Anche l’Ue a caccia di minerali strategici in Asia Centrale: von der Leyen promette investimenti per 12 miliardi

La missione compiuta tra giovedì e venerdì dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in Asia Centrale ha reso chiaro a cosa Bruxelles punti più di ogni altra cosa guardando alla regione: i minerali strategici. Atterrata a Samarcanda, in Uzbekistan, insieme al presidente del Consiglio europeo, António Costa, per prendere parte al primo […] L'articolo Anche l’Ue a caccia di minerali strategici in Asia Centrale: von der Leyen promette investimenti per 12 miliardi proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 6, 2025 - 10:01
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Anche l’Ue a caccia di minerali strategici in Asia Centrale: von der Leyen promette investimenti per 12 miliardi

La missione compiuta tra giovedì e venerdì dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in Asia Centrale ha reso chiaro a cosa Bruxelles punti più di ogni altra cosa guardando alla regione: i minerali strategici. Atterrata a Samarcanda, in Uzbekistan, insieme al presidente del Consiglio europeo, António Costa, per prendere parte al primo summit della storia a livello di leader con le cinque repubbliche dell’area, la leader europea ha menzionato direttamente il settore dei minerali critici nel suo discorso inaugurale. Non un semplice accenno: una chiara dichiarazione d’intenti, per di più fatta citando anche i Paesi che, nelle parole di von der Leyen, punterebbero semplicemente a “sfruttare ed estrarre”, mentre l’Unione europea si farebbe portatrice di un approccio con maggiori ricadute positive a livello locale. Un evidente riferimento a Russia e, in seconda battuta, Cina.

Tra i documenti comuni firmati a margine dei lavori vi è proprio una dichiarazione congiunta di intenti sulle materie prime essenziali che ha messo nero su bianco quanto detto a parole. Bruxelles ha annunciato un piano di investimenti per la regione da 12 miliardi di euro, di cui almeno 2,5 destinati proprio al settore minerario. Guardando ai numeri si capisce da dove derivi l’interesse europeo: l’Asia Centrale possiede giacimenti consistenti, tra cui il 38,6% del manganese mondiale, il 30,07% del cromo, il 20% del piombo, il 12,6% dello zinco e l’8,7% del titanio. Di contro, nel 2023 il 94% delle importazioni di terre rare da parte dell’Unione europea è provenuto da Cina, Malesia e Russia. La necessità di diversificare i canali di approvvigionamento salta all’occhio immediatamente.

Oltretutto l’interesse a una maggiore presenza di Bruxelles nel settore dei minerali critici si riscontra anche guardando alla situazione dal lato centro asiatico. Il più grande produttore di uranio al mondo, il Kazakistan, che vende in quote sempre maggiori a Pechino e Mosca, poche ore prima dell’inizio del summit di Samarcanda ha annunciato la scoperta di un giacimento da 20 milioni di tonnellate di terre rare. Se confermato, questo immenso sito porterebbe il Paese a scalare la classifica mondiale diventando il terzo per depositi, dietro a Cina e Brasile.

La concomitanza tra l’annuncio e il summit in terra uzbeca sembra un chiaro invito alle compagnie europee affinché investano nel settore. Un comparto che, e questo vale per l’Asia Centrale nel suo complesso, necessita sicuramente di un cambio di passo sul fronte degli investimenti e delle risorse finanziarie messe a disposizione per il suo pieno sviluppo. Basti pensare che i soldi spesi per le esplorazioni geologiche effettuate nell’immenso territorio kazaco tra il 2003 e il 2023 sono stati pari a quelli investiti nel solo 1990, alle ultime battute dell’epopea sovietica. Oppure che, guardando stavolta al Tagikistan, quest’ultimo esporta il 78% della sua produzione di antimonio in Cina per la lavorazione, a causa della mancanza di infrastrutture.

La corsa sembra quindi in pieno svolgimento e non riguarda solo il settore minerario. Dei 12 miliardi di euro di investimenti già menzionati, la maggior parte, circa 3 miliardi, sarà infatti destinata all’ambito dei trasporti. L’Unione europea si è fatta promotrice del progetto infrastrutturale Global Gateway che, nelle intenzioni degli ideatori, dovrebbe rappresentare un’alternativa alle Nuove Vie della Seta cinesi. Uno degli snodi fondamentali dell’iniziativa europea, da 300 miliardi di dollari complessivi, è proprio l’Asia Centrale e von der Leyen ha ribadito la grande attenzione data al corridoio di transito attraverso il Mar Caspio che, una volta definito, potrebbe ridurre i tempi di trasporto delle merci tra Asia Centrale e mercato europeo a soli 15 giorni. Stima del denaro necessario a realizzare le opere indispensabili affinché la rotta entri in funzione: 18,5 miliardi di euro.

I dossier sul tavolo sono quindi molto rilevanti e certificano la potenziale grande rilevanza dell’Asia Centrale. Una rilevanza di cui finora si sono rese conto soprattutto la Russia, per ragioni storiche la controparte più rilevante per le cancellerie regionali, e la Cina, di gran lunga il primo partner economico. L’Ue sembra però intenzionata ad accrescere il proprio ruolo nell’area, un interesse che si accompagna alla parallela volontà delle repubbliche centro-asiatiche di aumentare il novero dei partner internazionali a disposizione.

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