi ai plebei, furono uccisi con la pozione di Giulia Tofana che conteneva una potente miscela di arsenico, belladonna e piombo. I flaconcini di questo veleno letale erano camuffati da acqua santa o persino da crema per il viso e bastavano poche gocce per uccidere una persona in pochi giorni, in questo caso per uccidere il marito in questione.
Giulia era testimone della violenza e della vulnerabilità che molte donne dovevano affrontare se sposavano mariti crudeli o violenti. Si ritiene che questa alchimista abbia imparato a preparare veleni da levatrici e boticari e che per vent'anni abbia fabbricato questi flaconcini decorati con l'immagine di San Nicola, patrono dei bambini e dei giovani.
Il suo veleno iniziò a diffondersi nel 1633, trasformando la sua iniziale attività di cosmetica in una redditizia industria di veleni con l'intento di aiutare le donne del suo tempo in modo discreto ed efficace. Le pozioni venivano distribuite dalle farmaciste in modo subdolo, quindi sia la loro modalità di distribuzione che la loro efficacia nell'uccidere fecero sì che questi omicidi passassero inosservati per diversi decenni.
La doppia faccia di Giulia Tofana
Conosciuta anche come “Vergine Nera”, non solo creò questo composto velenoso, ma fabbricò un'intera lista di sostanze tossiche destinate a scopi simili: sedativi, allucinogeni, pozioni abortive... Alcuni la considerano una spietata assassina, altri un'icona femminista che ha intrapreso una strada macabra per aiutare le donne a sfuggire a matrimoni brutali.
Lo scandalo che la detronizzò: così cadde la rete segreta di veleni più famosa d'Europa
Sebbene questa forma discreta di omicidio consentisse alle sue utilizzatrici di evitare sospetti, un giorno una cliente perse la calma e scatenò gli eventi che avrebbero portato alla fine di questa rete europea di veleni. A quanto pare, una giovane moglie avvelenò la zuppa del marito, ma all'ultimo momento fu presa dal panico e lo supplicò tra i singhiozzi di non mangiare, destando i sospetti del marito. L'aspirante assassina finì per confessare tutto e fare il nome di Giulia Tofana come capofila di una rete di cosmetici letali. La notizia si diffuse rapidamente a macchia d'olio e lei fu arrestata e processata.
I documenti storici suggeriscono che il suo interrogatorio fu molto severo, il che potrebbe averla portata a esagerare il numero di morti di cui era responsabile. Anche la punizione non si fece attendere. Tutti i resoconti concordano sul fatto che nel 1650 Tofana non operava più come leader della rete. Molte fonti concordano sul fatto che fu giustiziata, probabilmente per strangolamento o qualche forma di morte pubblica, insieme ai suoi complici più stretti, tra cui sua figlia. Nonostante la sua scomparsa, la pozione continuò ad essere preparata e, molti anni dopo, fu persino associata alla morte del grande Mozart.