Cina lancia la Shenzhou-20 nello spazio, a bordo tre astronauti. La Luna e il piano di Pechino
La navicella deve raggiungere la stazione spaziale mandarina Tiangong e restarvi per sei mesi. Il sogno di Pechino è quello di arrivare sulla Luna entro il decennio per poi costruire una base

Roma, 24 aprile 2025 – La Cina cerca di guadagnare terreno nella corsa allo spazio, nuovo campo di sfida (e non di battaglia, per il momento) tra le superpotenze mondiali. Il Dragone ha lanciato in orbita la navicella spaziale con equipaggio Shenzhou-20 dal sito di Jiuquan, nel nordovest del Paese. Lo riferiscono i media statali di Pechino.
L’equipaggio della missione è composto dagli astronauti Chen Dong (comandante), Chen Zhongrui e Wang Jie: dovranno raggiungere la stazione spaziale orbitante mandarina Tiangong e restarvi per sei mesi.
La navicella è stata allestita a bordo di un razzo vettore Long March-2F. Shenzhou-20 è la 35/esima missione di volo del programma spaziale cinese con equipaggio ed è la quinta del suo genere fatta durante la fase di realizzazione della stazione spaziale orbitante Tiangong.
Le ambizioni di Pechino per la campagna spaziale non sono nuove. La Tiangon serve per condurre esperimenti in attesa di portare suoi astronauti sulla Luna, come da obiettivi, entro il decennio. Il programma si chiama "Chang E-8", si avvale di collaborazioni internazionali (nei giorni scorsi è stato selezionato un progetto peruviano) e prevede l’allunaggio nel 2028. Uno step fondamentale per realizzare il grande sogno cinese, ovvero costruire una base lunare. In particolare, Pechino punta a stabilire una stazione internazionale di ricerca sul polo meridionale del satellite.
Le fotografie pubblicate dall'agenzia di stampa statale Xinhua, nei giorni scorsi, hanno mostrato l'elegante razzo bianco appollaiato su un piedistallo blu decorato con bandiere nazionali, puntato verso il cielo, con striscioni rosso-oro che celebrano il programma spaziale cinese.
Perché la Cina vuole dire la sua nella corsa allo spazio
Investimenti massicci e passi avanti sbandierati al mondo. La corsa allo spazio della Cina ha innanzitutto ragioni di immagine: Pechino punta ad accrescere il proprio prestigio internazionale fuori dai confini e mostrare i muscoli alle superpotenze, Usa in primis. Internamente vuole mostrare ai cittadini la capacità del governo di raggiungere traguardi ambiziosi.
Ma ci sono anche motivazioni pratiche e strategiche: la Cina vuole ridurre la dipendenza da tecnologie straniere, specialmente in un contesto geopolitico come quello attuale. Avere una stazione spaziale che funziona, e avanzata, ha implicazioni dirette sui sistemi di navigazione satellitare.
Senza considerare l’aspetto militare: lo spazio è sinonimo di sicurezza, di controllo delle comunicazioni. E avere un ruolo importante potrebbe costituire un vantaggio in futuri scenari di guerra.
Infine, il caro e vecchio business. Lo spazio può aprire la strada a nuovi mercati (pensiamo alle esplorazioni spaziali, il turismo orbitale e, perché no, future miniere dove reperire importanti materie prime). Questo in prospettiva, perché già ora sviluppare e lanciare satelliti è un affare non da poco. Vedere chi, a Occidente, ci sta mettendo energie e denari.