Gender Game, Marinetti (Economy): “Certificazioni al palo e pensioni dimezzate: il gioco truccato della parità di genere”

Numeri alla mano e ironia affilata, Marina Marinetti, condirettore donna di Economy, ha dato il via alla sesta edizione di “Gender Games, perché la parità di genere non è un gioco” organizzato da Herconomy a Napoli. “Il banco è maschio, e vince sempre”. Così Marinetti ha introdotto uno dei concetti chiave della giornata: la parità di […] L'articolo Gender Game, Marinetti (Economy): “Certificazioni al palo e pensioni dimezzate: il gioco truccato della parità di genere” proviene da Economy Magazine.

Mag 8, 2025 - 18:18
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Gender Game, Marinetti (Economy): “Certificazioni al palo e pensioni dimezzate: il gioco truccato della parità di genere”

Numeri alla mano e ironia affilata, Marina Marinetti, condirettore donna di Economy, ha dato il via alla sesta edizione di “Gender Games, perché la parità di genere non è un gioco” organizzato da Herconomy a Napoli. “Il banco è maschio, e vince sempre”. Così Marinetti ha introdotto uno dei concetti chiave della giornata: la parità di genere in Italia è ancora un’illusione statistica, con dati che certificano una situazione molto lontana dall’equilibrio.

I numeri non mentono: la parità è ancora una chimera

L’analisi di Marinetti parte da un paradosso evidente: se si considera la popolazione laureata in Italia, le donne superano gli uomini con un netto 68,6%. Eppure, questa superiorità si dissolve quando si guarda al mondo del lavoro: solo 53,5 donne su 100 risultano occupate, contro 72 uomini. Un ribaltamento che diventa ancora più marcato nei contratti a tempo indeterminato, dove solo il 36,9% delle assunzioni riguarda donne.

Il part-time involontario è un altro nodo cruciale: “Su 100 assunzioni part-time, 48 sono donne, contro appena 18 uomini. È evidente che il part-time, in Italia, ha ancora un volto femminile” ha sottolineato Marinetti.

La piramide del potere si rivela ancor più impietosa: tra i dirigenti, solo 21,1% sono donne, e tra i quadri appena 32,4%. E poi c’è la questione della segregazione orizzontale: secondo i dati ISTAT, la maggioranza degli uomini è attiva in 53 professioni, le donne in 21. “Cosa ci impedisce di accedere a più ruoli? Forse nulla – ha fatto notare Marinetti – se non stereotipi culturali duri a morire”.

Dalla busta paga alla pensione: la diseguaglianza si trasforma in impoverimento

Anche dal punto di vista della retribuzione, il gender gap resta pesante. Gli uomini guadagnano di più in ogni categoria: tra i dirigenti il divario retributivo supera 8mila euro l’anno, tra i quadri oltre 3mila euro, e persino tra gli operai le donne percepiscono quasi 3mila euro in meno.

Ma il problema non finisce con il lavoro: si trascina fino alla pensione. “Il gap previdenziale – ha detto Marinetti – è lo specchio di una carriera spezzata. Le donne ricevono in media mille euro al mese nel settore privato, contro i 1.561 degli uomini. E tra i lavoratori autonomi la forbice è ancora più ampia: 730 euro per le donne, 1.285 per gli uomini. La causa? Sempre la stessa: il lavoro di cura ricade ancora sulle spalle femminili. Una situazione aggravata da un sistema normativo obsoleto: il congedo di maternità è di 5 mesi, quello di paternità appena 10 giorni. È il legislatore che ha deciso che un uomo ha bisogno di 10 giorni per imparare a fare il padre”

Le aziende: poche certificate, troppe inconsapevoli

Uno dei punti cardine dell’intervento ha riguardato la certificazione di parità di genere, strumento introdotto nel 2022 per premiare le aziende virtuose. Ma l’adozione è ancora troppo bassa: su oltre un milione di aziende potenzialmente idonee, meno di 7mila si sono certificate. “Parliamo dello 0,7% – ha ripreso Marinetti – La certificazione non è un premio da esibire in bacheca, ma un percorso che cambia il volto dell’azienda. Si tratta di adottare politiche di equità reale: sui ruoli, sulle retribuzioni, sulle opportunità”.

Eppure, la percezione è ancora scarsa. Un’indagine di LHH – gruppo Adecco ha mostrato che il 56% dei manager non considera la parità una priorità aziendale, e il 54% non sa se l’impresa per cui lavora ha intrapreso iniziative in tal senso.

Una nota positiva: la Borsa Italiana (quasi) virtuosa

Uno spiraglio di luce arriva dai consigli di amministrazione delle società italiane quotate, dove grazie alla legge Golfo-Mosca, le donne sono oggi il 48%. “Un record europeo – ha osservato Marinetti – Ma attenzione: appena le aziende si delistano da Piazza Affari, le donne spariscono”.

Conclude Marinetti: “Questa è la prima edizione dei Gender Games senza multinazionali. Forse lo zampino è di qualche presidente biondo d’oltreoceano che, con un ordine esecutivo, ha bloccato la parità. Ma noi siamo pronti. Il gender game non è finito. È appena cominciato”.

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