Borse 16 aprile: la guerra dei chip Usa-Cina e il crollo di Nvidia zavorrano i listini ma Piazza Affari si salva (+0,6%)
Le Borse chiudono contrastate per le tante incertezze che pendono sui mercati ma chi ne fa maggiormente le spese è l'high tech che mette in ginocchio il Nasdaq. Milano invece recupera e chiude in progresso. Corre l'oro e si rialza il petrolio L'articolo Borse 16 aprile: la guerra dei chip Usa-Cina e il crollo di Nvidia zavorrano i listini ma Piazza Affari si salva (+0,6%) proviene da FIRSTonline.


Le schiarite e le burrasche sui mercati durano quante quelle meteo in questa pazza stagione di primavera e di dazi. Dopo due giorni pieni di fiducia sono tornati i dubbi oggi sui listini europei (e a maggior ragione a Wall Street), a causa delle conseguenze della guerra commerciale dichiarata dalla Casa Bianca, i cui effetti sono stati stimati in giornata dal Wto, dopo che ieri Nvidia ha concretamente valutato un costo di 5,5 miliardi di dollari nel primo trimestre per le nuove restrizioni americane alle esportazioni dei suoi chip H20 in Cina. L’oro appare l’unico porto sicuro di questi tempi, infatti mette a segno un altro record e supera i 3300 dollari l’oncia.
In chiusura comunque i listini europei sono contrastati, dopo aver innescato la quinta negli ultimi giri. Piazza Affari si apprezza dello 0,62% e conquista nuovamente 36mila punti, grazie a Campari (+2,92%), utility e banche. Sono soprattutto queste ultime ad aver trovati il passo giusto nel finale. Nel resto del continente sono in rialzo Madrid +0,6%, Francoforte +0,39% e Londra +0,31%, Parigi è piatta e Amsterdam perde lo 0,34%.
A scuotere i mercati continentali ha contribuito l’allarme lanciato dal fornitore di chip Asml (-5,84%) secondo cui i dazi statunitensi stanno aumentando l’incertezza sul suo outlook per il 2025 e il 2026.
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Cina aperta ai colloqui con gli Usa
A bilanciare un po’ il cattivo umore c’è stata però la crescita cinese del primo trimestre (+5,4% superiore alle stime di 5,1%-5,2%). Inoltre Pechino sembra aperta ai colloqui con Washington, ma solo se Trump mostrerà rispetto e nominerà un referente che abbia il sostegno del presidente e possa aiutare a preparare un accordo (fonte Bloomberg). Secondo quanto scrive il Wsj però la Casa Bianca cerca di isolare il dragone e vorrebbe usare le trattative sui dazi per fare pressione sui partner commerciali americani affinché limitino i loro rapporti con la Cina. Insomma le gatte da pelare sono tante e il viaggio di Giorgia Meloni nella capitale Usa si presenta carico di spunti interessanti.
Avvio negativo per Wall Street, mentre la California fa causa sui dazi e il Wto valuta il salato conto per il commercio mondiale
Gran parte della spinta negativa di oggi in Europa è arrivata da Wall Street, piatta ieri in chiusura, ma in calo nell’after hours con le notizie portate dal colosso dei chip per l’Ia. Oggi il nervosismo continua a manifestarsi: il Nasdaq perde l’1,66% (Nvidia -6,57%) e sono in rosso DJ -0,17% e S&P500 -0,83%. Intanto la California pensa di fare causa sui dazi. L’azione legale sarà depositata nelle prossime ore, poiché “le tariffe illegali di Trump stanno creando caos per le famiglie, le imprese e l’economia, aumentando i prezzi e minacciando posti di lavoro”, dice il governatore Gavin Newsom annunciando la decisione.
Per parte sua il Wto valuta il conto salato che il commercio mondiale rischia di pagare per le imposte doganali americane. Quest’anno il volume del commercio mondiale di merci è previsto in calo dello 0,2%, con una modesta ripresa del 2,5% nel 2026. Le stime per il 2025 sono inferiori di quasi tre punti rispetto a quelle iniziali, quando si prevedeva una crescita continua supportata da condizioni macroeconomiche favorevoli. Se poi i dazi reciproci tra gli Stati Uniti e altri paesi venissero ripristinati, la crescita del commercio globale subirebbe un ulteriore rallentamento. L’incertezza politica potrebbe ridurre il Pil mondiale di 1,3 punti percentuali, con impatti maggiori su Nord America e Asia.
Dal fronte macro si registra un dato sulla produzione industriale Usa di marzo inferiore alle attese: -0,3% rispetto a febbraio a 103,9 punti, secondo l’indice della Federal Reserve, contro attese per un ribasso dello 0,1%.
Oro, oro, oro e dollaro giù
“Oro, oro, oro” cantava Mango e questo sembra diventato il mantra dei mercati, in tempi in cui il domani appare incerto. A fare incetta di lingotti sarebbe soprattutto la Cina, ma uno degli effetti di questa febbre dell’oro è che avrebbe soppiantato la febbre da azionario Usa, soprattutto quella da Mega Cap. Sia come sia anche oggi il prezioso metallo ha aggiornato i suoi massimi di sempre, con lo spot gold che ha raggiunto 3319,63 dollari l’oncia e tratta al momento a 3308,50 in progresso del 2,5% dalla chiusura di ieri.
La giornata appare favorevole anche al petrolio, in recupero dopo le recenti perdite. Così il greggio texano prezza 62,64 dollari al barile, nella consegna di maggio e il Brent a 65,89 dollari (giugno 2025), entrambi i future guadagnano circa il 2%.
Sul mercato dei cambi tornano fitte le vendite sul dollaro e anche l’euro guadagna quasi un punto percentuale, per un cambio di 1,138, pur avvicinandosi alla decisione della Bce, che domani dovrebbe nuovamente tagliare il costo del denaro dello 0,25%.
Piazza Affari a 36 mila punti
Piazza Affari agguanta dunque 36mila punti, grazie a titoli difensivi, ma anche alle banche. Sul podio ci sono Campari, Snam +2,36% e Inwit +2,04, ma a ruota segue Unicredit +1,95% e nel settore svetta anche Popolare di Sondrio +1,71%. È corposa inoltre la lista delle utility, guidate da Snam, Hera +1,93%, Italgas +1,85%.
Bene i titoli petroliferi in scia ai rialzi del greggio: Tenaris +1,92%, Eni +1,79%.
Tra i maggiori ribassi del giorno ci sono poi molti titoli industriali, che avevano beneficiato degli annunci di tregue sui dazi: Buzzi -4,58%, Iveco -3,88%, Leonardo -2,54%, Interpump -2,34%, Stellantis -1,08%.
È ancora lettera per Amplifon -2,33%.
Fuori dal paniere principale troneggia Bialetti Industrie +61,29%, sulla notizia dell’accordo per la cessione delle quote di maggioranza a Nuo Capital che poi dovrà lanciare un’Opa obbligatoria sulle restanti azioni a un prezzo non inferiore a 0,467 euro per azione con l’obiettivo del delisting.
Tonfo di Ovs, -4,57%, dopo risultati del quarto trimestre che non hanno entusiasmato il mercato.
Spread poco mosso, tassi in calo
Sono in calo i rendimenti dei titoli di Stato della zona euro sul secondario, alla vigilia della riunione della Bce. Il decennale italiano vede un tasso del 3,69%, contro il 2,5% del Bund di pari durata, per uno spread in leggero rialzo a 119 punti base.