A Fermo la maggioranza si spacca sull’accesso all’aborto: “Qui c’è solo una dottoressa non obiettrice. Le Marche sono inadempienti”

La maggioranza civica che governa a Fermo nelle Marche si è spaccata sulla mozione che chiedeva l’adeguamento alle linee guida sull’aborto, oltre che al potenzialmento dei consultori. Una proposta arrivata da un esponente della stessa maggioranza, fatta in un territorio che dal 1978 al 2024 ha presentato un tasso di obiezione di coscienza del 100%. […] L'articolo A Fermo la maggioranza si spacca sull’accesso all’aborto: “Qui c’è solo una dottoressa non obiettrice. Le Marche sono inadempienti” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 16, 2025 - 22:20
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A Fermo la maggioranza si spacca sull’accesso all’aborto: “Qui c’è solo una dottoressa non obiettrice. Le Marche sono inadempienti”

La maggioranza civica che governa a Fermo nelle Marche si è spaccata sulla mozione che chiedeva l’adeguamento alle linee guida sull’aborto, oltre che al potenzialmento dei consultori. Una proposta arrivata da un esponente della stessa maggioranza, fatta in un territorio che dal 1978 al 2024 ha presentato un tasso di obiezione di coscienza del 100%. L’uscita dall’aula del gruppo di consiglieri ostili ha fatto venir meno il numero legale per la votazione. Ma il problema è solo rimandato alla prossima seduta, quando la mozione sarà il primo punto all’ordine del giorno, e la frattura potrebbe non ricomporsi.

Fermo, che nel suo perimetro provinciale conta circa 167mila abitanti e il cui ospedale Murri per anni non ha garantito l’interruzione di gravidanza, è uno dei luoghi dove l’applicazione della legge 194 è messa in pericolo. La mozione per “l’’applicazione della delibera Aifa in materia di accesso all’Ivg farmacologica nelle Marche, il potenziamento dei consultori pubblici e la piena applicazione della Legge 194” è stata proposta da Nicola Pascucci, segretario della lista civica di maggioranza “La città che vogliamo”, sottoscritta da consiglieri e consigliere della lista stessa più Pd, 5 stelle e le civiche di sinistra in minoranza, 13 in tutto. Considerando altri voti favorevoli e il deterrente della presenza di un gruppo di donne tra il pubblico, una quindicina circa, la mozione avrebbe potuto passare impegnando così il sindaco e la giunta a chiedere conto alla Regione e all’AST di Fermo della non disponibilità dell’aborto farmacologico e della non sostenibilità del servizio di IVG chirurgica all’Ospedale Murri, che grava tutto sulle spalle dell’unica ginecologa non obiettrice, operativa solo da dicembre 2024. La mozione evidenzia anche le carenze dei sei consultori sulla provincia, a cui mancano due delle figure necessarie (ostetrica e pediatra) con orari di apertura insufficienti, e la totale assenza di informazioni di orientamento ai servizi sui siti istituzionali.

Se in passato le donne dovevano obbligatoriamente spostarsi o a sud, ad Ascoli Piceno, o a nord, in provincia di Macerata, oggi la situazione non è molto cambiata. “Il percorso sul Fermano è tortuoso, ti obbligano ad avere l’appuntamento con l’assistente sociale o con lo psicologo e tutto si dilata, quindi va a finire che se possono le donne si spostano comunque. Toccando il territorio con mano questa è la situazione”, dichiara un’attivista della rete Prochoice. E se ad Ascoli Piceno l’Ospedale si è adeguato alle linee guida nazionali (Ministero della salute, Istituto superiore di sanità, società scientifiche) e internazionali (Organizzazione mondiale della sanità) somministrando i farmaci abortivi (Ru-486 e misoprostolo) fino a 9 settimane di gestazione, a Macerata il limite è rimasto a 7 sulla base di una vecchia delibera regionale che la giunta non ha mai voluto aggiornare. Da Fermo prenotano alla quinta o sesta settimana, ma l’appuntamento viene fissato dopo 10 giorni e il limite di 7 viene superato, quindi poi si spingono fino a Rimini. La combinazione tra obiezione di coscienza di struttura e mancato adeguamento degli ospedali agli standard si traduce in servizi inefficienti e disagio per le gestanti, tantopiù se non possono contare su autonomia di movimento e reti di supporto.

“Succede addirittura che nel giorno in cui fa IVG chirurgica la dottoressa non obiettrice è costretta a fare pomeriggio/notte, due turni consecutivi, perché i colleghi obiettori si rifiutano di firmare le dimissioni” – dice al fattoquotidiano.it Nicola Pascucci. Un abuso, perché la legge 194 dice espressamente che l’obiezione di coscienza è consentita solo in merito all’intervento stesso e non per l’assistenza prima e dopo. “La Regione è gravemente inadempiente circa l’equità di accesso a cure di alta qualità, vedi la legge Gelli-Bianco sulla responsabilità sanitaria, e rispetto alle raccomandazioni delle società scientifiche. Deve essere pronta a rispondere legalmente di queste mancanze”, insiste Pascucci.

A fronte di queste problematiche, il gruppo “Non mi Fermo” che esprime il vicesindaco Torresi è uscito dall’aula compatto, così gli altri due gruppi di maggioranza civica centristi cattolici o di centro destra, la destra di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega (in minoranza). Bargoni (tesserato Azione) della maggioranza ha chiesto il numero legale e fatto interrompere il consiglio comunale. “Sono molto deluso che abbiano esercitato solo il loro privilegio, invece di affrontare la questione politica del riconoscimento del diritto alla salute, facendo mancare il numero legale su un tema così importante e con l’aula piena di pubblico. Se ne assumeranno la responsabilità politica davanti alla cittadinanza. Siamo pronti ad accogliere un ripensamento e anche un’astensione di fiducia per far passare il punto e permettere al Sindaco di presentarsi all’AST e alla Regione per chiedere conto della mancata applicazione della 194 a Fermo”, dichiara Pascucci.

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