Una porta per l’eternità: nuova scoperta nella necropoli di Saqqara
Scoperta a Saqqara la tomba del principe Woser-ib-R, figlio di Userkaf. Tra statue, iscrizioni e misteri, riemerge un frammento di Antico Egitto.

Una nuova, straordinaria scoperta archeologica arriva ad ampliare ancora di più ciò che sappiamo sull’Antico Regno egiziano.
Nella necropoli di Saqqara, uno dei siti funerari più emblematici dell’antichità, è stata portata alla luce la tomba del principe Woser-ib-R, figlio del faraone Userkaf, fondatore della V dinastia.
L’annuncio è stato dato dal Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano, in collaborazione con il Consiglio Supremo delle Antichità e la Fondazione Zahi Hawass, e rappresenta un tassello fondamentale per la ricostruzione delle prime fasi di una dinastia fondamentale.
Un ingresso verso l’eternità: la porta fittizia in granito rosa
Al centro del ritrovamento si impone una monumentale porta fittizia in granito rosa, alta 4,5 metri, pensata per connettere in maniera simbolica il mondo dei vivi e quello dei morti: questo elemento architettonico, tipico dell’iconografia funeraria egizia, era ritenuto il varco attraverso cui il defunto poteva ricevere offerte e partecipare alla vita dell’aldilà.
Le iscrizioni incise con estrema precisione ne attestano l’importanza: Woser-ib-R viene descritto con titoli che evocano potere e prestigio, come “visir”, “scriba reale” e “giudice”, ma anche con ruoli religiosi di rilievo come “sacerdote cantore”. La qualità artistica della porta riflette il livello di raffinatezza raggiunto dall’artigianato durante la V dinastia.
Statue misteriose e legami politici con il passato
La scoperta si arricchisce poi con il rinvenimento di un gruppo statuario alquanto enigmatico. Al suo interno, gli archeologi hanno identificato rappresentazioni del re Djoser, vissuto circa due secoli prima di Woser-ib-R e noto per aver commissionato la celebre piramide a gradoni di Saqqara. Accanto a lui, le statue raffigurano la moglie e le dieci figlie, un insieme che si riteneva perduto.
Gli studiosi ipotizzano che le statue siano state spostate dalla loro originaria collocazione presso la piramide di Djoser e poi inserite nella tomba di Woser-ib-R, forse come gesto politico volto a legittimare una continuità simbolica con l’illustre predecessore. È plausibile che il principe, o il suo entourage, abbia voluto rafforzare un legame dinastico immaginario con il passato glorioso per affermare una nuova legittimità.
La tomba custodisce anche una tavola per le offerte in granito rosso, del diametro di quasi un metro, decorata con iscrizioni rituali. Oltre a essa, ha rivisto la luce una statua in granito nero raffigurante un uomo in posizione eretta, alta 1,17 metri, i cui titoli sono incisi lungo la base. Ciò che sorprende è la datazione di tale manufatto, attribuito alla XXVI dinastia: un indizio concreto che la tomba fu riutilizzata secoli dopo la sua realizzazione, a conferma del valore che questi luoghi sacri continuarono ad avere nella memoria collettiva egiziana.
L’imponente facciata e le statue delle mogli
Sulla facciata orientale del sepolcro è stato identificato un secondo ingresso, anch’esso in granito rosa, decorato con geroglifici che menzionano non solo il nome di Woser-ib-R, ma anche il cartiglio del re Neferirkara.
Proprio in questa zona sono emerse tredici statue in granito rosa, con figure sedute su troni. Alcune raffigurano con ogni probabilità le consorti del principe, altre sono acefale e accompagnate da un’imponente statua alta 1,35 metri, rinvenuta capovolta.
L’impressione generale è quella di una sepoltura concepita come spazio dinastico e cerimoniale, dedicato sì al defunto ma anche al suo entourage familiare.
Userkaf: un faraone tra passato e futuro
A rendere ancora più significativa la scoperta è la figura del padre di Woser-ib-R, Userkaf, primo re della V dinastia.
Il suo regno, seppur breve, fu determinante per l’avvio di una nuova era politico-religiosa. A differenza dei predecessori, Userkaf non proveniva da una linea dinastica diretta: la sua ascesa al trono sembra essere il risultato di un compromesso tra sangue reale (probabilmente per via materna) e potere politico acquisito. Una figura ibrida, dunque, ponte tra la grandezza monumentale della IV dinastia e le riforme religiose della V.
Uno degli elementi più distintivi del regno di Userkaf fu l’introduzione del culto solare come asse portante dell’ideologia regale. Il tempio solare di Abu Ghurab, a lui attribuito, rappresenta un punto di svolta: per la prima volta il dio Ra viene ufficialmente consacrato come padre del faraone, in un’ideologia che accosta il potere monarchico alla sfera divina.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione teologica, che influenzerà tutta la V dinastia.
Una tomba tra memoria, potere e spiritualità
La tomba di Woser-ib-R, nel suo insieme, testimonia non solo il rango di un principe figlio di un faraone riformatore, ma anche l’intreccio tra potere politico e memoria storica.
La presenza di statue di epoche differenti, la monumentalità delle iscrizioni, l’esplicito riferimento a faraoni del passato e la successiva riutilizzazione dello spazio tombale, tutto suggerisce una narrazione complessa e stratificata. È il racconto, inciso nella pietra, di un’Egitto che guarda al futuro senza dimenticare la propria, antichissima eredità.