
Negli ultimi anni, uno degli aspetti più evidenti del
cambiamento climatico nel
bacino del Mediterraneo è la crescente difficoltà dei nostri mari a
raffreddarsi adeguatamente durante l’inverno. Il
2025 sta confermando questa tendenza: anche in pieno aprile, la
temperatura superficiale del Mediterraneo occidentale continua a registrare valori anomali, fino a
3-4°C oltre la media climatica storica del trentennio 1982-2011. Questo fenomeno non è isolato: già i mesi precedenti, compreso marzo, sono stati significativamente
più caldi rispetto agli standard stagionali. Un inverno “saltato”: quando il freddo non basta più Tradizionalmente, l’inverno serviva come fase di “reset” per il nostro sistema climatico, raffreddando l’atmosfera e soprattutto il mare. Ma da diversi anni assistiamo a
stagioni fredde che non riescono più a mantenere
temperature inferiori alla media per periodi prolungati. Le
ondate di freddo sono più brevi, più deboli e meno frequenti. Questo lascia il
Mediterraneo con un
surplus termico che non viene mai davvero smaltito, creando un
accumulo di energia potenziale che si trascina ben oltre l’inverno. Il risultato è un
mare più caldo. E un mare più caldo significa
maggiore evaporazione: l’umidità in eccesso viene immessa nell’atmosfera, arricchendo le
masse d’aria sopra di noi di
vapore acqueo. Il vapore acqueo: carburante invisibile per fenomeni meteo estremi Il ruolo del
vapore acqueo in atmosfera è cruciale. Più ce n’è, più la possibilità di formare
nubi e
precipitazioni intense aumenta. Quando una
perturbazione attraversa un’area satura di
umidità, ha a disposizione una quantità di “materia prima” superiore rispetto al normale. Il risultato?
Piogge più abbondanti,
temporali più violenti e, spesso, eventi estremi come
nubifragi e
alluvioni lampo. Le
simulazioni meteorologiche più recenti confermano questa tendenza. In almeno tre occasioni, nel corso del
2025 – incluso oggi,
16 aprile, ma anche il
27 e il
17 gennaio – i modelli hanno previsto un’anomalia significativa nei
flussi di vapore acqueo, con valori nettamente superiori alla norma stagionale. Questo significa che anche in
inverno o in
inizio primavera si verificano condizioni più simili a quelle di
ambienti subtropicali. Un ciclo che si autoalimenta? Questo fenomeno solleva una questione importante: siamo di fronte a un
circolo vizioso? Il
mare caldo libera più
vapore acqueo, che a sua volta alimenta
precipitazioni più abbondanti. Queste ultime, però, non sempre raffreddano il sistema a sufficienza da ristabilire l’
equilibrio termico. E così il ciclo si ripete, stagione dopo stagione, con un’
energia residua che non viene mai davvero dissipata. La combinazione tra
mari sempre più caldi e una
dinamica atmosferica alterata – dove le
alte pressioni persistono e i
flussi freddi si fanno rari – contribuisce a rendere il
clima italiano e
mediterraneo sempre più instabile e imprevedibile. Conclusioni: uno squilibrio che cambia le regole del gioco L’analisi delle
temperature marine e dei
flussi di vapore acqueo mostra in modo chiaro come il nostro
clima stia mutando non solo nei valori assoluti, ma anche nella sua
struttura di base. Non si tratta solo di “
caldo in più” o di “
piogge più forti”, ma di un
riequilibrio climatico in corso, che modifica la disponibilità di energia e materia in atmosfera, con impatti diretti sulla
frequenza e
intensità dei fenomeni meteo. Comprendere questi meccanismi è essenziale per affrontare le
sfide future in modo consapevole, adottando strategie di
adattamento e
prevenzione che tengano conto di una
nuova normalità sempre più evidente. Il
cambiamento climatico non è più una possibilità lontana, ma una realtà che si manifesta già, ogni giorno, nel cielo sopra di noi e nel
mare sotto i nostri occhi. Federico Russo – Meteorologo
Un Serbatoio di VAPORE pronto a ESPLODERE: pessime notizie dal Mediterraneo