Asset allocation: gli investitori guardano oltre le big tech

Dopo anni di dominio incontrastato da parte delle grandi aziende tecnologiche statunitensi, sembra che il vento stia cambiando a Wall Street. Nel primo trimestre del 2025, il gruppo dei cosiddetti “Magnifici 7” – ovvero le sette mega-cap tecnologiche che avevano guidato i mercati nell’ultimo periodo – ha registrato una flessione media di quasi il 16%.... Leggi tutto

Mag 15, 2025 - 10:38
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Asset allocation: gli investitori guardano oltre le big tech

Dopo anni di dominio incontrastato da parte delle grandi aziende tecnologiche statunitensi, sembra che il vento stia cambiando a Wall Street. Nel primo trimestre del 2025, il gruppo dei cosiddetti “Magnifici 7” – ovvero le sette mega-cap tecnologiche che avevano guidato i mercati nell’ultimo periodo – ha registrato una flessione media di quasi il 16%. Un dato che segna un’inversione di tendenza significativa.

«Dopo un periodo di dominio prolungato da parte di un ristretto gruppo di titoli tecnologici a mega capitalizzazione, nel primo trimestre gli investitori hanno abbandonato i titoli statunitensi con valutazioni più elevate», osserva Jared Franz, economista statunitense di Capital Group.

Il fenomeno in atto è quello della cosiddetta “rotazione di mercato”: i capitali si stanno spostando dai giganti tech verso settori tradizionalmente più difensivi, come quello sanitario e dei beni di consumo di base. Non solo: si assiste anche a un rinnovato interesse per i titoli che distribuiscono dividendi, per le società a piccola e media capitalizzazione e per quelle non statunitensi.

Secondo Franz, «potrebbe trattarsi dei primi segnali di una più ampia partecipazione al mercato». Con l’inflazione, i tassi d’interesse e le tensioni sul commercio globale ancora in primo piano, gli investitori sembrano voler puntare su un paniere di titoli più variegato, abbandonando la concentrazione estrema delle scelte passate.

Negli Stati Uniti, la prospettiva di una regolamentazione meno rigida e di una fiscalità più favorevole potrebbe rafforzare la capacità di alcune aziende di aumentare i flussi di cassa e, di conseguenza, i dividendi distribuiti agli azionisti. Una dinamica che potrebbe riportare in auge titoli che erano rimasti in ombra rispetto allo scintillio dei colossi tech.

Inoltre, l’ondata di “reshoring” – ovvero il ritorno delle catene produttive negli Stati Uniti – potrebbe favorire alcuni comparti industriali, aprendo nuove strade di crescita per aziende finora sottovalutate.

Anche sul piano globale, si moltiplicano le opportunità. «Vi sono numerose società farmaceutiche poco costose che sono state ignorate dal mercato, concentrato sui farmaci dimagranti a base di glucagone-like peptide-1 (GLP-1)», nota Franz. A queste si aggiungono utility, banche selezionate e aziende del settore della difesa, tutte realtà con fondamentali solidi ma trascurate dai riflettori degli investitori.

La rivalutazione delle opportunità fuori dal perimetro statunitense e tecnologico trova conferma anche nell’analisi dei fondamentali. «L’analisi del rendimento relativo del capitale proprio (ROE) tra i titoli statunitensi e non statunitensi rispetto ai rispettivi rapporti prezzo/utili (P/E) rivela che l’attuale contesto offre ancora opportunità, in particolare per gli investitori fondamentali», spiega l’economista di Capital Group.

In un anno segnato dall’incertezza, la parola d’ordine torna a essere “diversificazione”. «Potrebbe essere il momento di rivalutare l’importanza della diversificazione, evitare un’esposizione eccessiva a tendenze specifiche ed esplorare opportunità più ampie», conclude Jared Franz.

Una riflessione che sembra andare ben oltre il caso dei “Magnifici 7”, toccando il cuore delle strategie di investimento del futuro prossimo.