Bagnasco "La fede al centro"

Il cardinale: domina il materialismo "La Chiesa sia punto di riferimento" .

Mag 3, 2025 - 06:26
 0
Bagnasco "La fede al centro"

Quali saranno le sfide principali che la Chiesa e il nuovo Papa dovranno affrontare? Il Cardinale Angelo Bagnasco, a lungo Presidente della Cei e dei Vescovi europei, si prende una pausa che sembra interminabile, guardando fisso negli occhi l’interlocutore, come a voler raccogliere pensieri lunghi e gravidi, e a voler pesare, una per una, le parole. "Bene. Il popolo di Dio ha bisogno di essere confermato con forza e chiarezza nel deposito della fede, perché in questa confusione culturale in cui vive l’Occidente, ma non solo, c’è bisogno di un punto di riferimento di verità, di chiarezza, che la Chiesa è in grado di dare e che ha il dovere di dare perché è la sua missione. Il Santo Padre, come Pastore universale, avrà, quindi, innanzitutto questa missione. E, d’altra parte, è quella di tutti i Papi, ma, guardando al nostro clima culturale e sociale, mi pare che sia ancora di più necessaria".

Questa è la prima sfida. Ma di quali altre missioni si dovrà fare carico il nuovo Pontefice? "In secondo luogo, il popolo di Dio sente il bisogno di essere spronato a una vita spirituale più intensa. Perché, anche qui, la nostra cultura è piuttosto materialista, un materialismo non teorico ma di fatto, quindi un ateismo non teorico ma di fatto che oggi chiamiamo secolarismo, un secolarismo che predica la fede nel nulla e che dice all’uomo, in sostanza, vivi come se Dio non ci fosse, causando questo vuoto spirituale che produce, nel tentativo istintivo di trovare un riempimento, consumismo. A questo dobbiamo rispondere. Ma c’è anche una terza missione".

Quale? "Sempre il popolo di Dio chiede un incoraggiamento per testimoniare la fede senza paura o senza complessi di inferiorità, con umiltà, con semplicità. Non è questione di costruire nessuna barriera assolutamente ma di offrire la verità di Gesù, la gioia di Cristo, perché la gioia o si espande oppure si ripiega, così come l’amore o si diffonde oppure si esaurisce. Serve, dunque, un incoraggiamento a testimoniare la propria fede attraverso la testimonianza della vita il più possibile, con i limiti di tutti noi, e poi con le opere di carità, con la vicinanza a tutti ma in particolare ai più bisognosi".

Come incoraggiare una fede senza complessi di inferiorità? "Usando le parole sia della fede per motivare la propria vita e le proprie scelte di comportamento sia le parole della ragione. Di questo l’Occidente in modo particolare ha bisogno, perché in un mondo secolarizzato non si possono usare solamente le parole della fede, perché per chi non crede valgono tanto quanto, ma servono anche le parole della ragione, perché tra fede e ragione non c’è un contrasto, tantomeno una contrapposizione, ma semmai una ricerca vicendevole".

Ritiene che la Chiesa non sia riuscita fino in fondo a affrontare le sfide che lei indica? C’è stata una crisi di risposta? "Io non parlerei assolutamente di crisi di risposta. Semmai si può dire che di fronte all’accelerazione dei cambiamenti sociali e culturali e, dunque, dei bisogni e delle esigenze dell’uomo, è necessario dare, nella strada della continuità, quelle risposte che oggi sono diventate più urgenti".

Quale figura di Papa "servirebbe", dunque, per fronteggiare la crisi dell’Occidente? "La risposta del profilo del Papa emergerà proprio dal quadro che si sta facendo con il contributo dei Cardinali che arrivano da tutte le parti del mondo: è questo che io chiamo il grande affresco. È una cosa bellissima che forse soltanto la Chiesa è in grado di compiere".

Si attende, dunque, una scelta che sia di unità della Chiesa? "Sì, certamente lo sarà sempre, lo sarà sicuramente proprio in nome di quel punto centrale che si scorge ben rappresentato e affrescato nella Cappella Sistina, con il Cristo glorioso accanto alla madre che sembra indicare al figlio il mondo intero. Questa, direi, è un’immagine che ogni elettore che entra nella Cappella Sistina (e io ho avuto la grazia di farlo nel precedente conclave) non può non vedere: anzi, ne viene abbracciato e richiamato alla gravità e alla bellezza del momento".

Quale è l’atmosfera che si avverte "dentro" e "durante" la scelta? "Lo spirito che proviene dalla visione della Cappella Sistina non può essere, diciamo, disatteso da nessuno, perché anche su un piano emotivo uno si sente abbracciato dentro un momento del quale tutta la Cappella sta parlando, dalla creazione alla resurrezione di Cristo, al ritorno glorioso: e questo è il punto di unità, di cui, magari delle visioni più politiche, pur legittime, non si tiene conto".

In una lettura esterna e semplificata, però, si parla di Cardinali progressisti e di Cardinali conservatori: si può ipotizzare questa divisione? "Mi pare una semplificazione che non tiene conto del punto centrale che unifica qualunque differenza di opinione, di sensibilità, di vissuto: il punto è dato dalla fede in Gesù Cristo e dall’amore per la Chiesa. Sono queste le cose che ispirano la scelta della persona, come è sempre accaduto".

Siamo noi osservatori ad avere una lettura deformata delle cose? "È una visione più ispirata a criteri politici che non alla sostanza di quello che è la Chiesa".

Si ha anche l’impressione che vi sia, in questa occasione, una maggiore attenzione, fra virgolette, dei potenti del mondo rispetto alla scelta del nuovo Papa: Trump, Macron. "Sono piccolezze di fronte alla grandezza della Chiesa. La Chiesa è il corpo mistico di Cristo, non dimentichiamolo. Certi calcoli, diciamo, sono piccoli, limitati".

I funerali di Papa Francesco sono stati anche l’occasione per lo storico incontro in Basilica tra Trump e Zelensky: c’è chi ha parlato, in maniera forse esagerata, di miracolo. Lei che ha pensato? "Mi pare che sia significativo, nella sostanza, quello che è accaduto, coerente con la missione della Chiesa, specialmente in certi momenti della storia, di favorire occasioni di incontro e di dialogo in ordine alla pace, alla giustizia, al bene dell’umanità, non solamente della Chiesa, della libertà di culto e della non persecuzione dei cristiani, come avviene in diverse parti del mondo anche oggi, ma con uno sguardo molto più ampio".

Un’ultima nota: circola l’idea o la speranza che il prossimo Papa possa essere italiano. È rilevante? "Non è importante la provenienza geografica di un Papa. Importante è il coraggio della fede per rispondere alle sfide: dunque, la consapevolezza del mondo attuale che non è certamente solo l’Occidente, che non si racchiude nell’Occidente, anche se non dobbiamo dimenticare che l’Occidente è contagioso per tutte le parti del mondo".

Resta qualcosa da aggiungere? "Preghiamo".