Zuckerberg sogna un futuro senza amici veri: la distopica rivoluzione di Meta AI
Le amicizie AI saranno meglio di quelle reali, secondo Mark Zuckerberg: la strada tracciata per Meta AI è più chiara, ed inquietante, che mai. The post Zuckerberg sogna un futuro senza amici veri: la distopica rivoluzione di Meta AI appeared first on telefonino.net.

Quando Mark Zuckerberg ha creato Facebook, il suo obiettivo era semplice: permettere agli studenti universitari di rimanere in contatto fra loro. Oggi, però, quella visione sembra essersi trasformata in qualcosa di più complesso ed ambizioso, al limite del grottesco.
Durante un’intervista con John Collison, co-fondatore di Stripe, Zuckerberg ha parlato di un futuro in cui i nostri amici potrebbero non essere più persone reali, ma intelligenze artificiali.
Amicizie AI: è questo il progetto di Mark Zuckerberg
Secondo Zuckerberg, le persone vorranno qualcuno (o qualcosa) che sia in grado di conoscerli a fondo, proprio come fanno oggi gli algoritmi dei social media. Il patron di Meta ha persino ipotizzato che ognuno di noi avrà un assistente AI personale, magari nel ruolo terapista.
L’idea di affidarsi all’intelligenza artificiale per soddisfare bisogni emotivi o pratici non è poi così lontana dalla realtà attuale. Pensiamo a quanto tempo risparmiamo grazie a strumenti come ChatGPT. In passato, per trovare specifiche informazioni, eravamo “costretti” a fare le nostre ricerche su decine di siti o leggere lunghissimi articoli scientifici. Oggi, invece, basta fare una domanda diretta ad un assistente virtuale, che fornisce una risposta quasi istantanea. Questo è possibile grazie all’apprendimento del linguaggio naturale, che permette alle AI di capire le richieste in modo simile ad un essere umano. Non c’è più bisogno di usare determinate terminologie per migliorare la qualità delle proprie ricerche su Google: si può “parlare” con l’AI come si farebbe con un amico.
Non mancano casi di persone che usano l’intelligenza artificiale come consulente finanziario, o addirittura confidente. D’altro canto, non tutti vedono di buon occhio una simile tendenza. Meghana Dhar, ex dirigente di Instagram, ha criticato duramente questa deriva, sottolineando come le stesse piattaforme che hanno contribuito all’isolamento sociale ora propongano “rimedi tecnologici” alla solitudine. Altri, invece, hanno un punto di vista più pragmatico. Stephen Schueller, professore di scienze psicologiche, sostiene che, per molte persone, avere accesso ad un chatbot sia meglio che non avere nulla.
Alla luce dei fatti, non è difficile credere che pellicole come “Her” di Spike Jonze e serie tv quali “Black Mirror” del sempre lungimirante Charlie Brooker abbiano rappresentato un background importante per il nostro Mark Zuckerberg: senza voler fare la morale a nessuno, il compromesso ideale sarebbe quello di sfruttare ogni nuova possibilità come “un’occasione in più” e non come un “freddo rimpiazzo”, seppure vagamente credibile nel suo (finto) ruolo.
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