Acqua che scorre, l’inno ambientalista di Niccolò Fabi che non urla, ma s’insinua sottopelle

“Lo sanno tutti, ma forse è tardi”. In un mondo impazzito – tra guerre, dazi e kit di sopravvivenza –, sembra che nessuno riesca più a mettere a fuoco il nucleo della Terra. E anzi, che questo nucleo non interessi più a nessuno, o quasi. A due anni e mezzo dall’uscita di “Meno per meno” […] L'articolo Acqua che scorre, l’inno ambientalista di Niccolò Fabi che non urla, ma s’insinua sottopelle proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 5, 2025 - 15:08
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Acqua che scorre, l’inno ambientalista di Niccolò Fabi che non urla, ma s’insinua sottopelle

“Lo sanno tutti, ma forse è tardi”. In un mondo impazzito – tra guerre, dazi e kit di sopravvivenza –, sembra che nessuno riesca più a mettere a fuoco il nucleo della Terra. E anzi, che questo nucleo non interessi più a nessuno, o quasi. A due anni e mezzo dall’uscita di “Meno per meno” – album che conteneva quattro inediti e sei riarrangiamenti –, Niccolò Fabi sta tornando con un nuovo lavoro, “Libertà negli occhi”, che sarà pubblicato il 16 maggio, giorno del suo cinquantasettesimo compleanno. Ma ad anticipare l’album, giovedì scorso, è uscito un brano – “Acqua che scorre” – che a un primo ascolto può apparire spiazzante.

Fabi ha abituato il suo pubblico a canzoni che funzionano come una catarsi: puntano dritte al cuore del dolore, lo custodiscono e lo trasformano. Non è un caso che lo stesso cantautore romano definisca spesso i suoi concerti come una sorta di terapia collettiva. Quest’ultima canzone arriva, invece, in modo diverso. Non sono lacrime, ma consapevolezza per un Pianeta che dovremmo salvare, tutti lo sappiamo ma forse è già tardi. Una costruzione complessa, un testo intenso ed elegante, diviso in due parti: la scienza, con “il punto zero della storia”, la creazione dell’universo, le sue particelle, i buchi neri e le forme di vita unicellulari, “la coincidenza di еnergia con la materia”; e la religione, con Dio, il cielo e la Terra, la luce e il giorno, l’uomo e la sua meraviglia, “una fanciulla e fu famiglia”. E un ritornello di una semplicità volutamente disarmante, che ci ricorda le regole della fisica come le racconterebbe un bambino. Due linguaggi che facilitano lo straniamento, ma finiscono col compenetrarsi. Perché in fondo è degli occhi e delle voci dei bambini che scienza e religione avrebbero bisogno.

Il synth iniziale è la conferma della voglia di sperimentare di Fabi – che già aveva usato l’elettronica in brani come “Amori con le ali” –, ma poi la melodia della chitarra e l’orchestrazione finale riportano l’ascoltatore nella comfort zone di un modo di scrivere canzoni unico nel panorama del cantautorato italiano contemporaneo. “Acqua che scorre” è un brano che va ascoltato più volte, con attenzione, è un inno ambientalista che non urla, ma s’insinua sotto la pelle. Fabi, che a ottobre ripartirà con un tour teatrale per portare in giro le sue nove camzoni nuove, non è uno che ha paura di realizzare brani da 5 minuti e 40 secondi, in un mondo di hit e autotune.

Realizzato con alcuni compagni di sempre (Roberto Angelini, Alberto Bianco, Filippo Cornaglia), “Acqua che scorre” vede la collaborazione della giovane e brillante artista Emma Nolde e di Cesare Augusto Giorgini, cantautore e produttore, che nel 2024 si è diplomato all’Officina delle arti Pier Paolo Pasolini nella sezione Canzone, diretta proprio da Fabi. Una coralità ottenuta vivendo tutti insieme per dieci giorni in uno chalet a due passi dal Lago dei Caprioli, nella Valle del Sole (alto Trentino). Una casa d’artista, in questo caso, nel bel mezzo del Creato. A ricordare le atmosfere di “Meno per Meno”, poi, l’arrangiamento orchestrale e la direzione a cura del maestro Enrico Melozzi con la sua Orchestra Notturna Clandestina. E il video è una chicca: la performance della pattinatrice Adele Antonelli, che danza sul lago ghiacciato a pochi metri dallo chalet.

I fan lo aspettavano, ma non se lo aspettavano.

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