Alla scoperta del Parco del Valentino: il cuore verde di Torino
Un viaggio nel cuore verde di Torino tra castelli, giardini segreti, arte e magia: ecco il fascino senza tempo del Parco del Valentino.

A Torino, è sufficiente oltrepassare il confine invisibile del traffico cittadino per ritrovarsi immersi in un’oasi di storia e natura: è il Parco del Valentino, polmone verde, rifugio di chi desidera quiete, meta privilegiata di chi passeggia sul lungofiume, scenario di picnic, incontri romantici e fotografie da cartolina.
Nessuno può dire con assoluta certezza perché si chiami proprio così, ma le ipotesi sono affascinanti e si perdono nei secoli. Un documento del 1272 lo menziona come Valentinum, lasciando intuire che già nel Medioevo fosse considerato un luogo salubre, quasi terapeutico, per chi cercava ristoro dal caos urbano. Secondo alcuni studiosi, il nome potrebbe essere legato a una cappella consacrata a San Valentino, forse custode di antiche reliquie che in seguito vennero spostate nella chiesa di San Vito, sulla riva opposta del fiume.
Ma c’è anche chi racconta un’altra origine, più romantica e aristocratica: Valentina Balbiana, nobildonna torinese del Cinquecento, e suo marito Renato Birago scelsero proprio questo angolo del Po per costruire la loro dimora estiva: la villa, edificata nel 1543, fu il seme da cui sbocciò il futuro Castello del Valentino.
In questa guida vi accompagno a esplorare la storia e i luoghi simbolo del Parco, tra suggestioni antiche, angoli da sogno e segreti ancora da svelare.
Le origini e l’evoluzione di un parco che racconta Torino
Il Parco del Valentino non è nato in un giorno, ma ha attraversato i secoli trasformandosi e adattandosi alla città che lo circondava. Tutto ha inizio nel Cinquecento, quando i Birago scelgono di costruire la villa lungo il fiume, in una zona ancora selvaggia e poco abitata. Poi arrivò Emanuele Filiberto di Savoia che, con potere e ambizione, acquistò tutta la proprietà, segnando la svolta decisiva.
A metà del Seicento, un altro nome illustre entrò in scena: Cristina di Francia. Fu lei a volere la costruzione del Castello del Valentino che, con i suoi giardini raffinati, fa da contrappunto alla naturalezza del paesaggio fluviale e inaugura una nuova epoca.
Ma il Valentino come lo conosciamo oggi prende davvero forma solo nell’Ottocento, un secolo di cambiamenti, in cui Torino cresce, si sviluppa, si affolla. Il Comune decise allora di offrire ai cittadini un grande spazio verde dove respirare, camminare, sognare. Nel 1854 venne indetto un concorso ufficiale per progettare il primo vero parco pubblico della città. A vincerlo fu Jean-Baptiste Kettmann, un giardiniere che guardava al modello inglese e immaginava un paesaggio romantico e sinuoso.
Infatti, non vi sono siepi geometriche né viali dritti: il Valentino diventa un giardino “naturale” dove tutto sembra nato per caso, ma è in realtà frutto di un’attenta progettazione. Ruscelli che scorrono silenziosi tra le rocce, piccoli laghetti nascosti dalla vegetazione, grotte artificiali, ponticelli in legno, cespugli fioriti, e pergolati che invitano a una sosta.
Tale scenario incantato si presta perfettamente ad accogliere le grandi Esposizioni che Torino ospita tra Ottocento e Novecento. La più celebre è quella del 1884, durante la quale viene costruito uno degli angoli più amati del parco: il Borgo Medievale, un vero e proprio villaggio in miniatura, ispirato ai castelli e alle fortificazioni piemontesi e valdostane, con tanto di rocca, ponte levatoio e stradine in pietra.
Poco più tardi, nel 1898, in occasione di un’altra grande Esposizione, nascono anche la suggestiva Fontana dei Mesi e il grazioso Villino Caprifoglio. Il 1911, invece, è l’anno dell’Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro: viene edificato il primo nucleo di quello che diventerà Torino Esposizioni.
Il parco continua a cambiare, ad arricchirsi, a fiorire. Il Giardino Roccioso e il celebre roseto sono un’eredità più recente, nata con le mostre floreali Flor ’61 ed Euroflora ’65.
Informazioni utili e come arrivare
Visitare il Parco del Valentino è un’esperienza che non richiede né biglietti né orari: è un luogo libero, aperto, da vivere senza fretta. La sua estensione è ampia e segue il corso del Po, suddividendosi idealmente in tre zone, ognuna con un’identità ben precisa.
La parte più settentrionale si apre tra il maestoso Arco monumentale all’Artigliere e l’Orto Botanico, custode di piante rare e atmosfere silenziose. Il cuore pulsante del parco, però, è la zona centrale, dove spiccano il Castello del Valentino e il Borgo Medievale, che convivono in armonia tra scorci da fiaba e architetture regali. Infine, nella zona più meridionale, si distende il Giardino Roccioso, un microcosm di pietre, acqua e profumi, che culmina nel roseto, perfetto da visitare in primavera.
Non è difficile arrivare al Valentino. In auto si può parcheggiare nei pressi del parco, lungo corso Cairoli o corso Massimo d’Azeglio, oppure all’interno, in piazza Rita Levi Montalcini. Chi preferisce la bici può percorrere le piste ciclabili fino all’ingresso e continuare a pedalare lungo i viali ombreggiati. Se si ama camminare, basta partire dal centro città per arrivare a piedi, lasciandosi guidare dalla brezza del fiume.
All’interno del parco, non mancano locali dove sedersi a bere un caffè guardando le canoe scivolare sull’acqua, chioschi che servono gelati nelle giornate calde, punti ristoro ideali per una pausa pranzo all’aperto. Chi ha voglia di avventura può inoltre noleggiare una bicicletta o un risciò.
Cosa vedere al Parco del Valentino
Il Parco è una piccola città nella città: esteso per oltre cinquecentomila metri quadrati nel quartiere di San Salvario, lungo la riva sinistra del fiume, tra il ponte Umberto I e il ponte Isabella, accoglie chiunque con la stessa generosità, sia che si voglia fare una corsa, leggere un libro sotto un platano o andare a caccia di bellezza con lo sguardo.
Il Borgo Medievale: un viaggio indietro nel tempo

È forse l’attrazione più fiabesca del Parco, e non potrebbe essere altrimenti. Il Borgo Medievale nasce nel 1884 come scenografia permanente dell’Esposizione Generale Italiana, ma oggi è qualcosa di più: è un tuffo in un’epoca lontana, una ricostruzione affascinante e minuziosa di un villaggio del Quattrocento, abbracciato da mura, torri e una rocca imponente.
L’ingresso avviene passando sopra un piccolo ponte levatoio che sembra fatto apposta per traghettare fuori dal presente. Appena entrati, sulla sinistra, ecco l’Albergo dei Pellegrini, mentre sulla destra si apre una piazzetta animata da un forno, la tettoia del maniscalco e una fontana tipica della Valle di Susa. La via principale conduce poi tra botteghe e case che riproducono fedelmente l’architettura medievale di Piemonte e Valle d’Aosta.
Al termine del percorso attende la Rocca, cuore del borgo e fedele riproduzione di una dimora signorile quattrocentesca. Qui, salendo tra le stanze, potrete ammirare arredi, affreschi, oggetti quotidiani che provengono da alcuni dei castelli più famosi del Nord Italia, come la Manta o Fénis. Accanto alla Rocca si apre infine un delizioso giardino medievale, suddiviso in tre spazi: uno dedicato ai fiori ornamentali, uno alle piante officinali e uno all’orto vero e proprio, con un capanno colmo di attrezzi d’epoca.
L’Orto Botanico di Torino
Protetto da un muro in mattoni e immerso nella quiete, si nasconde uno dei luoghi più preziosi del Valentino: l’Orto Botanico. Fondato nel 1729 per volontà di Vittorio Amedeo II di Savoia, è oggi una struttura scientifica gestita dall’Università di Torino, ma anche un rifugio straordinario per chi desidera immergersi nella varietà del mondo vegetale.
La parte più visibile è il giardino storico, un percorso scandito da un viale centrale con tre vasche ornamentali e da grandi alberi monumentali che si alternano ad aiuole botaniche. Ogni pianta è ordinata con rigore scientifico, ma la sensazione è quella di essere dentro un romanzo naturalista. Le vasche laterali, dove crescono le piante officinali e tintorie, raccontano di saperi antichi, mentre nei pressi dell’ingresso si possono osservare le collezioni di piante acquatiche.
Al centro del giardino sorgono poi tre serre che sembrano mondi a parte: quella tropicale, dove convivono bromelie, felci e orchidee, quella delle succulente, regno di cactus e agavi, e la serra dedicata alle specie del Sud Africa, con centinaia di specie che riproducono ecosistemi lontani.
Oltre il giardino, il boschetto si apre come un quadro impressionista, con alberi secolari e sentieri che si perdono tra stagni e collezioni di fruttiferi antichi. Il platano monumentale, uno dei più vecchi di Torino, veglia su questo spazio con la sua chioma maestosa.
Il Giardino Roccioso e il Roseto
Camminando verso sud, il paesaggio si fa via via più romantico, fino a diventare quasi onirico. Il Giardino Roccioso è un’opera d’arte paesaggistica, una composizione plasmata da stradine che si arrampicano, scendono, si snodano tra ruscelli, cascate, aiuole e angoli di pura contemplazione.
Tra le aiuole si fanno notare piccole radure punteggiate da sculture firmate Rodolfo Marasciuolo, l’artista-giardiniere che ha saputo portare poesia nel verde. Le sue opere, realizzate con materiali di recupero, sono messaggi di speranza travestiti da fiabe: i lampioni innamorati che si tengono per mano su una panchina, la fata che gioca a campana, il ranocchio nel pozzo, il gatto che sbuca da un tombino.
In primavera, il Roseto esplode di colori e profumi, tra petali che danzano mossi dal vento.
Il Castello del Valentino
Affacciato su viale Mattioli, il Castello del Valentino sembra uscito da un libro illustrato: le torri slanciate e i tetti in ardesia creano un profilo elegante che si staglia contro il cielo. È uno dei gioielli di Casa Savoia, voluto da Cristina di Francia come dimora di piacere nel Seicento.
Tra le sue mura si sono svolte feste, ricevimenti e momenti di svago per la nobiltà torinese. Ai giorni nostri, ha cambiato veste: ospita infatti la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.
La Fontana dei Mesi

In viale Boiardo, dove il parco si avvicina al fiume, merita una sosta uno dei suoi simboli più amati: la Fontana dei Mesi. Costruita nel 1898, è un trionfo scenografico in cui l’acqua, la pietra e la scultura dialogano tra loro.
Due getti altissimi sembrano voler sfiorare il cielo, mentre una terrazza ellittica sovrastata da quattro statue dedicate ai fiumi torinesi accompagna lo sguardo verso una balaustra sinuosa. Su di essa si allineano dodici figure femminili, una per ogni mese dell’anno, che con grazia raccontano lo scorrere del tempo. È un’opera che unisce la teatralità neorococò al nascente gusto liberty, e che incanta chi si ferma ad ammirarla.
Il Monumento ad Amedeo di Savoia
All’incrocio tra i viali Boiardo, Ceppi e Medaglie d’Oro, si erge il monumento equestre dedicato ad Amedeo di Savoia, duca d’Aosta. Lo si vede lì, fiero sul suo cavallo impennato, in un momento sospeso nel tempo durante la battaglia di Custoza, quando, poco più che ventenne, si distinse per coraggio e audacia.
Il basamento su cui poggia la scultura narra tutta la genealogia sabauda, da Umberto Biancamano fino a Vittorio Emanuele II, grazie a un racconto per immagini in bronzo. Lo scultore Davide Calandra non si limita a ritrarre volti: aggiunge sfondi, paesaggi, simboli. E così, tra le linee del monumento, emergono anche la sagoma della Sacra di San Michele, il Monviso e la città di Torino con il colle di Superga.