Cosa potrebbe fare Trump per frenare il crollo storico del dollaro

Il crollo del dollaro ha raggiunto proporzioni storiche, innescato da pressioni politiche interne e incertezze sulle politiche commerciali. Ecco i possibili scenari che potrebbero favorire un recupero del biglietto verde.

Apr 24, 2025 - 10:16
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Cosa potrebbe fare Trump per frenare il crollo storico del dollaro

Il dollaro Usa sta attraversando un brutto momento. Il Dollar Index, l'indice che paragona il biglietto verde con un paniere formato dalle principali valute mondiali, segna un -8% da inizio anno e quasi -10% dal picco toccato il 13 gennaio.

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Dopo il forte calo di lunedì, quando il Dollar Index è sceso per la prima volta sotto 98 da marzo del 2022, innescato dai commenti del presidente Trump sul presidente della Fed Powell, sono arrivate da Washington alcune dichiarazioni più favorevoli che non hanno fatto altro che rafforzare i rischi per il dollaro Usa nel prossimo futuro.

Come spiega Derek Halpenny di MUFG Bank, "Trump sembra però fare in parte marcia indietro, forse rendendosi conto del potenziale danno arrecato, e i suoi consiglieri potrebbero avergli suggerito di adottare una comunicazione più equilibrata. La sua ammissione di non avere intenzione di licenziare Powell ha per ora contribuito a fermare la caduta del dollaro".

Secondo Halpenny, "la questione chiave ora, per il dollaro e per il sentiment verso gli asset statunitensi in generale, è che la soglia di ciò che Trump potrebbe fare si è ormai spostata, dopo l’annuncio dei forti dazi reciproci del 2 aprile (un’escalation che nessuno aveva previsto nemmeno negli scenari peggiori).

Di conseguenza, sottolinea Halpenny, "un accordo per la svalutazione del dollaro o il licenziamento di Powell non appaiono più così irrealistici. Il calo del dollaro ha ora raggiunto proporzioni storiche: le vendite consistenti sono iniziate a inizio febbraio in risposta al rinvio dei dazi su Canada e Messico e all’introduzione del primo dazio del 10% sulla Cina".

Dall’epoca del Plaza Accord nel 1985, puntualizza Halpenny, "il dollaro ha registrato un calo maggiore nello stesso arco di tempo solo in tre occasioni: durante lo shock inflazionistico globale fino a gennaio 2023; la crisi di fiducia delle imprese statunitensi nel 2002; e il periodo successivo al Black Monday del 1987. Si tratta quindi di un crollo di proporzioni storiche, e la perdita di fiducia è tale da richiedere tempo e sforzi considerevoli per essere recuperata".

È comprensibile, scrive Halpenny, "che gli investitori pensino che l’amministrazione non abbia la volontà di cambiare rotta e impegnarsi per ripristinare la fiducia. Oltre alla dichiarazione di Trump sull’intenzione di non licenziare Powell, ci sono altri due scenari che potrebbero favorire un recupero del dollaro".

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Il primo, secondo Halpenny, "sarebbe l’annuncio rapido di accordi commerciali significativi con alcuni partner chiave: ad esempio, Giappone, Regno Unito e India. Ciò contribuirebbe a rafforzare le aspettative che molti Paesi siano esclusi dai dazi reciproci nel breve termine. Gli accordi bilaterali sono però generalmente complessi e richiedono negoziati approfonditi, rendendo difficile credere che questo scenario si concretizzi rapidamente".

Il secondo scenario, prosegue Halpenny, "riguarda una dichiarazione pubblica da parte del presidente Trump e/o di altri funzionari di alto livello in cui si affermi chiaramente che l’amministrazione non sostiene né sosterrà una politica di indebolimento del dollaro. Anche se, ovviamente, contano più i fatti delle parole, una tale affermazione potrebbe aiutare almeno nel breve periodo".

Un altro sviluppo degno di nota riguarda un possibile dietrofront da parte degli Stati Uniti nei confronti della Cina. Bloomberg ha riportato che il Segretario al Tesoro Scott Bessent, in un evento a porte chiuse, avrebbe affermato che lo stallo tariffario tra Stati Uniti e Cina è “insostenibile” poiché, con questi livelli di dazi, esiste di fatto un embargo commerciale tra le due maggiori economie mondiali. Egli prevede dunque una de-escalation e l’avvio di negoziati.

Anche Trump ha contribuito a calmare i toni dichiarando che sarà “molto gentile” con la Cina e che i dazi potrebbero essere ridotti “in modo molto sostanziale”.

Secondo Halpenny, "è sempre difficile prevedere le mosse di Trump, ma Bessent ha ragione nel ritenere che la situazione non sia sostenibile. Le dimensioni del movimento del dollaro lasciano spazio a un’eventuale estensione del rimbalzo qualora queste voci di distensione si rafforzassero. Tuttavia, è probabile che gli investitori restino cauti, e in molti sensi, il danno è ormai fatto, il che implica che qualsiasi recupero del dollaro sarà probabilmente breve e relativamente contenuto".