Un rating di sostenibilità (anche) per i green bond

L’iniziativa di Iss Stoxx per aumentare trasparenza e fiducia verso il mercato dei green bond, che vale quasi 5mila miliardi di dollari L'articolo Un rating di sostenibilità (anche) per i green bond proviene da Valori.

Mag 13, 2025 - 08:43
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Un rating di sostenibilità (anche) per i green bond

Fino a pochi anni fa bastava dire green bond e si drizzavano le antenne. Specie quelle degli investitori istituzionali, affamati di asset verdi per decarbonizzare i portafogli. Oggi le antenne si drizzano ancora, col mercato dei green bond che resta fra i più caldi nella finanza sostenibile. Ma si accendono anche i sospetti: chi garantisce che ciò che viene etichettato come green lo sia veramente?

Un mercato appena “maggiorenne” ma già molto articolato

Il mercato dei green bond ha compiuto la maggiore età solo nel 2025. Il primo green bond al mondo, il Climate awareness bond, è stato infatti emesso nel 2007 dalla Bei (Banca europea per gli investimenti). Nel 2014 è arrivato il primo green bond italiano, emesso da Gruppo Hera. Il primo green bond sovrano è stato emesso nel 2016 dalla Polonia, l’Italia ci è arrivata nel 2021 col BTP Green.

Sebbene ancora giovane, è un mercato ampiamente articolato che ha visto nascere una serie di strumenti ispirati ai green bond originari, ma da essi differenziati. Sono arrivati i social bond, i sustainability bond, i transition bond, i sustainability-linked bond, con caratteristiche, meccanismi, finalità peculiari. Standard e linee guida si sono moltiplicati del pari. Il riferimento principale è rimasto Icma (International capital market association) che, per ciascun tipo di green bond, ha elaborato principi cui tutti sono chiamati – volontariamente – a rifarsi.

Green bond o greenwashing?

La Climate bonds initiative (Cbi), organizzazione non profit internazionale che si è molto impegnata per far decollare il mercato dei green bond, ha definito gli standard per i climate bond. Mettendo insieme tutti i vari tipi di bond sostenibili, Cbi dice che questo mercato ha un valore cumulato superiore ai 4mila miliardi di dollari. E nel 2025 potrebbe arrivare a 5mila. Poi l’Unione europea, all’interno del piano d’azione per la finanza sostenibile, ha definito lo standard per i green bond europei. Operativo da fine 2024 e allineato alla tassonomia europea dei settori e attività sostenibili.

Non è facile orientarsi, insomma. Anche perché le accuse di greenwashing, fenomeno ormai dilagante nella finanza sostenibile, hanno interessato anche i green bond. Un esempio per tutti è la recente inchiesta di IrpiMedia che ha messo sulla graticola il sustainability-linked bond emesso da Eni a gennaio 2023, su cui anche Fondazione Finanza Etica aveva chiesto lumi al colosso italiano dell’oil&gas.

La proposta di Iss Stoxx

Chiunque abbia a cuore la trasparenza di questo mercato e la lotta al greenwashing, ma anche solo per chi crede che più strumenti si mettono a disposizione degli investitori per operare scelte informate meglio è, non può che salutare con favore una recente iniziativa che sembra possedere almeno in potenza tutte le caratteristiche per rappresentare, se non uno spartiacque, una spinta ad alzare l’asticella. Per tutti.

Protagonista è Iss Esg, il ramo per gli investimenti Esg (ambientali, sociali e di governance) di Iss Stoxx. Una delle più grandi società al mondo nella fornitura di dati e informazioni, ricerche e consulenza per gli investitori. Il nome dell’iniziativa è Sustainability bond rating: un rating che esprime una valutazione sull’impatto e i rischi in termini di sostenibilità delle obbligazioni etichettate come green, social, transition, sustainability, sustainability-linked. La valutazione sarà espressa al momento dell’emissione dei titoli. E riguarderà tanto le obbligazioni societarie, quanto le obbligazioni sovrane.

Tre livelli di valutazione per i green bond

Il nuovo rating dei green bond sarà composto da tre dimensioni: due riguardano il prodotto, una l’emittente. La prima guarderà al grado di allineamento del bond ai principali standard internazionali vigenti per questi prodotti. Oltre che agli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite (Sdgs). La seconda valuterà l’allocazione delle risorse raccolte dal bond (proceeds allocation) e i suoi target di performance di sostenibilità. La terza si concentrerà sulla strategia di sostenibilità del soggetto che ha emesso il bond.

Ogni dimensione sarà suddivisa a sua volta in argomenti. Per cui alla fine il rating prevederà tre livelli di giudizio: uno complessivo o assoluto, uno per dimensione e uno per argomento. Il rating assoluto sarà declinato lungo una scala con 12 livelli di giudizio: da A+, il più elevato, a D-, il peggiore. Nell’insieme, su una base di circa 400 indicatori disponibili, ogni bond verrà valutato in media con 150 indicatori.

In attesa della prova sul campo

Il motivo dell’introduzione del nuovo rating sui green bond, hanno spiegato i responsabili di Iss Esg, è soddisfare le crescenti necessità degli investitori di fare confronti fra i vari tipi di bond. Con riferimento ai rischi e alle opportunità che essi incorporano, in un contesto di standard eterogenei. Un modo, insomma, per rafforzare credibilità e fiducia nel mercato dei green bond e dei suoi fratelli, che ha conosciuto in tempi relativamente brevi un significativo aumento in volume e in complessità.

Saprà il nuovo rating rispondere alle esigenze da cui è nato? Lo dirà la prova sul campo. Sarebbe già molto, per restare in Italia, se riuscisse a incidere sul dato emerso dal sesto Rapporto Assogestioni-Censis presentato all’ultimo Salone del Risparmio. Dove oltre il 60% dei consulenti ha rilevato un calo dell’interesse dei clienti negli investimenti Esg.

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