Cento soci, una missione: "Il nemico? Il disimpegno"

Nato nel ’99, il sodalizio è attivo sul fronte dell’identità e della manutenzione. Essenziale il recupero dei terreni. Lo zafferano: risorsa preziosa e conservativa.

Apr 20, 2025 - 07:26
 0
Cento soci, una missione: "Il nemico? Il disimpegno"

Costituita sul finire del ‘99 dallo spezzino Pierpaolo Bracco, ingegnere di professione animato da una trascinante passione per il territorio, la sua storia e le sue tradizioni. Con lui, Marco Cerliani, campigliese doc e titolare del noto ristorante ’La Lampara’ su via Tramonti 4 e, – allora – pochi altri. L’Associazione Campiglia conta oggi un centinaio di soci e da ben 27 anni è attivamente impegnata non solo a mantenere integre l’identità e le tradizioni secolari del territorio (come la coltivazione della vite e la costruzione dei muretti a secco) ma anche a operarvi una costante manutenzione: dell’ importante rete sentieristica, dei terrazzamenti e dei muretti stessi. "Il versante che dal crinale si affaccia sul mare – spiega Nicola, figlio di Pierpaolo Bracco e segretario dell’associazione – in età napoleonica era completamente coltivato a terrazzamenti ma dal dopoguerra in poi, in particolare dagli anni ‘70 e ‘80, è cominciato il progressivo abbandono delle coltivazioni. L’associazione è nata proprio con l’intento di contrastare questo disimpegno che rischiava di trascinare nell’oblio anche le tradizioni e l’intera identità del luogo. Si pensi, ad esempio, anche solo ai muretti a secco, la cui costruzione è un’arte vera e propria e purtroppo noi non possiamo contare più su Angelo Sturlese, l’eccellente maestro capace di realizzarli. Ma il punto – continua – non è soltanto tramandare conoscenze, bensì operare ogni anno una manutenzione sistematica, grazie all’ impegno dei nostri volontari e alla convenzione con il Parco Nazionale delle 5 Terre e il comune della Spezia".

Il mantenimento e rafforzamento identitario passa anche da un recupero agricolo, lo sapeva bene Pierpaolo Bracco che introdusse a suo tempo la coltivazione dello zafferano che l’associazione ancora oggi continua a portare avanti. "Mio padre ha pensato che per il recupero dei terrazzamenti ci fosse bisogno di una coltivazione in grado di rendere e, che al tempo stesso, non fosse troppo impegnativa, come quella dello zafferano appunto". E se la dimensione di questa frazione è riuscita a rimanere inviolata e quasi segreta sino a pochi anni fa, oggi non è più così: "Attualmente purtroppo – spiega Marco Cerliani, presidente dell’Associazione Campiglia – qui da noi troviamo ogni giorno auto in sosta ovunque e i turisti li vediamo transitare e fermarsi al massimo per un veloce caffè: per noi questo risulta essere più un disagio che un vantaggio. In primavera e autunno poi, nei fine settimana, ai residenti risulta difficoltoso raggiungere la propria abitazione a causa del traffico. Abbiamo più volte chiesto di avere l’ opportunità di un parcheggio nello spazio dell’ex cava comunale all’Acquasanta con un serivizio di bus navetta. Campiglia ha un’ autentica valenza turistica e deve essere protetto dall’overtourism".

Alma Martina Poggi