Bernabò Bocca, il conte imprenditore: “Amo l’Africa e ho letto Vance. Firenze ha grande potenziale”

La vita privata e senza filtri del presidente di Federalberghi e Fondazione Cr Firenze. “Il più bel ricordo d’infanzia? Mio padre. La barca è una passione perché sto con i miei figli”

Mag 18, 2025 - 02:08
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Bernabò Bocca, il conte imprenditore: “Amo l’Africa e ho letto Vance. Firenze ha grande potenziale”

Firenze, 17 maggio 2025 –  C’è qualcosa in Bernabò Bocca che ricorda certi protagonisti del cinema francese: eleganti senza sforzo, riservati ma con uno sguardo che dice più delle parole, capaci di attraversare il potere senza esserne divorati. Un po’ come in “Conversations with My Gardener”, dove la vita pubblica si stempera nel quotidiano, e un uomo di successo scopre che le radici contano più del traguardo. Presidente di Federalberghi, imprenditore alberghiero di terza generazione, cavaliere del lavoro, presidente della Fondazione CR Firenze, Bocca è abituato a muoversi tra istituzioni e dossier. Ma è nel tempo sospeso della navigazione (la barca è la sua passione), con il vento sul viso e il telefono spento, che si sente più libero. Sposato con Benedetta Geronzi, figlia dell’ex banchiere Cesare, padre di due figli, vive a Firenze (ma di nascita è torinese), città che considera casa. Bocca ha fatto esperienza anche nei palazzi della politica. Eletto senatore nel 2013, ha attraversato la giungla capitolina con il garbo di chi ha capito che la vera nobiltà (è un conte) è resistere senza prendersi troppo sul serio.

“A Roma ho imparato tre cose”, scherza: “Che i corridoi sono più importanti delle aule, che il caffè si beve freddo e che tutti ti danno del tu, anche se non ti conoscono”, racconta con la sua risata coinvolgente.

Cavaliere, rimpiange la politica? E in questi anni non le è mai balenata l’idea di tornare nell’agone?

“No, né la rimpiango né mi ricandiderei. È stata una bella esperienza e sono felice di averla fatta, ma l’impegno politico, per come lo intendo io, non è compatibile con l’attività di imprenditore. Che è ciò che amo”.

Che rapporto aveva con Silvio Berlusconi? Ricordiamo che fu lui a volere la sua candidatura in Senato...

“Straordinario. I primi contatti li avemmo agli inizi degli anni Novanta, prima che scendesse in politica: ricordo che i nostri rapporti iniziarono quando con il mio gruppo alberghiero decidemmo di sponsorizzare un programma di golf su Canale 5”.

Sposato con Benedetta Geronzi, padre di due figli, manager di lunga data: dove trova il tempo per la sua famiglia e come lo difende?

“Il segreto è conciliare la professione con gli affetti, soprattutto tenendo conto delle proprie priorità. Nonostante io abbia tanti impegni, la famiglia la metto sempre al primo posto. E non c’è

null’altro che tenga”.

Ci racconta cosa succede quando il presidente lascia il blazer nell’armadio e sale sulla sua barca? Cosa cerca – o da cosa fugge – in mare aperto?

“Non fuggo, io cerco. Cerco il tempo di stare con i miei figli, che sono la cosa più importante che ho nella mia vita. Hanno un’età, 14 e 16 anni, in cui hanno bisogno della presenza del padre. E poi mi piace vederli crescere. In barca nessuno può scappare e quindi si ha il tempo di chiacchierare e passare del tempo insieme”

Che tipo di lettore è?

“Ero un lettore di libri di avventura, soprattutto sull’Africa, che amo, e il mio autore preferito è Wilbur Smith. Ora ho cambiato ‘genere’ e sto leggendo il libro del vice presidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, per cercare di capire quello che queste persone oggi pensano. E credo che questo testo sia importante: per formazione, prima di giudicare sono abituato a cercare di comprendere le motivazioni delle cose”.

Qual è il suo rapporto con le donne?

“E’ un rapporto di grande stima. Sono moltissime le donne che lavorano all’interno del mio gruppo. Io sono un antesignano delle quote rosa, che a dire la verità non apprezzo”.

Per quale motivo?

“Perché sembra che le donne si debbano assumere per rispettare le quote. Diciamolo una volta per tutte: le donne sono assunte perché in certi lavori sono più brave degli uomini”.

E nella mia vita privata?

“Le mie donne sono due: mia moglie e mia figlia”.

Il ricordo più bello della sua infanzia?

“Mio padre. Io sono l’ultimo di 5 figli e sono il più piccolo. Il più grande ha 75 anni e andò a vivere in Argentina nel 1976, quando io avevo 13 anni. Quindi il mio babbo si legò tantissimo a me. Con lui ho sempre avuto un rapporto molto forte. Dico solo che quando lavoravo a Firenze, partivo il pomeriggio in macchina solo per andare a mangiare con lui a Torino per poi tornare la notte qui”.

La sua famiglia ha avuto un ruolo fondamentale nella sua carriera. Quali insegnamenti le ha trasmesso suo padre, Ernesto, fondatore di Sina Hotels?

“L’esempio. Il primo giorno che iniziai a lavorare nella nostra azienda mi disse: “Ricorda che sei proprietario di un gruppo, e questa è una grossa responsabilità perché da oggi in poi il tuo datore di lavoro sarà la coscienza. Arriva per primo in ufficio e vai via per ultimo. Dà il buon esempio...”

Lei è anche conte…

“Sì”.

Quindi a Firenze, tra le famiglie nobili, si è trovato a suo agio?

“Sono stato accolto benissimo dalla città e dai fiorentini, molti dei quali sono i miei migliori amici”.

Vive a Firenze (anche se va detto che non disdegna i salotti romani). Cosa ama di più della sua città adottiva?

“Tutto. Grazie al mio ruolo in Fondazione riesco a vedere posti che purtroppo, pur vivendo in questa città dal 1986, non avevo mai visitato. Ed è la conferma di quanto noi siamo esterofili: cioè, amiamo andare all’estero ma conosciamo poco ciò che abbiamo in casa. Firenze ha un grossissimo potenziale, e il mio obiettivo, con la Fondazione, è riportare la città del Giglio dove merita”.