Cuccioli di orso morti nel bacino artificiale del Carapale: “una tragedia che si poteva evitare, una trappola ecologica”

La mattina del 7 maggio 2025, due cuccioli di orso bruno marsicano sono stati trovati senza vita nel bacino artificiale di innevamento della seggiovia del Carapale, a Scanno. Entrambi maschi, i piccoli sono annegati in quella che l’associazione Salviamo l’Orso, attiva nel territorio abruzzese, definisce da tempo una “trappola ecologica”. Si è trattato allora di...

Mag 9, 2025 - 12:48
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Cuccioli di orso morti nel bacino artificiale del Carapale: “una tragedia che si poteva evitare, una trappola ecologica”

La mattina del 7 maggio 2025, due cuccioli di orso bruno marsicano sono stati trovati senza vita nel bacino artificiale di innevamento della seggiovia del Carapale, a Scanno.

Entrambi maschi, i piccoli sono annegati in quella che l’associazione Salviamo l’Orso, attiva nel territorio abruzzese, definisce da tempo una “trappola ecologica”. Si è trattato allora di una tragedia annunciata secondo l’associazione, che accusa l’amministrazione comunale di Scanno di omissioni e inerzia.

La pericolosità del bacino era nota da anni, fa sapere l’associazione: nel 2021 Salviamo l’Orso aveva tentato una prima messa in sicurezza installando quattro rampe metalliche, una per ciascuna sponda del lago. Ma l’intervento si rivelò presto inefficace. “le rampe furono danneggiate e dissaldate dal ghiaccio e dalla neve – si legge nel comunicato dell’associazione – e già dal luglio 2022 avevamo sollecitato il Comune a intervenire”. Una proposta a cui però, specifica l’associazione, il Comune non diede seguito.

Dopo aver verificato l’inadeguatezza delle rampe – ha spiegato a Greenme Serena Frau, responsabile dei progetti e delle relazioni con gli stakeholder – Salviamo l’Orso ha proposto di installare una rete lungo il perimetro del lago, interrata 50 cm e alta 3 metri con “paragatti”. L’unica soluzione che sappiamo essere efficace e duratura a protezione di tutta la fauna terrestre a rischio di annegamento.

Nel tentativo di sbloccare la situazione, l’associazione, insieme a Rewilding Apennines, nel 2023 mise a disposizione 14.000 euro – 8.000 da Rewilding Apennines e 6.000 da Salviamo l’Orso – destinati alla realizzazione della recinzione. L’offerta, formalizzata il 16 ottobre 2023, non ottenne mai risposta formale dal Comune di Scanno, ci ha spiegato l’associazione.

Nonostante le nostre molteplici segnalazioni, e l’impegno finanziario proposto – ha raccontato ai nostri microfoni Valeria Barbi, esperta di biodiversità e referente della comunicazione di Salviamo l’Orso – l’amministrazione comunale ha scelto di fare orecchio da mercante ignorando le nostre richieste sia nel 2022, quando avevamo fatto notare che le rampe installate non erano efficaci, sia nel 2023 e in successivi richiami. Un atteggiamento che si è dimostrato un pericoloso muro di gomma contro il quale ci siamo duramente scontrati tutti.

La disponibilità a contribuire alla messa in sicurezza non era limitata alle due associazioni. Anche il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM), pur non avendo competenza diretta sull’area, aveva espresso la volontà di sostenere economicamente l’intervento.

Secondo Stefano Orlandini, presidente dell’associazione Salviamo l’Orso, il problema non è stato di natura tecnica o normativa.

Per amministrazioni come quella di Scanno – ha raccontato Orlandini a Greenme – la natura è troppo spesso un bene da reclamare a gran voce quando è possibile trarne un vantaggio economico – come accade durante la stagione turistica – ma che viene poi ignorata, se non addirittura penalizzata come in questo caso, e interpretata come un peso quando dalle parole è necessario passare all’azione. Le conseguenze, ancora una volta, sono drammatiche.

L’associazione esprime una posizione ferma e critica anche a livello culturale. “Ci chiediamo con quale coerenza ci si possa vantare di essere “la Terra degli orsi” e poi ignorare sistematicamente la tutela della fauna selvatica”.

Il bacino del Carapale è uno dei molti impianti potenzialmente pericolosi presenti sul territorio montano dell’Appennino. Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines hanno contribuito alla messa in sicurezza di circa venti tra pozzi e vasche, operando spesso in contesti burocraticamente complessi o apertamente ostili, ha spiegato l’associazione. In un caso, l’intervento ha portato a un esposto da parte di un’amministrazione locale, con conseguente interrogatorio degli attivisti da parte dei Carabinieri Forestali.

La morte dei due cuccioli, per quanto dolorosa, rafforza l’impegno dell’associazione nella promozione delle “Comunità a Misura d’Orso”, iniziative territoriali volte a rendere cittadini e amministrazioni consapevoli dei rischi e delle buone pratiche per la coesistenza con la fauna selvatica.

Questo evento rafforza in noi, ancora una volta, la consapevolezza che la conservazione della natura funziona solo se tutti gli attori in gioco si prendono carico di una parte dell’impegno – ha sottolineato Serena Frau – Per questo lavoriamo da anni per istituire delle Comunità a Misura d’Orso, in cui l’intera comunità sia protagonista attiva e consapevole di cosa significa convivere con gli orsi e, a più ampio raggio, con la fauna selvatica di cui questi territori sono ricchi.

Tra i prossimi obiettivi c’è anche lo sviluppo di strumenti pratici e accessibili che permettano a chiunque di segnalare rapidamente altre situazioni potenzialmente pericolose. In assenza di un monitoraggio sistematico da parte delle istituzioni, diventa fondamentale costruire reti informali di sorveglianza del territorio che coinvolgano direttamente cittadini, escursionisti e associazioni locali.

Ci auguriamo – ha concluso l’associazione – che quanto accaduto serva almeno da monito, e che non si debba piangere un’altra morte evitabile.

Per completezza e dovere di cronaca, abbiamo contattato il Comune anche telefonicamente: ci è stato riferito che oggi non era presente nessun referente disponibile. Il sindaco Giovanni Mastrogiovanni ci ha però inviato una nota, che pubblichiamo di seguito.

Con profondo rammarico manifesto il mio più grande dispiacere per gli eventi accaduti. In qualità di rappresentante del Comune, che da sempre si distingue per la sua ferma vocazione ambientalista e rappresenta un esempio raro e prezioso di convivenza armoniosa tra uomo e natura, desidero assicurare che faremo tutto il possibile, in stretta collaborazione con le altre amministrazioni competenti e nel pieno rispetto dell’operato delle autorità di controllo e degli organi inquirenti, al fine di accertare le cause e le circostanze che hanno condotto a questi eventi e di garantire che la nostra comunità continui a essere un modello di coesistenza pacifica e rispetto per l’ambiente.

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