Conclave, fumata nera bis: cosa succede oggi. Il cardinale Re: «Stasera spero in quella bianca» – Il video

È nera la fumata di stamattina, secondo giorno di Conclave. Dopo la prima fumata nera di ieri, anche la seconda votazione – arrivata in anticipo intorno alle 11.51 – ha ribadito il primo verdetto: manca ancora il successore di Papa Francesco. Ad attendere in piazza San Pietro, con lo sguardo fisso al comignolo, oltre 12mila persone. La prima votazione odierna, terminata intorno alle 10.30 all’interno della Cappella Sistina, non è stata seguita per il momento da nessun riscontro, segnale che i 133 cardinali elettori non sono ancora giunti a una decisione. Chi sarà il successore di Papa Francesco? E quando sarà eletto? Il cardinale decano Giovanni Battista Re ha aperto alla possibilità di «una fumata bianca già entro questa sera». Oggi, come domani, dopo le due votazioni mattutine ce ne saranno altre due nel pomeriggio.

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Cosa succede oggi: quattro votazioni, due fumate «assicurate»

«Auspico che questa sera tornando a Roma trovi già la fumata bianca», così il cardinale Re. Il nuovo pontefice, secondo lui, dovrà «prima di tutto dovrà cercare di rafforzare la fede in Dio». Poi mettere in atto «un risveglio, perché abbiamo notato sotto l’aspetto spirituale un po’ un “dimenticare Dio”». Oggi, come previsto, saranno quattro le votazioni: due la mattina, due al pomeriggio. Si potrà vedere una fumata dopo la prima e la terza votazione solo se sarà bianca, rispettivamente alle 10.30 e alle 17.30. Dopo la seconda e la quarta votazione, invece, l’aria intorno al comignolo potrà colorarsi sia di bianco che di nero, rispettivamente alle 12 e alle 19. Perché la fumata sia bianca, e quindi sia eletto il successore di Papa Francesco, è necessario il quorum di 2/3 degli elettori, pari a 89 cardinali sui 133 presenti all’interno della Cappella Sistina.

Cosa è successo ieri: i ritardi e la fumata nera

Quella di ieri è stata una lunga giornata contrassegnata dal «ritardo» della prima fumata, poi rivelatasi nera. Un ritardo che ha iniziato ad accumularsi ben prima della votazione effettiva. L’«extra omnes», cioè il momento in cui nella Cappella Sistina rimangono solo gli elettori, era previsto per le 16.30 ma è stato effettivamente pronunciato alle 17.45. Un’ora e un quarto di differenza che poi si è ripercosso a cascata su tutte le altre operazioni, dai voti allo scrutinio.

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