Caracas apre a una visita consolare ad Alberto Trentini. Si punta alla distensione con Maduro
Fonti di Caracas affermano che Alberto Trentini riceverà, al più presto, una visita consolare da parte dei rappresentanti della Farnesina in Venezuela. Sarà quindi la prima volta in cui diplomatici italiani potranno incontrare di persona il cooperante 45enne di Lido Venezia da sei mesi trattenuto nel Paese sudamericano. Ma le tempistiche della visita non sono […] L'articolo Caracas apre a una visita consolare ad Alberto Trentini. Si punta alla distensione con Maduro proviene da Il Fatto Quotidiano.

Fonti di Caracas affermano che Alberto Trentini riceverà, al più presto, una visita consolare da parte dei rappresentanti della Farnesina in Venezuela. Sarà quindi la prima volta in cui diplomatici italiani potranno incontrare di persona il cooperante 45enne di Lido Venezia da sei mesi trattenuto nel Paese sudamericano. Ma le tempistiche della visita non sono chiare: “Accadrà presto”, dicono sempre dalla capitale venezuelana. La richiesta ufficiale di una visita consolare risale allo scorso 16 gennaio, secondo quanto annunciato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani all‘Ansa. E in precedenza qualche tentativo è stato compiuto dall’ambasciatore italiano a Caracas, Giovanni Umberto De Vito, senza esito positivo.
L’improvvisa apertura è in continuità con la telefonata concessa da Caracas a Trentini nella quale il cooperante ha rassicurato la mamma, Armanda Colluso, sulle proprie condizioni di salute e ha sottolineato il desiderio di voler “tornare presto a casa”. Sappiamo che nel caso specifico del cooperante, l’apertura è frutto di un lungo percorso di mediazione che ha coinvolto il governo italiano, la famiglia Trentini e l’avvocata Alessandra Ballerini. E anche le parole sono state disarmate nel cammino, come direbbe Leone XIV, con il viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli, che ha ringraziato il presidente venezuelano Nicolas Maduro auspicando che “si possa giungere alla rapida scarcerazione del connazionale”. Dopo questa mossa, il palazzo di Miraflores attende gesti di distensione sui quali le autorità di Roma sono già a lavoro.
Tuttavia Trentini non è stato l’unico a telefonare: nelle ultime ore quasi tutti i prigionieri stranieri reclusi a El Rodeo I nell’ambito delle tensioni post-elettorali dell’estate 2024 hanno potuto sentire i propri parenti, rompendo così mesi di totale incomunicabilità.
Il punto di Caracas – Vista dal Venezuela, la trattativa si inserisce in una cornice ben più ampia e delicata. Stiamo parlando dei negoziati tra Usa, El Salvador e Venezuela per il rilascio di 252 prigionieri politici, compresi gli oltre 60 stranieri ancora detenuti nel Paese sudamericano, in cambio di altrettanti venezuelani deportati dagli Usa a San Salvador. E una bozza con un primo elenco di nomi sarebbe già stata sottoposta all’esame di Washington e Caracas. “Il nostro è un gesto di apertura verso El Salvador“, spiegano al palazzo di Miraflores. Tali negoziati hanno già prodotto un primo risultato con la consegna di Maykelis Espinoza, la bambina di due anni sbarcata all’aeroporto internazionale di Maiquetia, in Venezuela, giovedì 15 maggio dopo essere stata deportata dagli Usa insieme ai suoi genitori, accusati di appartenere alla nota gang transnazionale del Tren de Aragua sotto la legge dell’Alien Enemy Act del 1798. Anche allora si è verificato un altro gesto di distensione: i ringraziamenti di Nicolas Maduro al suo nemico naturale, il presidente Usa Donald Trump, “per aver compiuto questo atto umano di giustizia”.
Ma al centro non c’è solo il ritorno dei connazionali deportati bensì l’auspicata uscita del Paese dall’isolamento internazionale in cui si trova da alcuni anni oltre alla necessità di superare la crisi socio economica aggravata dalle recenti sanzioni Usa. E infine le elezioni amministrative di domenica prossima, 25 maggio, attraverso le quali Maduro vorrebbe consolidarsi ulteriormente sulle macerie di un’opposizione divisa e smarrita.
Altri precedenti già risaputi e che fanno ben sperare riguardano la liberazione dell’imprenditore italo-venezuelano Alfredo Schiavo, recluso dal 2020 nel Penitenziario dell’Helicoide a Caracas, in Plaza Venezuela, e rilasciato per motivi umanitari, così come il trasferimento negli Usa dei cinque oppositori che si erano rifugiati nell’ambasciata di Buenos Aires a Caracas.
Guai però a leggere le recenti mosse di Maduro come cenno di debolezza da parte del Palazzo di Miraflores. Anche perché da quelle parti lo studio della geopolitica è cosa seria, assidua, ossessiva. D’altronde, chi si schiera contro l’Impero statunitense deve saper giocare le poche carte che ha. E finora il chavismo le ha giocate bene, tenendo testa a Washington anche a costo di grossi sacrifici. In questo senso la Cuba di Fidel Castro è stata una scuola importante. Sono quindi ore delicate nelle quali, citando Aldo Moro, “una qualche concessione non è solo equa, ma anche politicamente utile” ricordando che “in questo modo civile si comportano moltissimi Stati”.
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