“Critica la violenza verbale trumpiana”. Lo storico: Papa Leone XIV si farà ascoltare
Il professor Faggioli insegna nell’università dove ha studiato Prevost: grande festa dopo la fumata bianca. “Pace disarmata e disarmante? Forse l’interpretazione sarà diversa dalla bandiera bianca di Bergoglio”

Città del Vaticano, 13 maggio 2025 – “È un Papa incredibilmente giovane ed energico, un Papa così la Chiesa cattolica non l’aveva da 40 anni, da quando ci colpirono la forza e l’energia di Giovanni Paolo II negli anni ’80”. Massimo Faggioli, docente di storia della Chiesa alla Villanova University – proprio quella dove si è formato anche il neo Papa Robert Francis Prevost – è uno che di Papi se ne intende. Ma non solo. È esperto anche di Chiesa americana, con decine di pubblicazioni. L’ultima, dal titolo Da Dio a Trump. Crisi cattolica e politica americana aveva già inquadrato una serie di temi a partire dalla copertina che riporta la foto simbolo del presidente Usa, Donald Trump, sorridente di fianco al cardinale di New York, Timothy Dolan.
Faggioli, andiamo dritti al punto. Leone è o non è un Papa anti-Trump?
“Qui in America c’è la tentazione di pensare che ora un Papa americano risolverà tutti i problemi. Ma certe aspettative sono esagerate. È il Papa della Chiesa cattolica, con tutto ciò che questo comporta. Penso che ci siano possibilità di cambiamento in modo positivo, ma non come se fosse un leader politico”.
Quindi cosa può cambiare?
“Trump ora ha capito che la musica, quanto al Vaticano, cambia per lui perché ha a che fare con uno che conosce bene l’America, che non può essere accusato di essere anti-americano. Penso che Prevost avrà l’opportunità di farsi ascoltare meglio: i suoi nemici non potranno dire che non conosce l’America. Già nel suo discorso di oggi (ieri, ndr) ho trovato passaggi che potevano indirizzarsi benissimo proprio agli attuali leader politici trumpiani”.
Ad esempio?
“Quando ha detto che dobbiamo usare un linguaggio non violento, non aggressivo, non muscolare. Penso che in mente potesse avere proprio i politici”.
Eppure?
“Immaginare che sia l’anti-Trump dice più di una mancanza di riferimenti morali degli anti-Trump, che devono affidarsi al nuovo Papa. Ma il progressismo americano si è allontanato comunque molto dai riferimenti della Chiesa. Se prendiamo il gender, ci sono evidenti differenze per un principio di realtà: su temi come questi si deve riconoscere che sono piattaforme valoriali diverse”.
In che cosa Papa Leone potrebbe invece rimproverare Trump e Vance?
“Naturalmente sul discorso degli immigrati e delle deportazioni. Qui è inequivocabile su quale linea sia Prevost. D’altronde, il suo stesso percorso da missionario in Sud America dopo gli studi è un percorso classico, che mira proprio all’unità, all’incontro, all’erigere ponti. Sulla questione migranti poi c’è unità tra i vescovi di una parte e dell’altra, unità nel pensare che il messaggio di Trump sia inutilmente crudele. Anche i conservatori lo dicono. C’è una unità su questo che è stata dimenticata, anche se per i vescovi ora è più difficile esporsi qui in America”.
Che cosa aspettarsi?
“C’è da aspettarsi una coerenza, perché è parte della Dottrina sociale della Chiesa. Forse non grandi novità, ma con uno stile diverso, il nuovo Papa potrebbe avere maggiore ascolto”.
“Pace disarmata e disarmante”: che cosa vuol dire?
“Prevost è agostiniano, e Sant’Agostino è un pensatore importante nella dottrina della guerra giusta – al netto delle svolte del Concilio Vaticano II, naturalmente. Bisogna vedere come declinerà l’interpretazione agostiniana. Potrebbe essere diversa dalla “bandiera bianca” di Francesco”.
Lei insegna all’università dove lui studiava.
“Il giorno della fumata bianca eravamo tutti qui nel campus. Era l’ultimo giorno del semestre. È stato folle, con gli studenti che esultavano e le campane che suonavano a distesa. Per la nostra università, ma in generale per le università cattoliche in America, cambierà molto”.