Gli Stati Uniti stanno riesaminando con crescente preoccupazione il ruolo della Cina nelle infrastrutture energetiche critiche, in particolare nel settore delle energie rinnovabili. Alcuni esperti statunitensi che analizzano le apparecchiature – si legge su Reuters – avrebbero scoperto moduli di comunicazione non autorizzati all’interno di inverter solari cinesi. Questi componenti non risultavano nella documentazione ufficiale e potrebbero, secondo le fonti, consentire l’accesso remoto non controllato – un’eventualità che solleva il timore di manipolazioni da remoto, disattivazioni o alterazioni delle impostazioni critiche. Anche se non sono stati diffusi i nomi dei produttori coinvolti né il numero esatto dei dispositivi compromessi, la scoperta ha allarmato funzionari della sicurezza energetica.
Scoperti dispositivi spia in inverter solari cinesi
L’ambasciata cinese a Washington ha respinto le accuse, affermando che si tratta di una strumentalizzazione politica della sicurezza nazionale per screditare le tecnologie cinesi. Ma per molti rappresentanti del governo americano, le preoccupazioni sono concrete. Il deputato August Pfluger, membro della Commissione per la Sicurezza Interna, ha dichiarato: “Il Partito Comunista Cinese rappresenta una minaccia crescente. È tempo di reagire”. In questo contesto, il Congresso ha già avviato un processo legislativo per ridurre la dipendenza da fornitori cinesi. Un disegno di legge presentato a febbraio – il Decoupling from Foreign Adversarial Battery Dependence Act – mira a vietare al Dipartimento della Sicurezza Interna l’acquisto di batterie da alcune aziende cinesi a partire dal 2027.
Huawei è il principale fornitore
Secondo la società di consulenza Wood Mackenzie, Huawei è il principale fornitore mondiale di inverter, con quasi un terzo del mercato globale nel 2022, seguita da altri produttori cinesi come Sungrow e Ginlong Solis. Sebbene Huawei abbia abbandonato il mercato statunitense degli inverter nel 2019 – anno in cui le sue apparecchiature 5G furono bandite per motivi di sicurezza – continua a dominare altrove, specialmente in Europa. Il produttore tedesco 1Komma5 ha già annunciato di non utilizzare inverter Huawei per motivi di sicurezza, segnalando una crescente diffidenza tra gli operatori occidentali. “Dieci anni fa spegnere alcuni inverter non avrebbe avuto impatto. Oggi, con la diffusione massiccia del solare, può causare blackout”, ha dichiarato l’amministratore delegato Philipp Schroeder.
Trovati dispositivi di comunicazione fuori norma
Secondo SolarPower Europe, oltre 200 gigawatt della capacità solare europea sono connessi a inverter cinesi: l’equivalente di più di 200 centrali nucleari. Un controllo remoto anche parziale su questa infrastruttura da parte di soggetti ostili rappresenterebbe un rischio sistemico. A novembre, un incidente non confermato ufficialmente avrebbe visto la disattivazione da remoto di alcuni inverter solari da parte di soggetti cinesi, causando preoccupazione tra i governi occidentali. Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti non ha commentato l’episodio, ma una revisione delle tecnologie cinesi nel sistema energetico britannico è tuttora in corso.
Inverter solari cinesi, i dubbi della NATO
Anche la NATO ha espresso preoccupazione. Secondo un funzionario dell’alleanza, la Cina starebbe intensificando gli sforzi per ottenere controllo o influenza su infrastrutture critiche nei paesi membri. “Serve identificare e ridurre le dipendenze strategiche”, ha dichiarato. Mentre la transizione verso l’energia pulita accelera, questa vicenda sottolinea l’importanza di valutare non solo la sostenibilità ambientale, ma anche la resilienza e la sicurezza geopolitica delle tecnologie su cui si fonda il futuro energetico dell’Occidente