Criptovalute nel mondo: governi in ordine sparso
Adozione come valuta corrente, divieto totale, accoglienza prudente: i diversi approcci alle criptovalute in 9 Paesi del mondo L'articolo Criptovalute nel mondo: governi in ordine sparso proviene da Valori.

Il panorama globale delle criptovalute è un terreno in rapida evoluzione, dove l’innovazione tecnologica si scontra con la necessità di regolamentazione e tutela dei risparmiatori. Mentre alcuni Paesi hanno abbracciato le valute digitali come strumento di inclusione finanziaria o di sovranità economica, altri le hanno bandite per timori di generare instabilità monetaria o di favorire attività illecite, quali il riciclaggio.
Questa frammentazione riflette non solo differenze culturali e politiche, ma anche l’assenza di un coordinamento internazionale, lasciando spazio a sperimentazioni rischiose o opportunità mancate. Questa assenza di uniformità crea un mosaico complesso, dove opportunità e rischi si manifestano in maniera peculiare in ogni nazione. Analizzare le scelte di alcuni Paesi, dai più entusiasti a quelli assolutamente contrari, passando per quelli che mostrano una certa apertura, ci permette di comprendere meglio la portata del fenomeno crypto e le sfide che pone ai governi nazionali.
El Salvador: la scommessa bitcoin e le sue zone d’ombra
El Salvador ha preso una decisione storica nel settembre 2021, diventando il primo Paese al mondo a riconoscere bitcoin come moneta a corso legale. Questa mossa audace del presidente Nayib Bukele è stata presentata come una strategia per promuovere l’inclusione finanziaria, ridurre i costi delle rimesse (una parte significativa dell’economia salvadoregna) e attrarre investimenti esteri. L’adozione di bitcoin è stata accompagnata dal lancio del “Chivo Wallet”, un portafoglio digitale governativo, e dall’acquisto di ingenti quantità di bitcoin da parte dello Stato.
L’iniziativa ha generato un notevole interesse mediatico e turistico per il Paese. Alcuni cittadini hanno beneficiato della facilità e della riduzione dei costi delle transazioni transfrontaliere. L’idea di attrarre investimenti e creare un hub per l’innovazione nel settore delle criptovalute, la “Bitcoin City”, ha avuto una certa eco iniziale. Inoltre, per una parte della popolazione che rientra tra i “non bancabili” (cioè coloro che non hanno accesso ai servizi bancari), bitcoin ha rappresentato un primo accesso al sistema finanziario digitale.
Tuttavia, nonostante l’iniziale entusiasmo per il progetto “Bitcoin City” e l’uso di fondi pubblici per acquistare criptovaluta, l’adozione tra i cittadini è rimasta bassa: un sondaggio del 2024 ha rivelato che il 92% dei salvadoregni non utilizza bitcoin. Inoltre, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha imposto condizioni stringenti per un prestito di 1,4 miliardi di dollari, obbligando il governo a ridurre il supporto per il wallet Chivo, abolire lo status di “valuta legale” per bitcoin (dunque eliminando l’obbligo di accettarla per i pagamenti) e limitare gli acquisti pubblici di bitcoin entro luglio 2025. Sebbene Bukele continui ad acquistare bitcoin, la strategia sembra aver portato più rischi economici che stabilità.
Repubblica Centrafricana (CAR): esperimenti controversi
Seguendo l’esempio di El Salvador, la Repubblica Centrafricana (CAR) ha adottato bitcoin come moneta legale nell’aprile 2022, sperando di attrarre investimenti nei settori minerari e delle risorse naturali.
Questa decisione, presa da uno dei Paesi più poveri del mondo con infrastrutture e un accesso a Internet limitati, ha sorpreso la comunità internazionale. Il governo della CAR ha motivato la scelta con la volontà di diversificare le proprie riserve valutarie, promuovere l’indipendenza finanziaria dalla Francia (il franco CFA è la valuta ufficiale) e abbracciare nuove opportunità economiche.
Tuttavia, iniziative come la concessione della cittadinanza tramite investimenti in criptovalute sono state dichiarate incostituzionali. Inoltre il presidente Touadéra ha anche lanciato un memecoin chiamato $CAR per promuovere unità nazionale e visibilità internazionale. Ma il valore di questa valuta virtuale è crollato del 90%, suscitando critiche sulla sua sostenibilità e sul rischio di frodi.
Ma anche sul fronte dei bitcoin, ad oggi, non si registrano segnali di una significativa adozione da parte della popolazione o di benefici economici tangibili. Anzi, le difficoltà economiche e sociali preesistenti sembrano essere state esacerbate dalla mancanza di chiarezza e di un piano concreto per implementare l’uso della criptovaluta.
Bhutan: l’approccio prudente al mining sostenibile
Il Bhutan, un piccolo regno himalayano noto per la sua attenzione alla felicità nazionale lorda e alla sostenibilità ambientale, ha adottato un approccio cauto, ma interessante nei confronti delle criptovalute. Invece di legalizzare o vietare apertamente il loro utilizzo, il governo bhutanese si è concentrato sul mining di criptovalute, in particolare bitcoin, sfruttando la sua abbondante energia idroelettrica a basso costo.
Il mining di criptovalute alimentato da energia rinnovabile può rappresentare una fonte di entrate potenzialmente significativa per il Paese, senza compromettere i suoi obiettivi di sostenibilità ambientale. Il controllo diretto sull’attività di mining permette al governo di monitorare e regolamentare il settore, mitigando alcuni dei rischi associati alle criptovalute, come il riciclaggio di denaro. Questo approccio strategico consente al Bhutan di partecipare al mercato delle criptovalute in modo controllato, senza esporsi direttamente alla volatilità dei prezzi per i suoi cittadini o per le sue riserve valutarie.
Tuttavia, l’attività di mining di bitcoin è notoriamente energivora e, sebbene il Bhutan utilizzi energia idroelettrica, l’impatto ambientale complessivo (in termini di hardware e gestione dei rifiuti elettronici) non è trascurabile. La segretezza che circonda le operazioni di mining del Bhutan solleva interrogativi sulla trasparenza e sulla gestione dei profitti. Inoltre, concentrarsi esclusivamente sul mining significa perdere potenziali opportunità legate all’innovazione finanziaria e all’utilizzo delle criptovalute come strumento di pagamento o investimento per i cittadini (anche se il governo potrebbe aver deliberatamente scelto di evitare questi aspetti).
Stati Uniti: un quadro regolatorio in evoluzione e contraddittorio
Gli Stati Uniti rappresentano un mercato cruciale per le criptovalute, con un elevato tasso di adozione e un’intensa attività sul fronte dell’offerta. Tuttavia, l’approccio del governo federale e delle singole agenzie statali è tutt’altro che unitario. Si assiste a una battaglia tra la necessità di regolamentare il settore per proteggere gli investitori e prevenire attività illecite, e il desiderio di non irregimentare l’innovazione tecnologica.
La Securities and Exchange Commission (SEC) e altre agenzie hanno nel tempo intensificato gli sforzi per fornire chiarezza normativa, definendo quali criptovalute rientrano nella categoria di “security” (titolo finanziario) e quali no. Questo tentativo di regolamentazione mira a creare un ambiente più sicuro per gli investitori e a legittimare il settore. L’interesse di grandi istituti finanziari e aziende tecnologiche sta portando a una maggiore integrazione delle criptovalute nel sistema finanziario tradizionale e allo sviluppo di nuove applicazioni.
Nel 2025, l’amministrazione Trump ha poi adottato una posizione pro blockchain, ma anti CBDC (le valute digitali delle banche centrali), sostenendo che queste minacciano la privacy e la sovranità finanziaria. Parallelamente, sono stati introdotti nuovi progetti legislativi per regolamentare stablecoin e promuovere innovazione. Tuttavia, le tensioni politiche interne e la mancanza di un quadro normativo chiaro continuano a ostacolare una regolamentazione uniforme e generano un clima di incertezza anche tra gli operatori e i sostenitori più convinti delle crypto.
Ucraina: le criptovalute come strumento di supporto
L’Ucraina ha assunto un ruolo particolare nel mondo delle criptovalute a seguito dell’invasione russa del 2022. Il governo ucraino e varie organizzazioni non governative hanno utilizzato le criptovalute come strumento per raccogliere fondi a livello internazionale per sostenere lo sforzo bellico e fornire aiuti umanitari.
Le crypto hanno permesso di bypassare i canali finanziari tradizionali per ricevere rapidamente donazioni da tutto il mondo con maggiore rapidità. La trasparenza della blockchain ha consentito ai donatori di tracciare l’utilizzo dei fondi, aumentando la fiducia. L’adozione di criptovalute da parte della popolazione è cresciuta, sia per ricevere aiuti che come potenziale riserva di valore in un contesto di instabilità economica. Il governo ucraino ha anche esplorato l’emissione di NFT (Non-Fungible Token) per raccogliere fondi.
La dipendenza dalle donazioni in criptovaluta, però, rende il Paese vulnerabile alla volatilità del mercato. La gestione e la conversione delle criptovalute in valuta fiat per le spese reali presentano sfide logistiche e operative. La sicurezza delle transazioni e la prevenzione di frodi rimangono preoccupazioni importanti. Sebbene le criptovalute abbiano svolto un ruolo cruciale nell’emergenza, la loro importanza a lungo termine per l’economia ucraina dipenderà dalla ricostruzione e dalla stabilizzazione del Paese.
Svizzera: un’oasi di regolamentazione favorevole per chi fa affari con le crypto
La Svizzera si è posizionata come uno dei Paesi più aperti nei confronti delle criptovalute e della tecnologia blockchain. Il governo svizzero ha adottato un approccio che punta al bilanciamento tra la promozione dell’innovazione e la necessità di prevenire abusi garantendo la stabilità finanziaria. In tale contesto la “Crypto Valley” di Zugo è diventata un hub globale per le aziende del settore, con oltre mille aziende blockchain e la possibilità di fare pagamenti in bitcoin ed ether per tasse locali.
Un quadro normativo favorevole ha dunque attratto numerose aziende e talenti nel settore delle criptovalute e della blockchain, creando un ecosistema dinamico e innovativo. La chiarezza legale ha ridotto l’incertezza per le imprese e gli investitori. La FINMA (l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari svizzeri) ha sviluppato linee guida specifiche per le criptovalute, facilitando la loro integrazione nel sistema finanziario. La reputazione della Svizzera come Paese neutrale e con un forte sistema finanziario ha contribuito a creare fiducia nel settore.
Nonostante l’approccio progressista, la Svizzera non è immune dai rischi associati alle criptovalute, come la volatilità dei prezzi e il potenziale per attività illecite. La necessità di conformarsi alle normative internazionali in materia di antiriciclaggio e conoscenza del cliente (KYC) rappresenta una sfida costante per le aziende del settore. Inoltre l’elevato costo della vita e gli standard normativi rigorosi possono costituire importanti barriere all’ingresso per alcune startup.
Nigeria: adozione popolare e restrizioni governative
In Nigeria il tasso di adozione di criptovalute tra la popolazione è molto alto, spinto da fattori come l’inflazione elevata, la svalutazione della naira (la valuta nigeriana) e la mancanza di accesso ai servizi finanziari tradizionali. Tuttavia, l’atteggiamento del governo nigeriano è stato ambivalente e spesso restrittivo.
Le criptovalute offrono ai nigeriani un modo per proteggere i propri risparmi dalla svalutazione della valuta locale e per effettuare transazioni transfrontaliere in modo più economico e veloce. La crescente familiarità con le tecnologie digitali tra la popolazione giovane ha favorito l’adozione. Le rimesse dai lavoratori all’estero rappresentano una parte significativa dell’economia nigeriana e le criptovalute potrebbero ridurre i costi associati a questi trasferimenti.
La Banca Centrale della Nigeria ha però imposto nel tempo restrizioni sull’utilizzo delle criptovalute da parte delle istituzioni finanziarie, ostacolando la loro integrazione nel sistema finanziario formale. Il governo ha espresso preoccupazioni riguardo al potenziale utilizzo delle criptovalute per attività illecite e per la destabilizzazione della naira. Queste restrizioni hanno creato un mercato nero e hanno reso più difficile la regolamentazione e la protezione degli investitori. Nonostante i divieti, l’interesse e l’utilizzo delle criptovalute da parte dei cittadini nigeriani rimangono elevati, evidenziando forti divergenze tra politica governativa e domanda popolare.
Nel tentativo di superare questo problema, nei primi mesi del 2025, la Nigeria ha riconosciuto ufficialmente le criptovalute come asset finanziari. Questa mossa punta a porre fine ad anni di ambiguità regolatoria e apre nuove opportunità per blockchain nel Paese che figura tra i primi al modo per tasso globale di adozione crypto. Sebbene promettente per innovazione e crescita economica, rimangono preoccupazioni sulla capacità del governo di gestire potenziali rischi associati alla tecnologia blockchain.
Egitto: tra scetticismo religioso e timori per la stabilità finanziaria
L’Egitto ha mantenuto un atteggiamento generalmente cauto e scettico nei confronti delle criptovalute. Le autorità religiose hanno espresso dubbi sulla loro conformità alla legge islamica (Sharia), mentre il governo ha manifestato preoccupazioni per i potenziali rischi per la stabilità finanziaria e per il loro utilizzo in attività illecite.
Un approccio cauto può in effetti proteggere gli investitori inesperti dai rischi elevati associati alla volatilità delle criptovalute, mentre il mantenimento di un controllo stretto sul sistema finanziario può contribuire alla stabilità macroeconomica. Inoltre la riflessione sulle implicazioni religiose delle criptovalute può essere importante per una parte significativa della popolazione.
Tuttavia un divieto o una forte restrizione possono ostacolare l’innovazione finanziaria e impedire ai cittadini egiziani di beneficiare delle potenziali opportunità offerte dalle criptovalute, come transazioni più economiche e accesso a nuovi mercati. Un mercato nero non regolamentato può essere più rischioso per gli utenti rispetto a un ambiente regolamentato. L’Egitto attraverso un rifiuto categorico può rischiare di rimanere indietro rispetto ad altri Paesi che stanno esplorando attivamente il potenziale delle tecnologie blockchain e delle criptovalute.
Bangladesh: un divieto rigido a protezione del sistema finanziario
Il Bangladesh ha adottato una posizione decisamente negativa nei confronti delle criptovalute, vietandone l’utilizzo e il commercio. La Banca del Bangladesh ha emesso avvertimenti sui rischi associati agli asset digitali, citando preoccupazioni per il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e la potenziale destabilizzazione del sistema finanziario nazionale.
Il divieto totale mira a proteggere il sistema finanziario tradizionale e a prevenire l’uscita di capitali non regolamentata. Inoltre è orientato a proteggere i cittadini da potenziali frodi e perdite finanziarie dovute alla volatilità del mercato delle criptovalute.
Ma, come abbiamo visto negli altri casi, solitamente i divieti non eliminano l’interesse o l’utilizzo delle criptovalute, ma spingono semplicemente l’attività in canali non ufficiali e non regolamentati, rendendo più difficile il monitoraggio e la protezione degli utenti. Inoltre i cittadini del Bangladesh potrebbero essere esclusi dalle opportunità di investimento e dalle innovazioni finanziarie legate alle criptovalute.
Conclusione
L’analisi delle politiche adottate da questi nove Paesi evidenzia chiaramente la mancanza di un approccio globale coordinato al mondo delle criptovalute. Ogni governo agisce in base alle proprie priorità, al proprio contesto economico, sociale e politico, con risultati spesso contrastanti. Mentre alcuni Paesi come El Salvador e la Repubblica Centrafricana hanno intrapreso audaci quanto controversi esperimenti di adozione, altri come Bangladesh ed Egitto hanno optato per divieti rigorosi. Stati Uniti e Svizzera si trovano nel mezzo, cercando di bilanciare innovazione e regolamentazione con approcci differenti. La Nigeria sta affrontando un movimento dal basso che chiede riconoscimento e tutela. L’Ucraina ha dimostrato un utilizzo particolare delle criptovalute in un contesto di crisi, mentre il Bhutan ha trovato una nicchia nel mining sostenibile.

Bitcoin Dominance (BTCD)
La Bitcoin Dominance (BTCD) è una metrica che indica la percentuale del valore totale del mercato delle criptovalute che è rappresentata da bitcoin. In altre parole, misura quanto pesa bitcoin rispetto a tutte le altre criptovalute messe insieme.
Ad esempio, se il mercato crypto vale mille miliardi di dollari e bitcoin ne rappresenta 500, allora la Bitcoin Dominance è del 50%. Serve dunque a capire se gli investitori stanno preferendo bitcoin o le altre crypto, chiamate “altcoin” (cioè alternative coin).
Per ripassare e approfondire un po’
- Bitcoin, El Salvador è la prima nazione a renderlo una moneta legale
- La Nigeria dichiara guerra alle criptovalute per tutelare la sua moneta
- Dai combustibili fossili ai bitcoin: i legami profondi dietro la promozione delle criptovalute
Meritano un click
- The Week – The collapse of El Salvador’s bitcoin dream
- BBC – CAR leader launches meme-coin ‘experiment’
- CoinMarketCap – Bhutan economic hub to set up strategic crypto reserve
- Africa Business – Nigeria to allow cryptocurrencies in new law while targeting risk
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