Cittadina del mondo
George Li tra le interpreti di ’Mare Fuori’ "Ho vissuto tra Francia, Italia e Canada. La casa? Alla fine è dove ti senti bene". .

Volto magnetico e presenza intensa, George Li è una delle rivelazioni della serie Rai Mare Fuori. Il suo personaggio porta sullo schermo sfumature complesse e profondamente umane, grazie a una recitazione autentica e potente. Il percorso di George comincia però molto prima del successo televisivo, in una vita divisa tra Parigi, Canada e Firenze.
Ha vissuto a Parigi, studiato in Canada e trascorso l’infanzia a Firenze... Dov’è ’casa’?
"Dirlo per me è davvero difficile. Parigi è affascinante ed elegante, Firenze è magnifica... Ma io voglio fare, muovermi: per me vivere significa proprio questo. Quindi casa, alla fine, è dove si sta bene. Ora sono a Roma e la sto amando. In ogni angolo trovo qualcosa di diverso da contemplare".
Come si è avvicinata al mondo del cinema?
"Il cinema è sempre stato nei miei pensieri, fin da quando ero piccola, ma pensavo fosse un sogno irraggiungibile. In Francia, però, gli studenti devono fare esperienze lavorative durante il percorso scolastico, e così, a 15 anni, ho fatto il mio primo stage su un set, avendo la possibilità di vedere da vicino cosa succedeva davvero. Mi sono dedicata al montaggio, alla fotografia, alle riprese video. Poi mi sono iscritta a Filosofia e Letteratura e all’università ho frequentato un corso di storia del cinema".
Insomma, è tornata al suo grande amore.
"Esatto. Ho cominciato a scrivere corti e da lì è partito tutto. La recitazione è arrivata mentre mi dedicavo a scrittura, montaggio, regia e fotografia".
Cosa l’ha spinto a mettersi davanti alla telecamera?
"Sentivo una mancanza. Una parte di me che non avevo ancora esplorato. Mi sono messa in gioco... e mi è piaciuto tantissimo".
In Italia è arrivata in televisione con Mare Fuori.
"Un’esperienza bellissima. É stata anche la mia prima volta a Napoli una città dove si respira un’atmosfera magica".
C’è un po’ di George in Lorenza, il personaggio che interpreta nella serie Rai?
"Sì, anche se poco. In Lorenza rivedo la mia voglia di giocare, il desiderio di divertirsi. Però mi manca la sua rabbia, la sua storia".
Come ha reagito quando è stata scelta? Conosceva già la serie?
"La conoscevo eccome! Ho atteso due settimane l’esito del secondo provino. Poi, finalmente, è arrivata la notizia: mi avevano scelta per il ruolo di Lorenza. Non ci credevo. Forse non ci credo ancora".
È riuscita a inserirsi bene nel gruppo di attori e attrici?
"Ho recitato con poche persone, perché Lorenza è un personaggio molto solitario. Però ho lavorato tanto con Lucrezia Guidone (sua madre sul set ndr), che mi ha dato tanti consigli – non solo sulla recitazione. Avevo paura di sbagliare qualche battuta, ma Lucrezia è stata un angelo: mi ha davvero messa a mio agio".
Nel 2024 ha recitato in una pellicola sperimentale neorealista. Come è stata quell’esperienza?
"Il cinema neorealista è una strada che voglio esplorare. È un modo molto diverso di girare. In Portogallo, dove abbiamo lavorato, è stato come trovare una famiglia. Il film affrontava il tema della droga, e il mio personaggio era molto legato alla vita della regista. È stato un viaggio nei suoi ricordi e nei miei, e mi ha toccato profondamente".
Le piacerebbe dedicarsi anche a un cinema impegnato socialmente?
"Secondo me, il cinema è sempre impegnato. Il modo in cui affronti certi temi – in chiave leggera, comica, tragica – è solo una scelta stilistica. Il punto centrale è che il cinema ha una responsabilità verso gli spettatori di ogni età".
C’è qualcuno con cui sogna di lavorare, qualcuno che rappresenterebbe un traguardo?
"Non parlerei nemmeno di traguardo. Mi sento già realizzata con le persone con cui ho lavorato finora. Sarebbe solo un passo avanti, non una vetta da raggiungere".